L'intervista
Zimmari, neo segretario nazionale Uiltucs: salute, lavoro ed economia le sfide per il Sud
Nell'emergenza tutti i limiti del federalismo. Le tappe per ricominciare: blocco dei licenziamenti e ristori per le aziende
Giuseppe Zimmari, brindisino di San Pietro Vernotico, è stato eletto segretario nazionale della Uiltucs (sindacato Uil di categoria dei lavoratori di Turismo Commercio e Servizi). Comincia giovanissimo l’attività di delegato aziendale nelle fila della Uil, per poi assumere il primo ruolo dirigenziale nel sindacato come segretario generale della Uiltucs di Lecce nel 1995. Nel 2001 l’elezione a segretario generale regionale. La crescita costante della categoria sotto la sua gestione gli vale, nel 2019, su proposta della segreteria nazionale e del segretario generale Brunetto Boco, la nomina a responsabile nazionale degli agenti di commercio. In passato ha rivestito anche il ruolo di presidente dell’Ente Bilaterale del Commercio e dell’Ente Bilaterale del Turismo pugliese.
«Al centro del mio impegno resta la tutela dei diritti dei lavoratori. La mia missione non cambia di certo ora che ho la responsabilità nazionale del mio sindacato, neppure in questa fase delicata per tutti». Giuseppe Zimmari, pugliese di San Pietro Vernotico, rilascia alla «Gazzetta» la prima intervista appena nominato segretario nazionale della Uiltucs, il sindacato Uil dei lavoratori dei settori turismo, commercio e servizi. Uno dei più colpiti dai contraccolpi economici della pandemia da Covid.
Insieme ai diritti dei lavoratori ci sono anche altre prerogative nevralgiche da difendere, non crede?
«Certamente, sullo stesso piano c’è il diritto alla salute e la forza economica del Paese».
Non teme il baratto e il compromesso tra salute, economia e diritti dei lavoratori?
«Non ci possono essere scorciatoie. Per evitarle bisogna che la politica faccia una ricognizione sulle priorità e si dia un percorso coerente. Da subito servono i ristori per le imprese maggiormente colpite, insieme il blocco dei licenziamenti fino a ottobre o anche a dicembre per le piccole e medie imprese con un contributo per le aziende».
Ma può bastare?
«No, infatti. Contestualmente è necessario produrre il massimo sforzo per la campagna vaccinale di massa perché solo così, salvaguardando la salute, si può far ripartire in sicurezza il sistema produttivo e fare le riforme necessarie in vista del Recovery Fund. Un programma di questo genere ha bisogno di tre elementi, essenzialmente».
Quali?
«Forza, volontà e coraggio. Per fare le scelte giuste».
Commercio, turismo e servizi sono i settori tra i più martoriati dalla crisi: com’è la situazione vista da Sud, dalla Puglia?
«La Puglia e il Sud esistono dentro un contesto nazionale che deve utilizzare tutte le forme di sostegno possibili sia nell’Unione Europea che dentro i confini italiani. Un esempio è il Piano Sud 2030. Il Mezzogiorno è il territorio più penalizzato pensando al turismo ma la programmazione degli aiuti passa attraverso una visione nazionale».
Salute in questo momenti significa vaccino: e già su uno dei tre elementi da lei indicati, il Paese è in ritardo.
«Serve la vaccinazione di massa, inutile girarci intorno. E questa pandemia ci ha fatto capire le conseguenze disastrose del federalismo. La sanità e la salute non possono essere regionalizzate. La campagna vaccinale non può essere lasciata solo sulle spalle delle Regioni».
Cosa ci attende dopo la fine dell’emergenza?
«Le macerie. Ma ricostruire si può solo tenendo presente il bene comune, che si concretizza in un circolo virtuoso in continuità tra ristori, riforme fiscali, e riforme del lavoro. L’emergenza non porti alle conclusioni sbagliate dei licenziamenti, magari a cominciare dai più anziani solo perché costano di più. Per ricostruire dobbiamo conservare le professionalità e questo vale per tutti i settori».