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Pagano (Pd): «Il Sud sia priorità del Recovery»

 
Roberto Calpista

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Roberto Calpista

Pagano (Pd): «Fiore ingeneroso con Michele ma la convergenza è possibile»

Mettere più soldi sulla sanità del Mezzogiorno è un dovere assoluto

Martedì 22 Dicembre 2020, 15:33

Onorevole Ubaldo Pagano (Pd) cominciamo dalla fine: se il governo cade buona parte di questa intervista è inutile. Secondo lei che accade? Il renziano Rosato l’ha detto senza giri di parole: non c’è più fiducia in Conte...
Credo che qualcuno stia abbaiando alla luna: in una fase così drammatica si va alla ricerca di strapuntini. Il Governo Conte dovrà sicuramente dimostrare di cambiare passo, ma queste continue minacce sono utili soltanto ad alimentare un clima di instabilità politica che inevitabilmente si ripercuote sui tavoli europei. Insomma, non è con questo atteggiamento che si fa il bene del Paese.

Almeno il passaggio della manovra ci deve essere. Lei è capogruppo del Pd in Commissione Bilancio alla Camera. Sono salve le aspettative degli italiani in un momento così drammatico per l’economia?
È stato fatto senz’altro un buon lavoro. È stato prorogato per tutto il 2022 il Superbonus al 110% e sono stati stanziati altri 420 milioni per finanziare incentivi fino a 3.500 euro per l’acquisto di auto green ed euro 6. Un miliardo è stato messo a copertura per l’esonero contributivo degli autonomi che hanno subito le maggiori perdite e sono state poste le basi per definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali per potenziare i servizi territoriali. Aprire un dialogo con le opposizioni è stata una scelta ragionata ancor prima che obbligata: per la prima volta dall’inizio dell’emergenza c’è stato un grande spirito di collaborazione, e questo dovrebbe essere motivo d’orgoglio per tutti.

Apriamo il capitolo Recovery. La task force del contendere Conte-Renzi, ha un senso?
La quantità di risorse che arriveranno non ha precedenti ma questo non può giustificare modalità di gestione che taglino fuori il Parlamento. La distinzione dev’essere chiara: il Parlamento dev’essere il luogo dell’elaborazione e del confronto nell’individuazione dei progetti prioritari. Se poi ci dovesse essere un «modello ricostruzione Ponte di Genova» per attuarli in maniera più veloce ed efficace, ben venga. Ma sono i rappresentanti del popolo che devono decidere come e dove allocare le risorse.

Il ministro Gualtieri, e con lui il Pd, temono che la verifica di governo possa togliere tempo prezioso alla pianificazione del Recovery. Ha l’impressione che a Roma si tiri a campare pur di non affrontare questioni complesse?
Affrontiamo ogni giorno questioni complesse: dalla tutela dei lavoratori, alle esigenze delle imprese, ai bisogni delle famiglie e dei più fragili, ancor più in un anno drammatico come questo. Il Governo deve darsi da fare ma parlare di rimpasti è, in questo momento, un insulto ai sacrifici e alle necessità dei cittadini italiani. Il Recovery non è il Paese dei Balocchi ma una straordinaria assunzione di responsabilità. Sono risorse che devono servire per allinearci in termini di modernizzazione, di innovazione della nostra macchina amministrativa troppo lenta e burocratica.

Il commissario Ue per il Lavoro, Nicolas Schmit chiede stipendi adeguati per gli italiani come una priorità del governo. Condivide?
Condivido in pieno. Il programma di Governo firmato coi 5 Stelle ha tra le priorità il tema della giusta retribuzione. Non a caso sono sul tavolo della maggioranza diverse proposte sul salario minimo. Ci sono ingiustizie che gridano vendetta: gli insegnanti e gli operatori sanitari, ad esempio, guadagnano la metà di quelli tedeschi. Serve, inoltre, una riforma del sistema-lavoro che coinvolga anche le imprese che da anni chiedono giustamente di poter operare in un ambiente fiscale e giuridico più chiaro e stabile, che favorisca investimenti e sviluppo invece di scoraggiare chi ha voglia d’investire.

Sempre Schmit in seguito ad un incontro con il ministro Provenzano ha messo il Sud tra le priorità del Recovery. Con precisione ha detto di tutelare i posti di lavoro esistenti e crearne altri…
Lo sviluppo del Mezzogiorno è condizione indispensabile per far crescere l’economia del Paese. Il Recovery sarà un’occasione unica per dare un forte impulso all’economia meridionale che nel frattempo potrà già giovare delle misure che abbiamo anticipato in questa legge di bilancio: proroga del credito d’imposta per gli investimenti e decontribuzione al 30% per i lavoratori dipendenti e, soprattutto, le agevolazioni fiscali per i nuovi insediamenti produttivi nelle Zes.
Ovviamente dopo tutti questi anni in cui gli interessi del Meridione erano in fondo alla lista delle priorità vorrei che nessuno si scandalizzasse per un po' di sacrosanta «ingordigia» territoriale che emerge a gran voce.

Eppure al Sud andranno, o meglio andrebbero briciole: solo il 34% dei fondi Ue. Basteranno?
Il Sud ha esigenze maggiori di altri territori e più lungamente disattese. Le linee di intervento del Recovery incrociano tutti i grandi temi che interessano il Mezzogiorno ed è inevitabile quindi che molte più risorse del 34% previsto debbano essere destinate a colmare l’enorme gap col Centro-Nord. Il tempo del Sud abbandonato a se stesso è finito e dal Governo ci aspettiamo un segnale inequivocabile.

Detto questo non c’è il rischio di farsi trovare impreparati nella gestione delle risorse? Non sarebbe la prima dimostrazione di incapacità della nostra classe dirigente-politica…
Penso sinceramente che questo rischio non ci sia, non questa volta. Siamo in una fase di selezione dei progetti da finanziare e abbiamo tempo sufficiente per presentare all’Europa un piano dettagliato di interventi. Ovviamente, è impensabile che questo avvenga senza un contributo sostanziale del Parlamento e degli Enti di governo del Territorio. L’Italia si fonda sui Municipi e questi devono avere un ruolo centrale in questo Rinascimento del nuovo millennio.

C’è poi tutto il capitolo Sanità. Che quella italiana non sia più all’altezza è dimostrato dalle cifre drammatiche del Covid (terzi nel mondo per numero di vittime). Eppure solo 9 miliardi del Recovery saranno dedicati, nel silenzio dei governatori del Sud, i cui sistemi sanitari sono messo molto peggio rispetto a quelli del Nord.
Innanzitutto occorre dire che queste cifre non sono affatto definitive e mi pare che i governatori del Sud siano insorti con uno straordinario spirito unitario. Mettere più soldi sulla sanità e, soprattutto, sulla sanità del Mezzogiorno, è un dovere assoluto visti i 15 anni di tagli e privazioni che abbiamo alle spalle. Il Recovery dovrà servire a rimettere la sanità meridionale nelle condizioni di garantire servizi e prestazioni agli stessi livelli di quanto avviene in altre parti d’Italia. Rispetto al Covid, invece, bisognerà indagare le cause di una mortalità così alta, ma partendo dal presupposto che affrontare la pandemia è un po' come ripararsi dall’uragano con l’ombrello. Piuttosto, l'emergenza ci ha ricordato che i principi contabili non possono valere di più del diritto alla salute delle persone. Ora diciamo basta e ricominciamo ad investire nella sanità del territorio e per l’eliminazione dell’imbuto formativo: servono medici negli Ospedali e Case della Salute in ogni Comune.

Una parte, consistente, della maggioranza è contraria ad utilizzare le risorse del Mes per la Sanità. Il suo parere?
Il mio parere è noto da tempo. Il Mes va preso, o meglio, andava preso sin da subito per avere quella liquidità necessaria a permettere al Ssn di far fronte alla pandemia. Abbiamo preferito indebitarci sui mercati a prezzi maggiori, piuttosto che prendere quelle risorse a costi rasenti lo zero. Il vero rammarico è che alcuni continuano a ragionare del tema esclusivamente su basi ideologiche. La politica è innanzitutto pragmatismo.

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