La richiesta
Regionali Puglia: «Senza doppia preferenza dovremo ricorrere al Tar»
La Puglia è una della 5 regioni italiane a non essersi ancora adeguata alla legge nazionale numero 20 del 2016: la denunci arriva dalla presidente della commissione regionale Pari opportunità, Del Giudice
BARI - Quello di oggi è l’ultimo atto formale che compiamo in questa sede, abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare», dopodiché «è chiaro che noi dovremo ricorrere al Tar» se non verrà inserita la doppia preferenza nella legge elettorale. Lo ha dichiarato la presidente della commissione regionale Pari opportunità, Patrizia Del Giudice, a margine dell’audizione in VII commissione. L’audizione è stata richiesta dalla stessa Del Giudice: a pochi mesi dalle elezioni Regionali, la Puglia fa parte delle uniche cinque regioni italiane a non essersi ancora adeguata alla legge nazionale numero 20 del 2016 che prevede la doppia preferenza di genere.
«Facciamo questo ultimo atto con grande senso di responsabilità - ha aggiunto Del Giudice - siamo un organismo tecnico, però un’azione politica va fatta. Il governo attuale si era già impegnato, tramite il presidente Michele Emiliano, a compiere come primo atto della legislatura l’approvazione della legge sulla doppia preferenza, questo non è avvenuto. Ci propongono di accontentarci di un impegno per la prossima legislatura, noi non ci stiamo. Abbiamo gratuitamente girato la Puglia e lavorato a questo progetto, non credo ci siano donne che vogliano attendere ancora cinque anni. Siamo partiti con morbidezza, siamo partiti con la parola, poi abbiamo incontrato, abbiamo portato in regione anche un costituzionalista, Stelio Mangiameli, che ha guidato altre regioni ad ottenere la doppia preferenza. E’ una questione di civiltà e democrazia paritaria». In VII Commissione del Consiglio regionale sono state depositate tre proposte di legge per introdurre nel sistema elettorale pugliese la doppia preferenza. Le tre proposte portano le firme di altrettanti consiglieri regionali di maggioranza: Ernesto Abaterusso, Cosimo Borraccino e Anita Maurodinoia.
La proposta di Abaterusso - è emerso oggi durante l’audizione della presidente della Commissione Pari opportunità, Patrizia Del Giudie - la prima ad essere stata depositata, è stata inserita nell’ordine del giorno 11 volte, ma la discussione non è mai stata avviata e la Commissione non è mai giunta, quindi, ad un voto. Già nel 2012, durante il governo Vendola, con il voto segreto il Consiglio regionale affossò la proposta di legge per inserire la doppia preferenza di genere.
Il 3 febbraio del 2016, però, è stata approvata una legge nazionale, la numero 20, che stabilisce i principi fondamentali cui le Regioni devono attenersi nella disciplina del proprio sistema elettorale. In particolare, la legge parla di «promozione della parità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l'accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive». La Regione Puglia non si è ancora adeguata.
SI ANIMA IL DIBATTITO NEL CENTROSINISTRA - La doppia preferenza anima il dibattito nella maggioranza di centrosinistra.
Se il Pd, per bocca del consigliere regionale Michele Mazzarano, oggi in commissione ha sostenuto che è necessario prima approvare la doppia preferenza, gli esponenti di Puglia Popolare - l’assessore all’Ambiente Gianni Stea e il presidente dell’Arpal Massimo Cassano, chiedono che nella nuova legge elettorale, oltre alla doppia preferenza, vengano inserite altre due novità: dimissioni del consigliere eletto e poi nominato assessore, e sbarramento al 3% per chi si presenta in coalizione. Sono «i tre punti fondamentali - rilevano - per fornire anche la Puglia di una moderna legge elettorale, in linea con quanto avviene nella maggior parte delle Regioni italiane». Stea è tra i sostenitori della sospensione dei consiglieri eletti nominati assessori, proposta che però è stata bocciata dal presidente Michele Emiliano che, nei giorni scorsi, ha ribadito che «non è nel programma di governo».
«Anche in questo caso - sostiene Stea - basterebbe prendere esempio da altre Regioni e da quanto avviene nei Comuni. Oltretutto in Puglia tutto avverrebbe a costo zero per la casse pubbliche, mentre sono ben altri i punti sui quali chiedere e ottenere risparmi di risorse».