Sabato 06 Settembre 2025 | 12:27

Mobilitazione delle toghe: «Giustizia, no alla riforma con principi aziendalisti»

 
Giovanni Longo

Reporter:

Giovanni Longo

toghe, avvocati

Arbore (Anm): «Magistratura colpita con pagelle e performance»

Martedì 19 Aprile 2022, 14:00

BARI - «No a un magistrato burocrate». Angela (Lilli) Arbore, magistrato barese, componente della giunta esecutiva dell’Anm, non usa giri di parole. Oggi anche lei sarà a Roma. Nel giorno in cui la riforma Cartabia approda in Parlamento, la giunta del sindacato delle toghe ha infatti convocato una conferenza stampa per spiegare le ragioni del «no» alla proposta. Nel pomeriggio fissato il comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati di cui Arbore è componente. In agenda, il 30 aprile, c’è anche l’assemblea straordinaria. Del resto, la certezza è che la proposta di riforma della giustizia proprio non piace alle toghe. Il dubbio è su come manifestare il dissenso.

«La riforma è deludente perché prevede una magistratura completamente ripiegata su stessa», sintetizza Arbore, presidente della sezione lavoro del Tribunale di Trani. La base preme per uno sciopero come non accadeva dai tempi dei Governi Berlusconi, «ma forse i cittadini non capirebbero, il rischio da evitare è apparire come quello che non siamo, una casta», osserva l’esponente di Area, la «corrente» di «sinistra».

Ciò che davvero l’Anm non digerisce sono le modifiche delle norme sulla valutazione dei magistrati. Sì, insomma, le famigerate «pagelle». E questo non perché i giudici abbiano paura di brutti voti. «Il cosiddetto fascicolo del magistrato con tanto di valutazione quadriennale è già realtà. Per questo ci sembra oltremodo punitivo una ulteriore valutazione sulla base di criteri che ancora oggi appaiono indefiniti», spiega Arbore. Insomma non può passare il principio in base al quale la carriera del magistrato viene penalizzata se la sua prospettazione di un procedimento non sarà poi condivisa nel corso del complesso e lungo iter giudiziario. A pagare sarebbero i cittadini, prima che gli stessi magistrati. «Il rischio è creare un giudice “timoroso” delle sue decisioni che saranno necessariamente influenzate da orientamenti giurisprudenziali consolidati». Insomma, meglio non osare e adeguarsi al pensiero unico pur di non esporre la propria carriera a possibili ripercussioni. «E per fortuna dal testo è sparita la terribile espressione “performance”. La Giustizia non si gestisce come se fosse un’impresa».

Le parole sono pietre. Ciò che le toghe proprio non accettano è la locuzione «anomalie sugli affari trattati» che condizioneranno il percorso professionale dei magistrati. «Cosa si intende per “anomalie”?», si chiede Lilli Arbore. In realtà, considerando le percentuali di condanna in rapporto alle misure cautelari (spesso enfatizzate dalla stampa), se una norma spinge un pm e un giudice a pensarci più volte prima di chiedere e disporre un arresto, forse quella stessa previsione va nella giusta direzione. «Non è così - ribatte il giudice Arbore - perché il sistema ha già al suo interno un sistema rodato di antidoti e controlli. Da cittadina preferisco potere contare su un magistrato autonomo e indipendente rispetto a un giudice condizionato, troppo attento a non sbagliare e che per questo si autocensura».

I nodi non finiscono qui. «La riforma Cartabia inciderà negativamente anche sul rapporto giudici-pm. Non ci convince affatto un approccio quasi aziendalista e burocratizzato di una funzione così delicata come quella giudiziaria». A detta dell’Anm, anche limitare un solo passaggio dalla magistratura giudicante a quella inquirente non è affatto coerente con la Costituzione. «Le percentuali di colleghi che cambiano funzione sono davvero ridotte. Con questa riforma si vuole invece riproporre la vecchia separazione delle carriere che il nostro ordinamento giuridico non prevede. Sembra drammaticamente di essere tornati indietro nel tempo, alle proposte di riforma Berlusconi, Castelli, Mastella. Un peccato che le criticità evidenziata dal Csm che ha licenziato un parere molto severo sulla proposta di riforma della Giustizia siano state del tutto ignorate. Non è così che si argina il carrierismo delle toghe».

Insomma, la Giustizia, ha bisogno di ben altre riforme. «Pensiamo al nodo prescrizione, alla durata dei processi, alle risorse da destinare alla Giustizia. Occorrerebbe intervenire su queste voci per rendere concreti i principi costituzionali, nell’esclusivo interesse dei cittadini. Altro che pagelle e performance. La verità è che si vuole colpire la magistratura», conclude Arbore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)