Se il drammatico incendio dell’Olympia non ha rischiato di trasformarsi in una immane tragedia, gran parte del merito - oltre a quello dell’equipaggio a bordo che ha condotto impeccabilmente le operazioni di abbandono della nave - è da ascrivere ai militari della Guardia di Finanza intervenuti in pochissimo tempo sul luogo dell’incidente.
Tra essi, un ufficiale barese, il tenente Davide Lisco, 28 anni il prossimo mese di giugno, comandante in seconda del pattugliatore Monte Sperone, giunto in soccorso dei naufraghi. «Il caso - racconta - ha voluto che proprio in quei concitati momenti ci trovassimo a circa dieci miglia da Corfù, a poca distanza quindi dalla nave, in quanto eravamo impegnati a dare assistenza ad una nostra motovedetta. Nel buio abbiamo notato che dall’Olympia fuoriusciva del fumo e pochi istanti dopo è partito dallo stesso traghetto un primo segnale di richiesta di intervento, trasformatosi poi in un vero e proprio “mayday” con conseguente ordine di abbandono. A quel punto - aggiunge il tenente Lisco - abbiamo messo in mare i battelli e, tra le prime persone soccorse, c’è stato un uomo che, preso dal panico, si era gettato in mare, mentre un altro si stava accingendo a farlo scendendo da una scaletta di sicurezza».
Il pattugliatore, in tutto, ha raccolto e portato in salvo ben 244 dei 288 passeggeri complessivamente trasportati sul traghetto: «Per fortuna tutti sono riusciti a mantenere la calma e l’autocontrollo - dice ancora l’ufficiale barese - e non ci sono state scene di panico. Da parte nostra, abbiamo subito fornito assistenza ai naufraghi, offrendo loro coperte, acqua e viveri in modo da farli riprendere dal freddo e dallo choc. Poi ci siamo diretti verso Corfù, dove sono sbarcati, restando poi in attesa di poter tornare in patria».
Tutto, insomma, è filato liscio, malgrado i momenti concitati, il buio e la paura di non farcela: «Prima d’ora non avevamo mai affrontato un evento di così grande portata - conclude il militare graduato - e siamo tutti soddisfatti che le cose siano andate bene. Quando si salvano vite umane, poi, la gioia è doppia».
PARLA UN AUTOTRASPORTATORE: «HO TEMUTO DI MORIRE, HO MANDATO UN SMS D'ADDIO A MIA MOGLIE» - «L’incubo è finito e ringraziamo Dio se adesso siamo qui a poter raccontare questa terribile vicenda».
Visibilmente provati, i 48 naufraghi (tra cui 19 italiani) sbarcati ieri mattina nel porto di Brindisi hanno potuto mettere la parola fine alla disavventura appena vissuta, in attesa di poter riabbracciare appena possibile i propri cari.
«Quando è scattato il primo allarme eravamo in cabina - raccontano i primi a scendere - ci hanno fatto uscire e indossare il giubbotto salvagente, poi ci hanno riunito per fare il conteggio dei passeggeri presenti, quindi dopo circa un’ora siamo saliti sulle scialuppe per raggiungere la motovedetta della Finanza, trovatasi al posto giusto nel momento giusto. Purtroppo, due delle scialuppe erano già state messe fuori uso dalle fiamme ma, senza perdere il controllo, siamo riusciti a sistemarci tutti su quelle disponibili, dando ovviamente la precedenza a donne e bambini. Paura? In verità - continuano - ci siamo resi conto della gravità dell’incidente solo dopo essere saliti sul mezzo militare e, precisamente, quando abbiamo potuto vedere la nave su cui viaggiavamo avvolta dalle fiamme». Per molti autotrasportatori, oltre al danno (e alla paura) anche la beffa: «Viaggiavo per lavoro con il mio camion - racconta Danilo Carlucci - e ovviamente ho perso anche il carico, soldi e documenti che avevo all’interno e adesso, non avendo più un mezzo a disposizione, rischio anche di perdere il lavoro».
Stesso discorso per Vittorio Padrevino: «Anch’io - dice - ho perso camion e carico, ma quanto meno non ho perso la vita, il bene più prezioso. Ho avuto tanta paura ed ero convinto che saremmo morti tutti, a tal punto che ho inviato un sms di addio a mia moglie. Piuttosto, questa drammatica esperienza mi ha fatto comprendere come basti davvero poco per provocare un incendio a bordo e questo dovrebbe far riflettere sull’opportunità di migliorare le condizioni di sicurezza sulle navi».
In tanti hanno pensato di non farcela: «Sì, lo ammetto – racconta l’imprenditore Mino Roma – ho avuto paura di perdere la vita, ma per fortuna tutto è andato per il verso giusto. Il momento più brutto? Tanti, però forse ancor di più quando siamo saliti sulla scialuppa di salvataggio: era davvero tutto buio e dai volti di ognuno di noi traspariva grande preoccupazione».
Infine, la testimonianza di un altro brindisino, anch’egli autotrasportatore: «La nostra principale fortuna - dice Stefano Andrisano - è di aver avuto a che fare con un equipaggio in gamba e molto professionale, che ha saputo gestire al meglio la situazione di emergenza che si era venuta a creare, impedendo che il panico prendesse il sopravvento. In aggiunta, c’è stata grande cooperazione anche tra i passeggeri che hanno mantenuto la calma, facilitando le operazioni di salita sulle scialuppe».
Tutto è bene quel che finisce bene, insomma: «Sì, siamo vivi e questo è l’importante - dicono in coro -, ma ora attendiamo di conoscere le cause di questo incidente, sempre se qualcuno ci dirà davvero come sono andati i fatti».