Sabato 06 Settembre 2025 | 16:26

Bari, il virus ferma le danze: scuole di ballo in ginocchio

 
Francesca Di Tommaso

Reporter:

Francesca Di Tommaso

Bari, il virus ferma le danze: scuole di ballo in ginocchio

I titolari: se va avanti così saremo costretti a chiudere

Lunedì 19 Ottobre 2020, 11:20

Il tango argentino lo chiamano il ballo dell’abbraccio. La bachata, danza latino-americana, è rigorosamente di coppia. Nella danza i corpi si sfiorano, si legano per poi lasciarsi e riprendersi al ritmo della musica. Cosa resta, nell’autunno 2020 scandito da decreti per contrastare il contagio Covid, della passionalità dei corpi avvinti in un tango, dei sensuali ancheggiamenti delle coppie in pista per un giro di ballo latino americano?
«In termini di iscrizioni, abbiamo subito una perdita del 70 per cento. Il passo successivo sarà la chiusura». Fabio Troianiello scuote la testa. Balla da vent’anni, dal 2015 è presidente dell’associazione sportiva dilettantistica «Latin Soul», dove si tengono corsi di balli latino-americani.

«Abbiamo riaperto la scuola a fine giugno, quando il decreto del governatore Emiliano ha consentito la ripresa degli sport di contatto. La nostra associazione è considerata organizzazione non amatoriale ma dilettantistica in forma organizzata. I balli latino-americani sono rigorosamente balli di coppia. L’ultimo Dpcm consente però di fare coppia solo se, ballerino e ballerina sono “frequentatori abituali”. In altre parole la coppia deve essere costituita da chi si conosce, non necessariamente congiunti ma perlomeno conoscenti». La conseguenza? «Sono sempre stati in tanti quelli che scelgono di iscriversi ad una scuola di ballo per socializzare, per conoscere altre persone con la stessa passione. Ora siamo costretti a mandar via chi ci chiede di fare i corsi ma si presenta da solo, non già in coppia». Fabio ha una sua teoria su quello che sta accadendo. «Se stanno risalendo così vertiginosamente i contagi è perché qualcosa non è stato fatto per bene, soprattutto nella ripresa estiva. Ci si accanisce nei confronti di determinate categorie ora, quando la prevenzione e i controlli andavano fatti in un’estate troppo libera dopo un lockdown esemplare al quale siamo arrivati con zero contagi o giù di lì. Al momento tra l’altro i contagi nelle scuole di ballo sono davvero pochissimi: eppure chi viene penalizzato è proprio il mondo dello sport a questi livelli». E spiega perché la categoria soffre più di altre. «Il ballo, per fare un esempio, non è come il commercio, che alla ripresa puoi recuperare con le vendite. Per noi quanto hai perduto è perso definitivamente». I 600 euro erogati nei mesi di lockdown dal Coni sono andati agli insegnanti di danza, non a chi gestisce la scuola, sostiene le spese di sanificazione costante, paga l’affitto del locale dove si tengono le lezioni di ballo.

«Certo, i 600 euro per il periodo da marzo a giugno sono arrivati, anche se so di alcuni che non li hanno ancora ricevuti - racconta Sabrina Speranza, presidente dell’Accademia dello spettacolo Unika - ma i soldi sono per i docenti, io li ho ricevuti perché sono un’insegnante oltre che presidente dell’Asd. In realtà, per l'associazione, con 600 euro non pago nemmeno un quarto del fitto della sede». L’Accademia è nata nel 2003, e si muove da sempre nella formazione di artisti nel campo della danza, della musica e del teatro. «Stiamo subendo una perdita almeno del 50 per cento - puntualizza Speranza - La necessità del distanziamento da rispettare mi ha costretta a dimezzare i corsi: se prima in aula avevo venti persone, ora posso insegnare solo a dieci. E non posso nemmeno recuperare aumentando il numero dei corsi: dopo ogni lezione abbiamo bisogno di almeno un quarto d'ora per sanificare gli spazi, i percorsi, gli spogliatoi. Quindi a mezza capienza e con i corsi a metà. Nonostante io apra l’accademia alle 9 del mattino e chiuda alle 22 di sera».

Si ingegnano con le soluzioni più creative per mantenere gli allievi. «Quello che vorremmo trasmettere ai ragazzi è un desiderio di normalità, di vivere e danzare rispettando le regole ma sereni ed equilibrati di fronte ai rischi che si corrono e che noi “eliminiamo” per loro, perlomeno nel nostro ambiente. Ho avuto delle ragazzine in isolamento fiduciario - continua Sabrina - e ho fatto loro lezioni online pur di non fermarle in attesa della fine della quarantena. Loro non hanno intenzione di mollare, la passione per la danza è forte. Ma le iscrizioni sono precipitate. I genitori dei più piccoli hanno preferito non rischiare, così hanno detto, dovendo già affrontare l'incognita scuola».

«Stiamo lavorando al 50 per cento. I nostri corsi? Dimezzati. Se prima in una sala ballavano 18 coppie, ora sono solo nove», spiega Nicla Zonno, presidente di «Apulia tango Bari accademia stabile di tango argentino», nata 15 anni fa.
Il tango, linguaggio del corpo attraverso il quale è possibile trasmettere sentimenti ed emozioni, una forma di danza caratterizzata dall’abbraccio, ossia dal contatto umano. «Un ballo sociale – ricorda Zonno - alle lezioni si iscrivono anche persone sole nell’ottica di conoscere altre persone. Ma poi, come tutte le danze standard, si balla solo in coppie fisse. E ora, le coppie sono chiuse, più chiuse che mai».

Il decreto infatti, anche in questo caso parla chiaro: possono ballare in coppia solo i congiunti. Quando invece non esiste altra danza che generi una connessione così intima tra due sconosciuti, fisicamente ed emozionalmente, come il tango. «Nonostante i costi di sanificazione e la dimezzata capienza delle sale, io e la mia socia Tania Marzocca abbiamo scelto di non alzare il costo dei corsi. Abbiamo bisogno di mantenere alta l’attenzione sulla nostra realtà, alzare i costi avrebbe rischiato di raffreddare ulteriormente l’interesse al tango. Non bastasse la reticenza a frequentare le lezioni, anche da parte di nostri tangueri storici, che hanno timore di ballare in ambienti chiusi pure nel pieno rispetto di distanziamenti e regole. Pensi che ballano con le mascherine». E le milonghe, le serate di tango che nell’immaginario collettivo sono il simbolo del ballo argentino? «Tutto fermo. E dire che ne facevamo due a settimana».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)