BARI - «Il quadro che proviene da prove dichiarative» rese dalle donne, presunte vittime dell’ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo, «non consente in questo momento di privare una persona della libertà». Per questo gli avvocati Beniamino Migliucci e Gianluca D’Oria, difensori di Bellomo, hanno ribadito, durante una udienza di sette ore davanti ai giudici del Tribunale del Riesame di Bari, la richiesta di annullamento dell’ordinanza di arresti domiciliari. Bellomo è detenuto dallo scorso 9 luglio per presunti maltrattamenti su quattro donne, tre ex borsiste e una ricercatrice della sua Scuola di Formazione per la preparazione al concorso in magistratura 'Diritto e Scienza', ed estorsione ad un’altra ex corsista per averla costretta a lasciare il lavoro in una emittente locale.
All’udienza hanno partecipato anche i magistrati della Procura che coordinano le indagini, l’aggiunto Roberto Rossi e il sostituto Daniela Chimienti, che hanno insistito perché Bellomo resti ai domiciliari, producendo anche nuovi documenti, scambi di e-mail tra l’ex giudice e una delle donne.
I difensori di Bellomo hanno evidenziato che delle cinque donne che avrebbero subito maltrattamenti e l’estorsione, «tre sono state sentite dalla Procura di Piacenza, che tuttavia non ha mai ritenuto che vi fossero elementi di reato».
I legali hanno anche prodotto la richiesta di archiviazione della Procura di Milano per fatti simili, a dimostrazione che «interpretazioni diverse indeboliscono l’idea di gravi indizi di reità e questo dovrebbe almeno far riflettere sulle attuali esigenze cautelari». Hanno poi contestato l’accusa di estorsione, definendola «inesistente» e comunque «datata», e la "para-familiarità dei rapporti» tra Bellomo e le presunte vittime, alla base della ipotesi di maltrattamenti.
I giudici del Riesame di Bari dovranno decidere sulla libertà personale di Francesco Bellomo entro lunedì.