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Lo scienziato con sangue pugliese: «Covid, meglio vaccinare anche i minorenni»

Lo scienziato con sangue pugliese: «Covid, meglio vaccinare anche i minorenni»

 
anna larato

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Lo scienziato con sangue santermano: «Covid, meglio vaccinare anche i minorenni»

A parlare è il prof. Alessandro Sette, direttore del Dipartimento di ricerca sui vaccini del La Jolla Institute of Immunology (Ljl) di San Diego, in California

Lunedì 12 Aprile 2021, 14:57

«Meglio vaccinare anche gli adolescenti». Parola di Alessandro Sette, 61 anni, cromosomi santermani anche se il suo talento di scienziato lo ha portato in giro per il mondo. Oggi il professor Sette, 61 anni, figlio dell’indimenticato avvocato Pietro Sette, classe 1915, che fu presidente dell’Eni, è direttore del Dipartimento di ricerca sui vaccini del La Jolla Institute of Immunology (Ljl) di San Diego, in California. E dalla costa del Pacifico il ricercatore italiano accetta di rispondere alle nostre domande.

Professore, per piacere, spieghiamo ai non addetti ai lavori: perché è importante vaccinarsi contro il Coronavirus?

«Il sistema immunitario funziona sulla base di una risposta anticorpale, che lega e neutralizza il virus, e oppone un muro che impedisce l’infezione. E una risposta cellulare che riconosce le cellule infette (se il muro non ha impedito l’infezione). Questo è necessario, perché quando il virus infetta le cellule, gli anticorpi non lo possono più raggiungere. La risposta cellulare elimina le cellule infette».

Quanto dura la risposta immunitaria indotta dall’infezione?
«I nostri studi mostrano che la risposta immunitaria dura, nel 90% delle persone, almeno 8 mesi. Io non sarei sorpreso se durasse anni».

Chi ha avuto il Covid è quindi certamente immune?
«Non si può dire. Il 10% dei casi ha una risposta immunitaria debole, e in ogni caso non si sa con certezza quale livello di risposta immunitaria corrisponde a protezione da infezione e malattia».

Allora qual è il rischio di re-infezione?
«Da quello che sappiamo oggi, abbastanza basso, ma pur significativo. C’e uno studio per esempio in Danimarca che dimostra una protezione dell’80%, durevole per un periodo di 6 mesi. Nelle persone anziane però il rischio di reinfezione risultava più alto».

Quindi?
«Quindi anche chi ha avuto il Covid dovrebbe vaccinarsi. Però i dati ottenuti finora dimostrano che anche una sola vaccinazione in convalescenti Covid induce una risposta immunitaria molto forte, addirittura superiore a quella ottenuta con due vaccinazioni. È possibile che questa sia la soluzione ottimale, vaccinare una volta sola chi ha avuto un caso documentato di Covid. Comunque va sottolineato che la risposta ai vaccini è più vigorosa di quella indotta dall’infezione e meno variabile. Proprio nei giorni scorsi sono stati resi noti dati a sei mesi del vaccino Pzifer, con il 91% di efficacia a sei mesi e 95-100% contro casi gravi. Questo è un dato molto bello. Vorrei sottolineare che il monitoraggio Pzifer dimostra che i vaccini funzionano negli adolescenti (12-15enni) e che la risposta anticorpale è anche migliore di quella osservata negli adulti».

Quindi i minorenni andrebbero vaccinati?
«Senz’altro sì. Anche se si ammalano meno e meno seriamente, sono comunque una componente importante (più del 10% dei casi). E sono comunque un potenziale serbatoio di infezioni. Sono cruciali per riaprire e tenere aperte le scuole con tranquillità e tornare alla normalità».

I vaccini proteggono anche contro le varianti?
«I dati sono ancora incompleti. Dipende dalla variante. In genere i vaccini sembrano conservare buona efficacia contro la variante B117 cosiddetta “inglese”: in questo senso i dati che abbiamo visto da Israele sono molto incoraggianti. Contro la variante B351, originariamente rilevata in Sudafrica, i dati suggeriscono che i vaccini funzionano anche se con efficacia ridotta. Inoltre bisogna distinguere che cosa intendiamo per “protezione”. Contro la variante B351, l’efficacia è ridotta in termini di malattia in genere, comunque i vaccini sembrano funzionare nell’evitare i decessi e i casi più gravi».

A suo parere, bisognerà aggiornare i vaccini ogni anno, come per l’influenza?
«Indubbiamente, diverse industrie e gruppi di ricerca stanno lavorando su questo punto».

A quale stadio è la campagna vaccinale in Usa e in particolare in California?
«La situazione è incoraggiante. Il 33% della popolazione in Usa, il 35% in California ha ricevuto almeno una dose. Diversi milioni di persone vengono vaccinate ogni giorno».

Quali categorie possono essere vaccinate, insomma esiste una scala di priorità?
«È un criterio che varia di Stato in Stato. In California a partire dal 15 aprile tutti gli abitanti saranno vaccinabili».

Quali sono, o sono stati, i fattori limitanti negli Stati Uniti?
«La infrastruttura era molto ridotta a gennaio, ma adesso si sono fatti molti progressi. Tuttora l’approvvigionamento è ancora un po’ limitante, ma le prospettive stanno migliorando rapidamente. Va anche detto che le persone di etnie e ceti svantaggiati sono colpite dalla pandemia in maniera più grave e sono le meno vaccinate. E poi va considerato il dibattito in corso, se sia il caso di aspettare per vaccinarsi. Io dico solo che più si aspetta, più si rischiano altre varianti, più non si raggiunge l’immunità di gregge. “Fallo per te e fallo per gli altri” è lo slogan. È una lotta contro il tempo. Aspettare non ha senso».

Quando tornerà in Italia e nella “sua” Puglia?
Spero di tornare in Italia e in Puglia presto, ma non so bene quando».

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