l'intervista

«Il Sud sia all'altezza della sfida Ue», parla Rocco Palese

Leonardo Petrocelli

L'unico modo per non sprecare le risorse europee è il 'modello Genova'

È un male oscuro che non ha nome ma di danni ne ha già fatti parecchi. Lo si potrebbe rappresentare così: la capacità, tutta meridionale, di sprecare occasioni e perdere treni. Il prossimo in arrivo è un direttissimo (per la verità un po’ lento...) che giunge da Bruxelles con i vagoni targati «Recovery Fund». Cioè le risorse comunitarie per contrastare la crisi sanitaria e quella economica. «Questa è l’ultima campanella che suona per annunciare una possibilità irripetibile. Non dobbiamo sprecarla come abbiamo fatto in passato. Stavolta non sono ammessi errori», ammonisce l’azzurro salentino Rocco Palese, già deputato di Forza Italia, che incalza: «Spero che chi governa si renda conto della gravità del momento e si regoli conseguenza»

Palese, qual è il problema?
«Il problema è che siamo in emergenza sanitaria ed economico-sociale e dobbiamo attrezzarci con norme e strutture emergenziali, non ordinarie. Non possiamo combattere la guerra con la solita pistola ad acqua».

Non le sembra di essere un po’ pessimista?
«Parla la Storia. Nonostante gli interventi messi in campo dal 1982 ad oggi il divario fra Nord e Sud non ha fatto che crescere. Quattro regioni meridionali e cioè Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, dal punto di vista del Pil e delle diseguaglianze, sono ultime in Ue. Proprio l’Europa, negli anni, ha erogato valanghe di risorse. Altri sono riusciti a sfruttarle per risalire la china, noi no».

Perché secondo lei?
«Il Sud ha una sofferenza di sistema nel pubblico e nel privato. La classe dirigente così come l’apparato burocratico spesso non sono all’altezza della sfida. I soggetti attuatori del Recovery dovrebbero essere Regioni, Città metropolitane e Comuni. Nel caso del Mes, invece, toccherebbe alle Asl. Sono tutti attori sprovvisti delle necessarie strutture. Il mio timore è che ancora una volta il cavallo non riesca a bere l’acqua e che ci ritroveremo a vedere film già visti. Ad esempio con lunghissime trafile autorizzative utilizzate come pretesto per ritardare tutto e coprire altre mancanze».

E quindi, nel concreto, cosa si può fare?
«L’unico metodo che può funzionare è il “modello Genova”, quello utilizzato per la ricostruzione del Morandi. Ci vogliono strutture centralizzate che operino direttamente sui territori tramite commissariamento. Oppure, se non si vuole passare attraverso questo tipo di gestione, bisogna attivare tutte le risorse possibili. Servono ingegneri, giuristi, esperti di bandi. Serve gente che sappia preparare per bene le gare con “schemi tipo” che non si prestino a errori».

Tanto più necessario in Puglia dove gli errori e le mancanze, anche nel recente passato, sono state molte...
«Sembra che la Regione stia per affidare il Psr a Puglia sviluppo, una struttura ultra collaudata. Benissimo, la strada è quella. Mi domando solo perché decisioni simili non siano state prese prima. La nuova amministrazione regionale è chiamata ad una sfida incredibile, forse secolare. Bisognerà preparare tutto per essere all’altezza».

Ha citato anche il Mes, dandolo quasi per scontato. Ma i pareri sull’opportunità di un suo utilizzo non sono affatto unanimi.
«Sorvolo sulle polemiche. Non c’è davvero motivo per rinunciare a 36 miliardi da spendere in ambito sanitario con una pandemia in corso. Però, anche qui, occorrerebbe una struttura regionale ad hoc per programmazione, progettazione e attuazione. Le Asl da sole non ce la faranno. E tempo di aprire una stagione nuova»

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