La scomparsa

Addio a Raffaele Putignano: fece grandi Noci e la Puglia

Redazione

Il noto imprenditore è morto a 72 anni a causa di una malattia dall’esito repentino

Un capitano d’azienda, di quei pugliesi che vogliono bene alle comunità in cui nascono ed operano dimostrando dedizione al lavoro, cura dell’impresa, rapporti intrisi di rara umanità con i collaboratori vecchi e nuovi. Raffaele Putignano era questo. Settantaduenne, una malattia dell’esito repentino se l’è portato via, l’ha strappato alle amorevoli cure della moglie Pina e del figlio Antonio, che già lo affiancava nelle attività aziendali ed a cui il Nostro aveva affidato il timone per coltivare l’empatica collaborazione con i famigliari impegnati sui molteplici fronti societari.

Centinaia di operai edili, metalmeccanici, informatici, personale della ricettività turistico-alberghiera, tecnici delle costruzioni. Una galassia di imprese ed esperienze imprenditoriali costellava il suo percorso di vita. Erede ed artefice di un gruppo imprenditoriale basato a Noci - in quella Murgia dei Trulli feconda di iniziativa - che sin dagli Anni Sessanta e fino agli albori del millennio aveva costituito un polo delle intelligenze in grado di coniugare saperi al mondo del fare. La passione per il lavoro l’aveva ereditata dal padre Giovanni, Nino per i nocesi che per decenni sono andati fieri di una personalità alacre e piena di inventiva.«Mio padre - soleva dire Raffaele - mi impose la trafila dei manovali, sveglia all’alba e rientro dai cantieri al tramonto, quando decisi di non proseguire gli studi universitari e dedicarmi alla conduzione delle squadre di operai affinché comprendessi di quanto sa di sale…». L’ambito lavorativo di eccellenza era le opere idrauliche, quelle ambientali e la tutela delle acque. La Giovanni Putignano & figli fu la prima società di ingegneria a progettare e costruire nel Mezzogiorno un depuratore per usi civili. Era il 1975. Divennero centinaia in tutta la Puglia, in tutto il Sud, molti impianti sparsi nel Settentrione e parecchi all’estero. Raffaele era sempre in prima linea. Anche nella diversificazione delle attività aziendali, dal mondo del turismo a quello dell’informatica, della cartografia digitale, delle banche dati. Sempre entusiasta, sempre desideroso di arrivare prima, tagliare traguardi spesso fatti di soddisfazioni morali. Tutti in città e nei centri vicini lo ricordano per la bontà d’animo e nessuno sapeva che era solito assicurare sostegno a numerosi meno abbienti, ad opere caritatevoli civili e religiose. Amava il Bari calcio. Ma più di tutto amava la Juventus. La vecchia Signora era il suo cruccio, il lamento delle stagioni poco fortunate come l’attuale. E di calcio si era nutrito facendosi protagonista tra la fine degli Ottanta e gli inizi dei Novanta di una serie di promozioni della compagine nocese fino ad approdare in Serie D, traguardo fino a quel momento mai raggiunto negli annali sportivi locali. La comunità calcistica nocese lo osannava prefigurandogli un grande avvenire in ogni campo. Putignano aveva parzialmente tirato i remi in barca da appena un lustro ma le sue buone abitudini di mattiniero, la puntigliosa lettura dei quotidiani, il suo bonario approccio ai collaboratori, la cura degli affetti domestici lo impegnavano costantemente e proficuamente. Lascia rimpianti, nostalgie di grandi business. Ha attraversato stagioni difficili. Poteva dirsi appagato di averle guadate «tagliandosi il braccio e qualcos’altro ancora pur di soddisfare ciò che era dovuto». Sempre a testa alta. Sempre col sorriso dei burberi e dei galantuomini. Il necrologio di famiglia ricorda che Raffaele «ora è Lassù nell’abbraccio di Giovannino». Ventuno anni fa la tragedia del figlio strappato alla vita da un mortale sinistro stradale. Racconta il manifesto funebre dei suoi collaboratori: «Abbiamo perso un padre, una guida, un forte motivatore aziendale».

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