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Tamponi in Puglia, fase 2 va a rilento: autorizzati (per ora) solo 7 laboratori privati

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Tamponi, a rilento Fase 2: autorizzati primi 7 laboratori privati

Il centro Ditonno è l'unico autorizzato a Bari

La Regione: test rapidi inaffidabili, 38 falsi positivi negli ospedali di Bari e Foggia

Giovedì 14 Maggio 2020, 08:30

BARI -  I primi sette laboratori privati sono stati autorizzati e - teoricamente da oggi, più probabilmente da lunedì - potrebbero cominciare ad esaminare i tamponi. Ma il piano della Regione prevede di arrivare fino a 20 strutture, che dovrebbero garantire punte massime di 6mila test al giorno da aggiungere a quelli (oggi sono 2.500) processati dai 12 laboratori della rete pubblica.

Le nuove linee guida pugliesi per i tamponi sono in vigore da lunedì. Si basano su un protocollo predisposto dall’Aress e che è stato condiviso da tutti i medici competenti delle Asl e delle aziende ospedaliere: un bel segnale di concordia dopo le polemiche della scorsa settimana. Il protocollo - come da disposizioni del ministero della Salute - esclude radicalmente i test rapidi perché ritenuti inaffidabili, oltre che non utilizzabili per certificare una infezione in atto: l’esame sierologico aveva individuato 38 su 1.400 operatori sanitari della Asl Bari e dei Riuniti di Foggia, ma tutti i tamponi di controllo sono poi risultati negativi.

E dunque l’unico mezzo diagnostico sono i tamponi. Mentre i Dipartimenti di prevenzione continueranno la sorveglianza attiva (la ricerca dei malati di covid) attraverso le tecniche epidemiologiche, le strutture sanitarie pubbliche ed accreditate potranno sottoporre a test molecolare i lavoratori dei reparti «ad alto rischio di contagio» anche ogni 15 giorni (ogni 30 quelli dei reparti in cui ci sono pazienti immunodepressi), con l’obiettivo di valutare l’efficacia delle misure di prevenzione e di cercare gli eventuali lavoratori asintomatici. Ma sempre «a seconda della situazione epidemiologica» e non, dunque, con campagne a tappeto: dall’avvio delle misure di controllo più stringenti - fanno notare dalla Regione - i reparti covid non hanno registrato nemmeno un operatore sanitario positivo. Significa che l’uso appropriato di dispositivi di protezione serve a prevenire efficacemente il contagio.

I laboratori privati (quelli autorizzati sono Ditonno di Bari, «Monteronese» di Veglie, Mardighian di Mesagne, «Centro ricerche cliniche ed ormonali» di Foggia, Lifebrain di Lecce, «Mater Gratiae» di Squinzano e «Alfa» di Poggiardo) potranno effettuare i tamponi anche ai cittadini, su prescrizione del medico e dunque gratis. Mentre saranno a pagamento i tamponi di controllo effettuati nelle aziende private su richiesta del medico competente: ad esempio in caso di focolai, oppure per il rientro in servizio del lavoratore dopo la malattia. In questo caso l’esame del tampone costerà 80 euro. Ma non si può escludere che i cittadini si rivolgano privatamente ai laboratori per chiedere l’effettuazione degli esami.

Il piano per la fase-2 dei tamponi, però, sembra andare a rilento visto che mancano all’appello gli altri 13 laboratori privati: i procedimenti di accreditamento - dicono dalla Regione - sono ancora in corso. «In proporzione al numero dei contagiati abbiamo fatto gli stessi tamponi del Veneto», ha ribadito ieri il governatore Michele Emiliano spiegando che anche dopo l’istituzione della rete pubblico-privata «il tampone diagnostico per i cittadini è sempre gratuito». Ma 3mila tamponi al giorno a 80 euro (il costo che la Regione dovrà riconoscere ai laboratori) equivalgono a 6 milioni di euro al mese: difficile - spiegano però dal dipartimento Salute - che la capacità di analisi verrà saturata, se non eventualmente quando si arriverà alla seconda fase dell’epidemia.

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