l'appello

Puglia, beffa mascherine a 50 cent. «Non si trovano». I farmacisti: non ce le danno

Redazione online

Al momento non sono disponibili neppure presso i produttori

BARI - «Eliminare l’Iva, perché le mascherine non costano davvero 50 centesimi ma 61 e procedere all’effettiva messa in disponibilità delle mascherine, che al momento non sono disponibili neppure presso i produttori». Sono alcune delle proposte del vicepresidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani e presidente dell’ordine dei farmacisti di Bari e BAT, Luigi D’Ambrosio Lettieri. «I farmacisti sono anche disponibili alla distribuzione gratuita delle mascherine», evidenzia purché «le fornisca il governo».

Per Lettieri «i farmacisti sono stati mandati a combattere una guerra al fronte, senza armi, e hanno dovuto procurarsi da soli le mascherine, e in questo contesto sono fioccate le multe" e i «verbali per i problemi sulle conformità». «I farmacisti - aggiunge - pretendono rispetto e riconoscimento dell’attività che stanno svolgendo al servizio della comunità, in una situazione di emergenza nella quale hanno dato più che sufficiente prova di zelo, competenza e coraggio». E conclude: "Sono sdegnati da questo pessimo modo di gestire la vicenda e le mascherine non vorrebbero darle. Se la patria chiama, i farmacisti rispondono come hanno già fatto, ma metteteci nella condizione di fare le cose per bene».

«A nessuno si può chiedere di comprare una cosa a un prezzo superiore di quello che poi dev'essere il prezzo di cessione, penso sia una cosa normale: per questo» prima di fare altri ordini «aspettiamo che venga prodotta la 'mascherina Italià che dovremmo pagare 40 centesimi». Così il presidente di Federmarma Puglia, Vito Novielli, spiega l’attuale assenza di mascherine chirurgiche nelle farmacie, quelle per cui è stato imposto un prezzo massimo di 50 centesimi. Anche se i farmacisti precisano che si tratta di 61 centesimi, considerando anche l’Iva.

«Le mascherine che noi avevamo - evidenzia Novielli - le abbiamo comprate a un prezzo superiore, ciononostante non abbiamo esitato a cederle a 61 centesimi, così come prevede l'ordinanza del commissario Arcuri. Terminate quelle scorte in farmacia, non le abbiamo più ricomprate. Io e tanti colleghi abbiamo adottato questo criterio: cediamo quello che abbiamo, saremo o no rimborsati, ma nel riacquisto aspettiamo sia messa in commercio questa 'mascherina Italià, prodotta da aziende italiane autorizzate a farlo, che noi dovremmo acquistare a 40 centesimi più questa benedetta Iva». «Noi - conclude - abbiamo chiesto di eliminarla, ma ancora oggi ferma al 22%, la stessa Iva dei gioielli».

MASCHERINE INTROVABILI - Le mascherine chirurgiche, quelle per cui è stato imposto un prezzo massimo di 50 centesimi, «sono diventate introvabili». Lo confermano alcuni farmacisti pugliesi evidenziando che anche per loro «è impossibile pagarle a quel prezzo, mentre la gente pretende di pagarle quanto ha sentito dire da Conte nel discorso in tv, e ci accusa di voler speculare».

«In realtà - sottolinea il titolare di due farmacie, in provincia di Bari e di Foggia - dalle mascherine non è stata tolta l’Iva al 22%, quindi il prezzo al quale è possibile venderle è a 61 centesimi. Ma gli unici che ci consentono un minimo di guadagno sono i grossisti, che le vendono a noi a 40 centesimi, ma ormai hanno esaurito le scorte». «Ieri - aggiunge il farmacista - ne ho avute solo 50 e le ho vendute in cinque minuti. Oggi me ne arrivano altre 30 e sono già tutte prenotate».

I farmacisti denunciano anche «molta confusione sulle pratiche di rimborso per ottenere dal governo la differenza di prezzo delle mascherine che, ad esempio, erano già in magazzino prima che fosse fissato il prezzo di 50 centesimi, o di quelle che sono «costretti a pagare anche tre euro e a rivendere a molto meno». «Quelle che avevamo - sottolineano - le abbiamo pagate 1,50 centesimi e le abbiamo vendute a 61 centesimi, tra le proteste dei clienti. Ora dobbiamo sperare che il governo, chissà quando, ci rimborsi».

La dottoressa Valeria Berrino, titolare della Farmacia San Nicola, nel centro di Bari, spiega che «la pratica per il rimborso è complicatissima». E aggiunge di aver trovato con difficoltà una confezione di mascherine chirurgiche a 50 centesimi e di averle vendute tutte «al prezzo di costo». «Però - precisa - non lo farò più, infatti sto puntando su quelle lavabili e certificate con il marchio Ce: le prendo da un’azienda dell’Abruzzo a 3,60 euro più Iva e le vendo a circa 8 euro: per me - conclude - questo è il futuro, anche perché quelle chirurgiche andrebbero buttate dopo quattro ore».

FEDERFARMA PUGLIA: «STOP ORDINI, PREZZI ALTI» - «A nessuno si può chiedere di comprare una cosa a un prezzo superiore di quello che poi dev'essere il prezzo di cessione, penso sia una cosa normale: per questo» prima di fare altri ordini «aspettiamo che venga prodotta la 'mascherina Italià che dovremmo pagare 40 centesimi». Così il presidente di Federmarma Puglia, Vito Novielli, spiega l’attuale assenza di mascherine chirurgiche nelle farmacie, quelle per cui è stato imposto un prezzo massimo di 50 centesimi. Anche se i farmacisti precisano che si tratta di 61 centesimi, considerando anche l’Iva.

«Le mascherine che noi avevamo - evidenzia Novielli - le abbiamo comprate a un prezzo superiore, ciononostante non abbiamo esitato a cederle a 61 centesimi, così come prevede l'ordinanza del commissario Arcuri. Terminate quelle scorte in farmacia, non le abbiamo più ricomprate. Io e tanti colleghi abbiamo adottato questo criterio: cediamo quello che abbiamo, saremo o no rimborsati, ma nel riacquisto aspettiamo sia messa in commercio questa 'mascherina Italià, prodotta da aziende italiane autorizzate a farlo, che noi dovremmo acquistare a 40 centesimi più questa benedetta Iva». «Noi - conclude - abbiamo chiesto di eliminarla, ma ancora oggi ferma al 22%, la stessa Iva dei gioielli». 

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