BARI - Per il calcolo del premio di maggioranza assegnato al presidente eletto della Regione Puglia «non rilevano i voti espressi per il solo presidente. Il legislatore ha inteso premiare le liste che hanno sostenuto il presidente eletto e che abbiano superato la soglia minima di rappresentatività. Diversamente opinando, sarebbe compromessa proprio la valorizzazione del principio della rappresentanza popolare».
Lo scrivono i giudici del Tar Puglia nella motivazioni con le quali il 4 marzo scorso hanno accolto i ricorsi di due candidati consiglieri di centrodestra non eletti, Vito De Palma (Forza Italia) e Antonio Paolo Scalera (La Puglia Domani), ridisegnando l’assise regionale e stabilendo che la maggioranza di centrosinistra non debba contare 29 seggi ma 27 su 50. In caso contrario, spiegano i giudici, «ne risulterebbe alterato il sistema di attribuzione dei seggi che finirebbe per favorire non già le liste minori, bensì le liste di maggior peso elettorale, le quali, per effetto della considerazione dei voti delle liste che non abbiano superato lo sbarramento, si avvantaggerebbero dei voti ottenuti dalle liste minori stesse, ritenute non rappresentative dal legislatore e già escluse dal riparto dei seggi».
Quindi, rilevano i giudici, «il 4% ha il valore di soglia minima di rappresentatività per il riparto dei seggi, con il sistema proporzionale» e poi anche «per l’assegnazione del premio di maggioranza». Al centrosinistra del presidente Emiliano vanno pertanto assegnati 27 seggi «a partire dal ricalcolo della cifra elettorale di riferimento con esclusione delle liste che non hanno superato lo sbarramento del 4%». Per lo stesso principio, e accogliendo un terzo ricorso, quello del candidato del Pd non eletto Domenico De Santis, cambierà anche la ripartizione dei seggi tra le liste della stessa maggioranza. Toccherà ora alla Prefettura di Bari correggere i risultati elettorali per la successiva proclamazione degli eletti, che sarà ratificata dal Tar nell’udienza dell’8 luglio 2021. (ANSA).