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Mittal Taranto, chiusura area a caldo? Patuanelli: «È il momento delle scelte» Piero Pelù firma lettera per chiusura ex Ilva

Redazione online

Incontro nei prossimi giorni con la Commissione Ue

TARANTO  - «Credo che sia il momento in cui certe cose si possono fare e si devono fare». Così il ministro Stefano Patuanelli ha risposto ad una domanda sulla possibile chiusura dell’area a caldo dell’ex Ilva di Taranto a margine della presentazione del libro bianco sull'economia digitale. «Ho ancora negli occhi - ha aggiunto - le immagini della polvere rossa che si è alzata dallo stabilimento che in questo momento peraltro produce pochissimo e dà poco lavoro. Lo Stato è giusto che accompagni questo momento di transizione, dobbiamo convocare presto, e lo faremo, un tavolo per la siderurgia in Italia».

«Riteniamo- ha aggiunto il ministro - di poter fare un percorso, che non è immediato ma ha un arco temporale di qualche anno, per tutta la decarbonizzazione dell’area di Taranto, per dare una prospettiva diversa ai cittadini anche sul piano occupazionale. Credo che in prospettiva Taranto possa diventare l'hub dell’idrogeno del nostro Paese. Stiamo lavorando per questo in totale sintonia con il commissario Timmermans con cui abbiamo interloquito in questi giorni e con cui probabilmente faremo un incontro nei prossimi giorni, perché dal punto di vista della volontà della svolta green anche sul piano industriale da parte dell’Ue c'è ed è pienamente condivisa dal nostro governo». 

«È IN GIOCO CHI SCEGLIE» - «Se il Governo ritiene che l'ingresso di Invitalia e la permanenza di ArcelorMittal, con annessi e connessi, sia la scelta migliore, è lecito che le Istituzioni e le forze sociali ed economiche del territorio si esprimano» e «confliggano se necessario? O siamo condannati all’appiattimento sulla solita promessa del faremo convivere ambiente e lavoro? Ebbene, quest’ultima prospettiva non solo non ci appartiene, ma è chiaramente sempre più lontana dall’esperienza democratica». Lo afferma il presidente della Camera di Commercio di Taranto, Luigi Sportelli, in una nota sull'Ilva.

«La vera partita che stiamo giocando - aggiunge - è quella del processo decisorio. Chi deve stabilire cosa sia più giusto e utile per Taranto? Il Governo da solo, una task force romana, gli esperti di strategie industriali che corrono in soccorso dell’interesse nazionale? Io vedo, dall’Osservatorio della Camera di commercio, imprese sempre più in crisi, migliaia di persone in cassa integrazione, impianti a fine vita, polveri sparse e vision opinabili».

E' del 4 luglio un documento congiunto dei Comuni di Taranto e dell’Area di Crisi Complessa, con Provincia e Camera di Commercio, che ribadiva la «contrarietà» di questi enti alla permanenza a Taranto di ArcelorMittal, sollecitando al Governo «una urgente convocazione del tavolo per l’accordo di programma sul futuro dello stabilimento».

«Chi, come noi - prosegue Sportelli - afferma che serve un cambiamento sostanziale di un modello di sviluppo obsoleto sarebbe irresponsabile ed estremista? A questo gioco non ci stiamo». 

CONVOCAZIONE DA PARTE DEL MISE - «Sull'ex Ilva ArcelorMittal è sempre più urgente una convocazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. Dopo l’incontro via web del 9 giugno 2020 ad oggi, non solo ci è ancora sconosciuto l’accordo dello scorso marzo e il piano che sarebbe stato definito dal governo stesso inaccettabile, ma la caduta produttiva e lo scenario di mercato dell’acciaio peggiorano, richiedendo ancor di più un intervento tempestivo».

Lo affermano in una nota il neo segretario generale della Fim Cisl Roberto Benaglia e Valerio D’Alò della segreteria nazionale.

«D’altra parte - aggiungono - assistiamo ad annunci confortanti nelle intenzioni ma che lasciano nodi irrisolti e preoccupazioni se non vengono immediatamente accompagnati da un incontro con le parti sociali. Ci riferiamo alla probabilità di graduale chiusura dell’area a caldo e riconversione del ciclo produttivo annunciata dal ministro Patuanelli». I due esponenti della Fim auspicano «che gli investimenti annunciati, da realizzarsi attraverso Invitalia, siano utilizzati celermente per il rilancio industriale e ambientale degli stabilimenti con una visione di ampia prospettiva per la produzione di acciaio nel nostro Paese in maniera ecosostenibile». «Il Governo - concludono - non dimentichi i circa 1.700 lavoratori di Ilva in Amministrazione Straordinaria che aspettano la loro ricollocazione e tutti i lavoratori dell’indotto e degli appalti». 

PIERO PELU' FIRMA PER CHIUSURA EX ILVA - «Taranto vuole vivere, Taranto deve vivere». Lo scrive il rocker Piero Pelù in un post su Facebook, annunciando di aver sottoscritto la lettera aperta indirizzata al premier Giuseppe Conte per la chiusura dell’ex Ilva, inviata a più riprese da 18 associazioni (tra cui i Genitori Tarantini) e oltre 3.500 cittadini.
«E' il momento di cambiare strada, di chiudere la vecchia fabbrica della morte - si legge nella lettera - e di dare a Taranto le alternative economiche ed un giusto risarcimento, a partire dall’istituzione di una no-tax area».

Pelù parla nel suo post di «una città abusata. Anni e anni di cattiva gestione politica e manageriale - aggiunge - con conseguenze devastanti per la salute dei cittadini, in cambio di un lavoro che sa sempre più di ricatto senza alternative. Una città simbolo - scrive ancora - dove l’alta incidenza di tumori da inquinamento ambientale si manifesta implacabile su adulti e bambini. Taranto città unica per bellezza, con i suoi tre mari e la sua archeologia. Taranto città meravigliosa, che affonda le radici in un grande passato, ma che fa ancora fatica a trovare un futuro armonioso».
I cittadini «mi hanno chiamato - spiega Pelù, negli anni scorsi sul palco del Primo Maggio tarantino - e io ho risposto subito insieme ad altri 3.500 firmando questa lettera indirizzata al presidente Conte ma anche al presidente della Regione Puglia, a Confindustria, ai vertici di ArcelorMittal e a tutte le sigle sindacali, sperando che una volta per tutte si possa riconvertire in modo intelligente e rispettoso questa fabbrica della morte, per dare a Taranto un nuovo presente e un nuovo futuro sostenibile».

LE PAROLE DI MELUCCI - «Accolgo con soddisfazione le parole coraggiose e finalmente nette del ministro Stefano Patuanelli sul futuro dello stabilimento siderurgico di Taranto e di una filiera siderurgica completamente verde». Lo dichiara il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, secondo il quale «bisogna cogliere con sollecitudine l’occasione offerta da questo allineamento di posizioni e sforzi tra Comune di Taranto, Regione Puglia, Ministero dello Sviluppo Economico ed altri stakeholder istituzionali». «L'Europa - aggiunge - non può che ascoltarci».
Sull'area a caldo dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal «la comunità - insiste Melucci - non intende tornare indietro, costi quel che costi. Ora alle dichiarazioni seguano senza indugio i fatti, quelli della convocazione di un tavolo per l’accordo di programma, che deve disegnare il decennio che ci separa dal 2030 e che deve soprattutto trovare una prospettiva per i lavoratori in esubero e le imprese dell’indotto locale. Ilva verdissima o nessuna Ilva». Per Taranto, conclude il primo cittadino, «non ci sono ormai vie di mezzo, se ne convincano tutti e si apprestino a portare la nostra industria in questa nuova era. Il tempo dei ricatti, dei calcoli e dei negoziati segreti è scaduto». (

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