verso il voto

Nuovo scontro Regioni-Governo sulle elezioni a fine settembre

Michele De Feudis

Bonaccini e Toti: «Noi pronti a votare la prima domenica del mese»

L’indicazione della finestra utile per fissare le elezioni regionali (unite nell’election day con amministrative e referendum) a partire dal 20 settembre ha scatenato un doppio ruvido conflitto: da un lato c’è lo scontro tra il governo e la Conferenza della Regioni che preme per votare la prima settimana di settembre, e dall’altro la contrapposizione tra l’esecutivo e Fratelli d’Italia che vorrebbe spostare a ottobre le elezioni e per questo i meloniani stanno animando un forte ostruzionismo a Montecitorio.

Il governo Conte (con il dossier seguito in primis dal ministro dell’interno Luciana Lamorgese), nel decreto che verrà approvato entro sabato, ipotizza una finestra dal 15 settembre al 15 dicembre, ma punta ad un election day (con il referendum e le comunali) il 20 e 21 settembre. In questo contesto si innesta la dura lettera firmata da Stefano Bonaccini e Giovanni Toti (presidente e vice della Conferenza delle Regioni) - condivisa anche dal governatore pugliese Michele Emiliano - al premier e ai ministri Lamorgese, Boccia e D’Incà, per chiedere il rispetto delle proprie autonomie costituzionali e nel chiedere una collaborazione più lineare tra stato centrale e regioni. E in più manifestano “l’intenzione delle Regioni interessate di utilizzare la prima domenica utile del mese di settembre per l'indizione delle elezioni regionali, anche al fine di garantire il regolare avvio dell'anno scolastico e di limitare l'eventuale nuovo rischio epidemiologico”.

In Toscana e Marche - in vista di una possibile riproposizione di convergenze giallo-rosse - il Pd anche ipotizza il cambio della legge elettorale per arrivare ad un sistema con il doppio turno che consentirebbe un accordo con i grillini al ballottaggio. Alla Camera, con il capogruppo di Fdi Francesco Lollobrigida in prima linea, i meloniani contestano la decisione di prevedere le elezioni il 20 settembre, in quanto danneggerebbe ulteriormente il turismo, costringendo i partiti alla inedita campagna elettorale in piena estate. Nel centrodestra, però, questo approccio non è condiviso in pieno da Fi e Lega per non indispettire il governatore della Liguria Toti e quello del Veneto Zaia (schierati per il voto prima possibile). Dal governo, infine, si registra la posizione espressa da fonti del Ministero degli Affari regionali, che sottolineano come l’impegno di Francesco Boccia sia rivolto a cercare una intesa con le Regioni, senza strappi e con la massima collaborazione.

Nel Centrodestra
La coalizione conservatrice, dopo l’incontro interlocutorio di lunedì sera, potrebbe vedersi già oggi pomeriggio a Roma per proseguire la discussione sui candidati governatore da individuare in Campania, Puglia, Marche e Toscana. Il caso pugliese, insieme a quello campano, è il più spinoso: la Lega finora non ha dato il via libera all’indicazione dei meloniani per Raffaele Fitto, eurodeputato e co-presidente del gruppo a Bruxelles dei conservatori europei. Il Carroccio sostiene per la Puglia Nuccio Altieri, ma anche in Campania contesta la nomination azzurra di Stefano Caldoro (preferirebbe un candidato civico), come nelle Marche quella del deputato di Fdi Francesco Acquaroli. In serata, però, si è registrata la nuova leva di scudi di Giorgia Meloni: “Fitto e Acquaroli, per Puglia e Marche, sono assolutamente i migliori candidati in campo”.

Poi la leader della destra ha confermato il via libera di Fdi a Caldoro e annunciato che “in settimana” il quadro dei candidati sarà completato. Allo stato parte della Lega chiede di ridiscutere gli accordi della coalizione siglati prima della nomina del presidente Copasir Raffaele Volpi, ma il rigore della Meloni (determinata e “leale” nel perorare la causa di Fitto-presidente) potrebbe costringere il Carroccio a porre fine alle attuali contrapposizioni e a ritornare sui suoi passi (riconoscendo l’accordo dell’autunno scorso).

Privacy Policy Cookie Policy