Trasporti

Ferrovie Sud-Est, torna in bilico il passaggio a Fs

Massimiliano Scagliarini

Il Consiglio di Stato nomina un perito: «Stabilire se il ministero ha violato le norme europee sulle imprese»

I 70 milioni di euro concessi a Fs per il riequilibrio patrimoniale delle Ferrovie Sud-Est costituiscono un aiuto di Stato se il valore dell’azienda sommato al contributo pubblico supera la cifra che la stessa Fs deve investire per il risanamento dell’azienda pugliese. Sulla base di questo principio, sancito a dicembre 2019 dalla Corte di giustizia Ue, il Consiglio di Stato ha riaperto la partita che oppone il ministero delle Infrastrutture a un gruppo di imprese private che hanno impugnato il decreto di trasferimento delle Sud-Est.

Sarà dunque un perito (il direttore del Dipartimento di Economia dell’Università Statale di Milano, Carlo Florio) a dover stabilire se Fs ha «guadagnato» dal trasferimento di Sud-Est, avvenuto nell’agosto 2016 in attuazione di un comma della legge Finanziaria che commissariò la società ferroviaria pugliese dopo lo scandalo delle spese pazze. Dopo che il Tar del Lazio ha respinto il ricorso delle imprese private (Arriva, Ferrotramviaria e Cotrap), i magistrati di Palazzo Spada hanno dapprima posto la questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia sulla sussistenza dell’aiuto di Stato e, adesso (ordinanza 6537/2020, Quinta sezione) hanno disposto una verifica rispetto ai principi enunciati dai giudici di Lussemburgo: il perito dovrà stabilire, entro 90 giorni, se il valore di Sud Est alla data di agosto 2017, anche eventualmente sommato ai 70 milioni, «superi l’importo dell’investimento che Ferrovie dello Stato Italiano deve effettuare al fine di onorare il proprio obbligo di rimuovere lo squilibrio patrimoniale». Il che equivale a stabilire, usando la terminologia della Corte di Giustizia, se Fs ha ottenuto un «vantaggio selettivo» dal trasferimento senza gara dell’azienda pugliese.

La decisione sta ovviamente creando una certa apprensione, perché l’annullamento del decreto di trasferimento porterebbe con sé conseguenze difficilmente valutabili. Fse è sottoposta a piano di concordato preventivo (Bnl, il principale creditore, si è costituita nel giudizio contro la richiesta di annullamento del decreto) e in questi ultimi 24 mesi è stata sostanzialmente assimilata nel gruppo Fs: anche gli ultimi treni elettrici, appena consegnati, hanno la livrea della Dtr (i regionali di Trenitalia) e non più gli storici colori delle Ferrovie Sud Est. Ma le regole di Bruxelles prevedono che gli aiuti di Stato debbano essere preventivamente autorizzati dalla commissione Ue, e in questo caso il ministero delle Infrastrutture non effettuò alcuna notifica. Se verrà stabilita una violazione degli obblighi del Trattato, i giudici di Lussemburgo hanno già scritto che l’Italia dovrà disporre, «se necessario, la revoca di tale trasferimento mediante la riassegnazione della partecipazione nel capitale di Fse al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nonché la neutralizzazione di tutti gli effetti di tale trasferimento».

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