Caos Policlinico
Bari, legionella: «Due dei 4 decessi non furono colpa dei medici»
La procura di Bari chiede di nuovo l'archiviazione ma le famiglie si oppongono
Due dei quattro decessi per legionella registrati al Policlinico di Bari non furono responsabilità dei medici dei reparti ospitati nel padiglione «Chini» ma esclusivamente dei manager e dei dirigenti di cui la Procura ha chiesto e ottenuto l’interdizione. Ed è per questo che il procuratore aggiunto Alessio Coccioli e il pm Grazia Errede hanno chiesto l’archiviazione delle accuse a carico di 12 persone (tra cui il direttore della Medicina interna universitaria, Carlo Sabbà) per le accuse di omissione di atti d’ufficio e responsabilità medica.
Il procedimento riguarda i casi del pensionato 80enne Gennaro Del Giudice, deceduto a giugno 2018, e della 74enne Francesca Nuzzolese, morta a novembre 2019 sempre in uno dei reparti internistici del «Chini», il Padiglione che (insieme ad «Asclepios») è stato sequestrato con facoltà d’uso tre settimane fa per la presenza della legionella all’interno della rete idrica e oggi sgomberato per effettuare le attività di bonifica che - secondo la Procura di Bari - non sarebbero ma state effettuate in due anni. Il gip Giuseppe De Benedictis, che proprio per questo mercoledì ha interdetto il direttore generale Giovanni Migliore, il direttore sanitario Matilde Carlucci e il responsabile dell’area tecnica Claudio Forte, a ottobre aveva già respinto la richiesta di archiviazione presentata da un altro pm (Gaetano De Bari) per la morte di Del Giudice, ordinando alla Procura di effettuare nuovi approfondimenti
Il fascicolo è dunque passato agli stessi pubblici ministeri che si stanno occupando del filone principale sulla legionella. E l’accusa, evidenziando che è in corso il procedimento a carico dei manager del Policlinico, scrive che non era ai medici che spettava intervenire per disporre l’eliminazione del batterio dall’impianto idrico dei reparti. Tuttavia, anche dal punto di vista medico, pur essendo stato accertato che la causa dei decessi di Del Giudice e Nuzzolese vada ricondotta alla legionella, la Procura ha rilevato «l’impossibilità di formulare a carico dei sanitari che ne ebbero cura un rimprovero di colposa criticità assistenziale». In altri termini, non è affatto detto che «una diagnosi più tempestiva (della legionellosi, ndr) accompagnata da pertinente somministrazione di terapia antibiotica avrebbe potuto impedire il decesso con alto o elevato grado di credibilità razionale o probabilità scientifica». Questo perché, secondo la Procura, per la signora Nuzzolese esisteva una grave «compromissione polmonare» mentre per Del Giudice è emerso lo «stato di immunodepressione in cui il paziente già versava».
La richiesta dovrà dunque passare al vaglio del gip. Ma la famiglia di Del Giudice (con l’avvocato Mario Malcangi) presenterà opposizione, ritenendo invece provato che il contagio da legionella era stato rilevato prima della dimissione del pensionato dal reparto di Medicina interna, e che i medici non gli prestarono alcuna cura per contrastare il batterio.