Il caso

Bari, la villa del presidente dell'Aqp avrà l'acqua con i soldi pubblici

Massimiliano Scagliarini

La denuncia di Amati: la mia legge per i poveri usata per i ricchi. Ma Di Cagno Abbrescia: «Solo insinuazioni, non ho chiesto nulla»

BARI - Ad agosto 2019 il Consiglio regionale ha approvato una legge per portare acqua e fogna nelle zone turistiche, quelle dove - troppo spesso - si va avanti con le autobotti.

E lunedì, proprio su quella base, l’Autorità idrica pugliese ha autorizzato Acquedotto Pugliese a realizzare otto progetti, assorbendo un milione e ottocentomila euro provenienti dalle bollette dei cittadini. Ma dopo aver guardato i contenuti della delibera dell’Aip, il «padre» dell’iniziativa, Fabiano Amati, è andato su tutte le furie: «La legge regionale per l’acqua e la fogna al popolo - denuncia il consigliere regionale Pd - parte con un paradosso: servire i ricchi e la villa di Simeone di Cagno Abbrescia». Il presidente di Acquedotto Pugliese.

Spieghiamo. Tra gli otto progetti approvati dall’Aip ce n’è uno su Fasano, in contrada Coccaro, area «caratterizzata dalla presenza di insediamenti produttivi di notevole interesse per l’economia locale», dotati di fossa Imhoff ma non di allaccio idrico. Quindici unità tra cui, oltre che le splendide masserie Maizza e Coccaro, c’è pure una grande villa intestata alla Saiga di Milano. Cioè una delle società immobiliari di Di Cagno Abbrescia, l’ex sindaco di Bari che oggi guida l’Acquedotto. Lo stesso Acquedotto che ha bocciato tutti gli altri interventi chiesti dal Comune per la zona di Fasano.

«Secondo Aqp - accusa Amati - è tecnicamente fattibile solo l’intervento per allacciare la villa di Di Cagno Abbrescia. Dopo questa, penso che il presidente dovrebbe dimettersi. E invito l’Aip a recuperare immediatamente tutti gli altri interventi proposti dal Comune di Fasano e non solo, e a non farsi dettare da altri le cose da fare». All’esame dell’Autorità idrica c’erano numerosi altri progetti. Per 15 di questi, l’Aip ha preso atto del parere di «non rispondenza tecnica» emesso da Aqp. «Il parere di Aqp su cui si fonda la decisione - secondo Amati - è privo di fondamento anche tecnicamente. Tutti gli altri interventi proposti e rinviati ad un successivo esame hanno generalmente minori costi, per via di minori lunghezze, e maggiori introiti per Aqp per via di maggiori utenze da soddisfare».

Nel caso di Fasano, il Comune chiedeva di adeguare le reti di contrada Lamascopone (allaccio idrico per 100 ville), contrada S. Elia (allaccio idrico per 60 ville), contrada S. Angelo (allaccio idrico per 15 utenze tra cui alcune masserie), contrada Pezze di Monsignore (acqua e fogna per sei masserie), contrada Campranello (allaccio idrico per 30 utenze) e contrada Salamina (allaccio idrico per 60 utenze). «Oltre che la giustizia - secondo Amati -, questo provvedimento dell’Autorità idrica lede pure gli interessi di Aqp e quindi la sua “economia”, che dovrebbe essere un punto di riferimento per chi amministra una azienda pubblica. Questa condotta non si concilia con la tendenza a sistemare i propri affari con la carica pubblica che si ricopre. Mi chiedo: cosa diremo ai cittadini in attesa di acqua e fogna, quelli di Binetto, di Monopoli, Fasano, Cavallino e Ugento, Chieuti e Alberobello? Gli diremo di aspettare perché la priorità è la villa di Di Cagno Abbrescia».

Ma Di Cagno Abbrescia rimanda al mittente ogni insinuazione. «Svolgo il mio ruolo con dignità e onore - è la sua replica -, respingo tutto nella maniera più assoluta e non posso essere coinvolto. Sono un cittadino italiano e pago le tasse come tutti. Non ho mosso un dito per questa cosa, ho appreso dell’approvazione degli interventi da un comunicato dell’assessore Giannini, e in questa vicenda non posso essere coinvolto. Non ho fatto io la legge e non so nemmeno cosa dice, sono questioni che riguardano gli uffici, la valutazione dei progetti avviene sulla base di parametri tecnici né noi come Acquedotto abbiamo avuto alcun contatto con il Comune di Fasano».

 

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