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Puglia, i tamponi non crescono nonostante i laboratori privati

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Puglia, i  tamponi non crescono nonostante i laboratori privati

La Regione mette a disposizione test disponibili per tutti, ma si fanno quelli necessari

Martedì 02 Giugno 2020, 09:38

10:36

BARI - Ai 14 laboratori della rete pubblica se ne sono aggiunti 12 privati, ma il numero di tamponi registrato in Puglia non aumenta, restando sui 2.000 al giorno. La scorsa settimana sono stati 13.982, cioè 1.997 al giorno. Più dei 9.467 (circa 1.350 al giorno) dell’ultima settimana di aprile, ma ben lontani dai 5.000 annunciati da Emiliano per la fase-2.

Perché? Probabilmente perché non è necessario farne di più, spiegano dalla Regione. «Sul punto - dice il capo del dipartimento Salute, Vito Montanaro - siamo molto tranquilli perché abbiamo dato a tutti la possibilità di essere sottoposti al tampone». Dalla scorsa settimana nella rete sono entrati anche i laboratori Cusmai e Santa Maria di Bari, Dibattista di Gravina, Extralab di Bisceglie e Suriano di Andria, che si aggiungono ai sette già autorizzati (Di Tonno di Bari, «Monteronese» di Veglie, Mardighian di Mesagne, «Centro ricerche cliniche ed ormonali» di Foggia, Lifebrain di Lecce, «Mater Gratiae» di Squinzano e «Alfa» di Poggiardo). In un giorno medio della scorsa settimana i privati hanno effettuato complessivamente circa 300 tamponi (i più attivi sono Lifebrain di Lecce, Crco Foggia e Di Tonno), sempre su disposizione dell’autorità sanitaria oppure su input dei medici aziendali per la sorveglianza sul posto di lavoro. Nel primo caso paga la Asl, nel secondo il costo delle analisi (80 euro) è a carico dell’azienda.

«I laboratori - spiega Montanaro - sono stati accreditati per microbiologia e virologia, dando a un significativo numero di operatori la possibilità di entrare nel sistema della prevenzione: presto verrà attivata una rete, anche a seguito dell’attività della Croce rossa». Il test nazionale di sieroprevalenza, infatti, servirà a individuare la strategia per la sorveglianza epidemiologica. Il test dirà quale è la percentuale degli italiani che ha sviluppato gli anticorpi, e su quella base il ministero della Salute dovrà dire alle Regioni come muoversi.

In Puglia le campagne di test sierologici a tappeto fatte negli ospedali hanno detto che circa il 2% degli operatori ha gli anticorpi. Se questa percentuale fosse mantenuta anche tra la popolazione generale (a questo serve il test della Croce rossa), significherebbe che in Puglia ci sono 3,9 milioni di persone suscettibili al coronavirus. E dunque si potrebbe decidere di sottoporre queste persone a test sierologico di massa, magari prevedendo il tampone di controllo.

A questo serve la rete di sorveglianza in cui sono entrati anche i laboratori privati, che potranno somministrare anche il test sierologico (magari scelto tra quelli più avanzati oggi in commercio). Un positivo asintomatico individuato presto è, infatti, un potenziale «spreader» che viene isolato: è su questo che - dice la Regione - si giocheranno i prossimi mesi. Oggi i tamponi si fanno soprattutto su richiesta della sanità pubblica, per le indagini epidemiologiche che scoprono sempre meno positivi. Ma tra qualche settimana la strategia potrebbe cambiare.

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