L'emergenza
Puglia: Rsa, il contagio è arrivato da ospedali e infermieri
Si cerca il «caso zero»: spesso i malati erano rientrati da ricoveri
Bari - Il virus è entrato nelle residenze socio-assistenziali attraverso il personale. Oppure, in almeno due casi, per il tramite di pazienti che erano a loro volta passati attraverso un reparto ospedaliero. In queste ore la Regione sta provando a fare sintesi sulla reale portata del covid all’interno delle Rsa pugliesi (la stima è di circa 700 contagi e una trentina di decessi), ma nel frattempo il lavoro degli epidemiologi delle Asl ha provato a ricostruire le catene del contagio partendo dal «caso zero». Certezze non ce ne sono e molto probabilmente non ce ne saranno mai, ma - considerando che l’accesso dei visitatori è stato chiuso quasi ovunque nella prima settimana di marzo e che i primi casi si sono verificati dopo il 10 - è possibile avanzare qualche ipotesi. Fermo restando che spetterà alle Procure stabilire eventuali responsabilità, anche collegate all’eventuale mancato utilizzo delle mascherine.
È ad esempio sotto esame (ci lavorano i Nas di Taranto su delega della Procura di Lecce) la genesi del focolaio nella Rsa «La Fontanella» di Soleto, con 120 contagi e 12 morti: tra le anziane persone decedute c’è anche la prima ad aver mostrato i sintomi, una donna di 86 anni poi portata al «Fazzi». L’esame della sua cartella clinica consentirà di capire se c’era stato qualche ricovero precedente: in caso contrario si potrebbe ipotizzare il contagio da parte di uno degli operatori sanitari.
A Brindisi, nella Rssa «Il Focolare» (dove ci sono 100 contagi e i decessi sono saliti a 6) il primo caso è una ultraottantenne. La donna era stata ricoverata negli ultimi giorni di marzo al «Perrino» (dove c’era stato un focolaio nosocomiale) ed era rientrata in struttura: i gestori dicono di aver avuto comunicazione dell’esito del tampone dopo il rientro. Va detto a questo proposito che il 4 aprile una circolare della Regione aveva disposto che «in caso di allontanamento dell’ospite dalla Rsa per necessità di ricovero in ospedale, non sarà possibile il suo rientro nella struttura fino al perdurare del periodo di mergenza». Due giorni dopo la Regione ha fatto un parziale dietrofront, consentendo il rientro a seguito di ricovero ospedaliero «qualora (la struttura) disponga di aree dedicate ove provvedere all’isolamento».
Ma la gestione di questa situazione è, effettivamente, molto complessa. A Bari uno dei focolai si è registrato nella «Giovanni Paolo II» di Putignano che è un presidio di riabilitazione. E qui il primo caso pare sia stato un paziente (non anziano) che si era sottoposto a riabilitazione dopo un intervento chirurgico effettuato in una clinica privata della Lombardia: è possibile - la verifica è in corso - che possa essersi contagiato lì e possa aver riportato il virus in Puglia. Negli altri tre casi baresi (Don Guanella, Villa Giovanna di San Girolamo e Noicattaro) pare probabile che il «caso zero» sia da ricondurre al personale. Nessuna certezza ma due indizi: un infermiere che risulta lavorare anche come volontario in una postazione del 118 dove si sono verificati casi di positività, e il fatto che due strutture siano gestite dalla stessa società e quindi potrebbero aver condiviso il personale.
Nella Bat, l’ultima in ordine di tempo per i focolai nelle strutture socio-sanitarie, le verifiche sono ancora in corso. Anche al «Don Uva» di Bisceglie (33 casi tra i degenti) potrebbe esserci un link epidemiologico - tramite gli operatori - con la catena dei casi registrati nell’ospedale della città. A Canosa e Minervino ieri i carabinieri dei Nas, su delega della Procura di Trani, hanno acquisito le cartelle cliniche dei pazienti e hanno chiesto informazioni sulla disponibilità di dispositivi di protezione individuale per il personale.
Infine c’è Foggia, dove il contagio ha toccato le Rsa di Troia (14 casi) e di Bovino. Quest’ultima, in particolare, è un vero mistero: Bovino è un piccolo centro che si trova lontano dai focolai del Foggiano (concentrati sul Gargano), eppure si sono verificati 33 contagi e 2 decessi. Bovino dista 40 km da Ariano Irpino, una delle zone rosse istituite in Campania per l’emergenza covid, dove c’è pure un ospedale: l’accostamento potrebbe essere più che una suggestione.