L'intervista

Sergio Brio fa le carte alla serie A: «Il Milan fa sul serio»

Antonello Raimondo

«Conte non si agiti, la squadra è forte. Serie A molto più godibile»

Quando chiama la sua Puglia Sergione Brio è sempre felice di esserci. Prima difensore granitico e vincente, il vecchio stopper nella Juve di Platini e dei campioni del mondo in Spagna. Oggi opinionista attento e illuminato, mai banale e assolutamente senza peli sulla lingua. Da vero uomo del profondo sud.

Brio, finalmente la serie A è tornata ad essere un campionato equilibrato.
«Ci voleva, onestamente. Complimenti alla Juventus e al suo fantastico e irripetibile ciclo di nove scudetti consecutivi ma ora la serie A ha molto più appeal. godibile».

Cominciamo dal Milan. È da scudetto?
«Assolutamente sì. Ma non lo dico io. Basta guardare i numeri. Il Milan sembra giocare divertendosi. E l’entusiasmo può davvero essere un’arma decisiva. Poi hanno dimostrato di poter essere competitivi anche senza Ibrahimovic».

L’Inter dà la sensazione di poter essere la migliore. Ma fatica a fare l’ultimo step.
«Ha una rosa da vertice. Sicuramente è una squadra in grado di vincere il campionato. Da quelle parti, però, c’è sempre un ambiente fibrillato. Serve calma, pazienza. Altrimenti tutto si fa maledettamente più complicato».

Il suo amico e concittadino Conte continua, invece, a essere un tantino agitato.
«Chiariamo una cosa. Antonio è un grande allenatore e un grandissimo professionista. Però deve cercare di avere più equilibrio».

Lukaku-Martinez, la coppia più forte d’Europa?
«Sono uno spettacolo insieme, si integrano alla perfezione. Io ci vedo anche la mano di Conte. Lukaku, con lui, è diventato devastante. Fa un lavoro pazzesco per la squadra e in più segna con incredibile continuità. I duetti con Lautaro testimoniano la bontà del progetto tattico».

Napoli da scudetto o no?
«Ancora troppi alti e bassi. Gattuso ha perso uomini importanti come Mertens e Osimeh. Ma credo che non abbia lo spessore per puntare al titolo. Un po’ come la Roma».

A proposito di Juventus, annata abbastanza complicata.
«C’è stato un cambiamento radicale. E quando cambi qualche contrattempo va messo in conto».

La fase difensiva è inquietante.
«Concordo. Ma io partirei dal centrocampo. La Juve fa fatica ad essere aggressiva».

Come valuta Pirlo?
«Faccia sempre di testa sua, non si lasci condizionare e porti avanti la sua idea di calcio. Guardi che non sto dicendo una cosa banale...».

Ma può vincere il decimo tricolore?
«Certo. È una questione tra Juve, Inter e Milan».

L’Atalanta un esempio da seguire.
«Tutti siamo tifosi dell’Atalanta. Una squadra dalla mentalità europea. Gasperini sta facendo un lavoro straordinario. Complimenti al presidente Percassi. Il club fa grandi plusvalenze ma ogni anno inserisce nuove pedine che l’allenatore è bravissimo a rendere subito funzionali».

La gestione del caso Gomez conferma la serietà del club.
«Assolutamente sì. L’allenatore è il capo e chi non si allinea resta fuori. Complimenti. Più facile, però, fare certe cose quando arrivano i risultati. Se l’Atalanta fosse in crisi siamo sicuri che Gasperini sarebbe ancora al suo posto?».

Gli allenatori, già. De Zerbi ha stregato tutti. Incredibile la sua capacità di dare un'impronta chiara di gioco, per giunta in pochissimo tempo.
«Un uomo con le idee chiare e tantissime capacità. Anche a Sassuolo c’è un club forte e capace di portare avanti un progetto».

Se lei fosse Agnelli o Suning lo sceglierebbe?
«Calma. Con tutto il rispetto un conto è allenare il Sassuolo e altra cosa è farlo con la Juventus. A certi livelli devi essere anche un grande gestore. Io lo terrei sotto osservazione, magari vedendolo allenare in una piazza che ha più pressioni di Sassuolo. Ma certo è un profilo che mi intriga. Mi diverto a vedere giocare le sue squadre. Come domenica contro la Juve, anche in 10».

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