L'intervista

«Ora un salario minimo legale come sognava Di Vittorio», la parola a Soumahoro

Michele De Feudis

«Ho scelto di scendere in campo dopo una lunga riflessione che si è caratterizzata non sulla mia persona, ma sulle sofferenze delle famiglie»

Aboubakar Soumahoro, sociologo, fondatore della “Lega braccianti”, come nasce la sua candidatura nella lista Verdi-Sinistra italiana?

La mia visione è alternativa a quella di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ho scelto di scendere in campo dopo una lunga riflessione che si è caratterizzata non sulla mia persona, ma sulle sofferenze delle famiglie. In tanti in Italia non riescono a pagare luce o affitto, ovvero non riescono a soddisfare quelli che Giuseppe Di Vittorio chiamava «i bisogni vitali». La mia candidatura parte dall’osservazione di tanti giovani che si muovono dal Mezzogiorno verso altri orizzonti alla ricerca della speranza. Registro un profondo stato di bisogno di contadini e di chi è in prima linea nella filiera agroalimentare. Ma il disagio c’è tra gli zappatori come nelle fabbriche.

Sarà capolista alla Camera nel listino Barese e farà campagna elettorale in una regione dove il caporalato si intreccia con condizioni disumane dei lavoratori stranieri, da Borgo Mezzanone a Turi.

Tanti lavoratori fanno fatica a vivere in modo decente. Il tema del caporalato è al centro dell’agire socio-sindacale: Borgo Mezzanone è all’interno della Puglia e del Sud. La lotta va fatta con vere proposte, non con le parole.

Quali?

Ristabilire la centralità dei centri per l’impiego, nonché realizzare il rafforzamento della struttura degli ispettori del lavoro, con nuove tecnologie. Lo sfruttamento va contrastato: vivendo nei ghetti, pagati tre euro all’ora, non ci si potrà mai emancipare. Da qui una iniziativa essenziale.

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