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Puglia, Liviano non si ricandida: «Non voterò per Emiliano, lui vuole solo yes-man»

 
massimiliano Scagliarini

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massimiliano Scagliarini

«Non voterò per Emiliano lui vuole solo yes-man»

L’unico uscente che si ritira. «La politica è diventata commercio»

Domenica 09 Agosto 2020, 11:08

Bari - Gianni Liviano è l’unico dei consiglieri regionali di maggioranza che non si ricandiderà. Tarantino, di estrazione cattolica, ha vissuto la breve e tumultuosa parentesi di assessore alla Cultura, durata poco più di una estate. «Per la prima volta - dice Liviano - non voterò il candidato presidente della mia coalizione di centrosinistra».

Per quale motivo ha deciso di considerare conclusa l’esperienza politica in Regione?
«Credo di essere inadeguato a questo tipo di politica che perde di vista i valori e l’idea di futuro e di comunità. Sembra che l’impegno politico sia rivolto alla ricerca permanente del consenso. Più che costruttori di un progetto per il bene comune, la sensazione è che in questo momento ci sia una “vendita permanente” in cui i destinatari della proposta di vendita sono gli elettori e l’oggetto sono i protagonisti dell’impegno politico. Di questa sorta di mercato, a mio parere, Emiliano è l’emblema. Non ha una dimensione valoriale e non ha una visione di futuro. Cerca solo consensi e questo lo porta a dire tutto e il contrario di tutto, a seconda dell’interlocutore. Ha assunto un ruolo importante perché siamo in una fase di mancanza di valori: in molti rincorrono ruoli, ci sono una serie di corti plaudenti che rinunciano a pensare con la loro testa e si trasformano in aficionados, diventando cassa di risonanza del loro leader».

Ha deciso per chi voterà?
«Non voterò per Emiliano. Probabilmente darò il mio voto a persone che stimo nell’ambito del centrosinistra, con il disgiunto: è la prima volta nella mia vita che non voterò per il candidato presidente della mia coalizione».

È un addio alla politica militante?
«Io credo che se ha successo la politica che diventa sistema di vendita, è perché siamo in una fase in cui la comunità non è adulta. Se è debole la politica, è perché è debole la comunità: mi piacerebbe tentare di costruire un luogo in cui condividere percorsi sulla cultura del “noi”, perché - come dice Papa Francesco - da essere spettatori del mondo bisogna provare a diventarne protagonisti».

La sua rottura traumatica con Emiliano avvenne dopo l’episodio che la vide dimettersi da assessore alla Cultura, nel 2015. Che ne è di quella vicenda?
«È ampiamente superata. All’epoca fu una esperienza molto dolorosa perché mai mi sarei sognato di finire sui giornali con l’accusa di aver dato un appalto da 37.500 euro a una società di persone che conoscevo e che comunque non li hanno mai presi. Credo che Emiliano usò la vicenda in modo strumentale perché non riteneva più opportuno che continuassi a svolgere il ruolo di assessore. La scelta politica era assolutamente legittima: se non si fidava di me era giusto sostituirmi. Ma non ho mai accettato le modalità. Posso dire solo questo: lui non ama circondarsi di persone che pensano con la propria testa». 

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