Università

Medicina a Lecce, il sì dei Rettori, ma le priorità non convincono

Redazione Regione

Bronzini: «Prima investire sulle scuole di specializzazione»

La Puglia ha un enorme bisogno di formare nuovi medici. Ma ha ancora più bisogno di specializzarli, per evitare che i laureati finiscano in altre Università e che - una volta terminato - restino a lavorare fuori. Il rettore di Bari, Stefano Bronzini, e il preside di Medicina, Loreto Gesualdo, ne hanno parlato nell’ambito delle audizioni in Prima commissione sulla maxi-variazione di bilancio da 83 milioni necessaria a finanziare - interamente a spese della Regione - il nuovo corso di Laurea in Medicina previsto a Lecce.

Ai 438 posti attivi a Bari e Foggia si sono già aggiunti i 60 di Taranto. Lum-Miulli (con90 posti) e Lecce (con altrettanti 60 posti) dovrebbero portare il totale a circa 620 posti. Ma il collo di bottiglia, come noto, sta nelle scuole di specializzazione: la Puglia ha (a regime) 382 posti, che per l’anno in corso - grazie al covid - sono diventati 650 (di cui 30 pagati dalla Regione). Non è chiaro cosa accadrà dal 2022. Ma è evidente che sfornare 438 laureati l’anno (si salirà a circa 500 dal 2026) e poterne specializzare solo due terzi sia un paradosso. «È assolutamente prioritario investire per l’ingremento del numero delle specializzazioni», ha confermato ieri Bronzini rispondendo a una domanda del presidente della commissione Bilancio, Fabiano Amati (Pd).

La commissione riprenderà a discutere lunedì prossimo della variazione di bilancio adottata dalla giunta in febbraio (sempre con le procedure di urgenza covid). Le audizioni sono state chieste da Francesco Ventola (Fd’I) proprio a fronte della particolarità di una manovra che (irritualmente dal punto di vista normativo) impegna la Regione a erogare il contributo all’Università di Lecce fino al 2040: la nuova facoltà ha ottenuto un via libera di massima del ministero (ora serve quello dell’Anvur, che dovrà valutare i requisiti di accreditamento), ma non essendoci risorse disponibili nel fondo di finanziamento statale è necessario che sia la Regione a farsi carico degli stipendi di 47 docenti e ricercatori a tempo indeterminato, più altri 19 ricercatori a tempo determinato per un totale, appunto, di 83 milioni in 20 anni.

«La Puglia ha un fabbisogno annuo di circa 1.000 laureati in Medicina e di circa 2.000 laureati nelle previsioni sanitarie», ha detto Gesualdo. C’è, insomma, spazio per tutti, come dimostra l’ok dato alla nuova facoltà di Lecce da parte della Conferenza dei rettori pugliesi che già aveva detto «sì» alla facoltà della Lum di Casamassima con il Miulli di Acquaviva. Ma bisogna mettersi d’accordo sulle priorità. «Il sistema universitario - è il commento di Amati - deve confrontarsi con franchezza e senza eccessi di fair play, per valutare come programmare al meglio l’ampliamento dell’offerta di ricerca e formazione. Ha suscitato interesse, infatti, l’opinione del rettore dell’Università di Bari in ordine alla necessità di dare priorità alle scuole di specializzazione piuttosto che ai corsi di laurea, dando così continuità agli investimenti già previsti e al miglioramento delle dotazioni infrastrutturali delle sedi esistenti». La prossima settimana in commissione verranno sentiti gli assessori Lopalco (Salute) e Leo (Formazione).

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