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Mittal Taranto, l'ad Morselli: «Piena occupazione nel 2025». Sindacati chiedono incontro a Patuanelli

Mimmo Mazza

Passato, presente e futuro dell’Ilva di Taranto secondo Lucia Morselli, l'amministratore delegato di ArcelorMittal

TARANTO - Passato, presente e futuro dell’Ilva di Taranto secondo Lucia Morselli. L’amministratore delegato di ArcelorMittal, la società che gestisce da 2 anni in fitto il siderurgico e che la settimana scorsa è convolata a nozze con Invitalia, ieri mattina è stato ospite per una audizione alle commissioni attività produttive e lavoro della Camera dei Deputati, fornendo così per la prima volta pubblicamente il suo pensiero sull’operazione che ha visto lo Stato tornare nel capitale sociale dell’Ilva. Ecco un riassunto.

IL PASSATO - «È stato un anno terribile, tutti ci siamo concentrati su come proteggere le persone e il più possibile i livelli produttivi. Abbiamo cercato di garantire la maggiore quantità di lavoro possibile e continueremo a farlo. C’è stato forse meno spazio per le attività di integrazione ma non sono state fatte per l’obbligo del distanziamento sociale. Avevamo previsto un progetto di scuola-lavoro ma l’abbiamo cancellato. Non esistono aziende di successo senza un rapporto collaborativo col territorio. I rapporti con l’indotto ora sono normali, positivi e di tensioni non si parla più».

IL PRESENTE - «Quest’anno è stato colpito dalla pandemia, le produzioni si sono drasticamente ridotte e chiuderemo il 2020 con una produzione di 3,3 milioni di tonnellate che è particolarmente bassa rispetto alla capacità produttive dell’azienda, ma non si poteva fare altrimenti. L’anno prossimo contiamo di risalire a 5 milioni. La situazione del mercato in questo momento ci conforta, anche perché risalire da 3,3 a 5 milioni di tonnellate in così poco tempo non sarebbe possibile senza il mercato. Siamo molto confidenti sulla posizione degli ordini, stiamo andando in quella direzione e questo conforta anche su un andamento del prezzo perché quando il mercato si riprende ci sono riflessi positivi anche sul prezzo».

IL FUTURO - Con l’ingresso dello Stato in ArcelorMittal, l’obiettivo è fare dell’acciaieria di Taranto, che è già la più grande di Europa, una delle più belle del mondo. E fare questo di un’acciaieria che parte con presupposti importanti, è un obiettivo condiviso da ArcelorMittal che non andrà via dall’Italia. Con i nuovi investimenti a regime, si va a una riduzione di almeno il 50% sulle emissioni. Questo farà dell’acciaieria di Taranto la meno inquinante in Europa. Stiamo migliorando e riducendo tutti i parametri di potenziale inquinamento rispettando le leggi dello Stato. Il piano che è stato approvato la settimana scorsa con l’accordo è in linea con quello di marzo e del 2017. Prevede 2,1 miliardi di investimenti da fare in 5 anni e ci sono le spese dei grandi forni, gli interventi ambientali, gli investimenti nei forni elettrici e le manutenzioni. Il target previsto per il prossimo anno è 300 milioni di euro.

Partiamo quindi veloci e nel brevissimo termine. È previsto che questo piano possa confermare nel 2025 con 8 milioni di tonnellate il pieno impiego di tutti i dipendenti di ArcelorMittal Italia che sono 10.700. Previsto il ritorno alla piena occupazione. Non sono previsti esuberi strutturali ma che tutti i dipendenti entrino nella operatività ordinaria. Tutti sappiamo che l’idrogeno è il futuro, il propellente finale di questo percorso e ci stiamo andando, stiamo lavorando».

SINDACATI CHIEDONO INCONTRO A PATUANELLI - I segretari generali di Fim, Fiom e Uilm - Roberto Benaglia, Francesca Re David e Rocco Palombella - hanno chiesto un incontro al Mise dopo la firma dell’accordo tra Invitalia e ArcelorMittal sull'ex Ilva. «Resta per noi prioritario - scrivono i sindacati in una lettera indirizzata alle parti - avviare con urgenza il percorso di discussione sulle prospettive industriali e occupazionali del gruppo siderurgico». La richiesta è di un «incontro congiunto alla presenza di tutti i soggetti coinvolti, Invitalia, Ami e Ilva in As». 

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