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Dress code alle corsiste, Bellomo: «Io strumentalizzato, non maltrattatore»

 
Redazione online

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Caso Bellomo, altre denunceLicenziamento, firmerà Mattarella

Domani la difesa chiederà al Riesame l'annullamento della misura cautelare

Mercoledì 24 Luglio 2019, 18:29

BARI - «C'è qualcosa di ancora più prezioso della libertà, la dignità...a rileggere tutta questa storia, ora a mente fredda, e vedendo le cose che vanno a dire dopo, ho la netta sensazione di essere stato strumentalizzato, altro che maltrattatore». È uno dei passaggi dell’interrogatorio di Francesco Bellomo, l’ex giudice del Consiglio di Stato agli arresti domiciliari dallo scorso 9 luglio per presunti maltrattamenti su quattro donne, tre ex borsiste e una ricercatrice della sua Scuola di Formazione per la preparazione al concorso in magistratura 'Diritto e Scienza', ed estorsione ad un’altra ex corsista per averla costretta a lasciare il lavoro in una emittente locale. Bellomo è stato interrogato per quasi nove ore il 16 luglio dal gip Antonella Cafagna e dai magistrati che hanno coordinato le indagini, il procuratore aggiunto Roberto Rossi e il sostituto Daniela Chimienti. Domani i suoi difensori, gli avvocati Beniamino Migliucci e Gianluca D’Oria, saranno a Bari per discutere l’udienza di Riesame e chiedere l’annullamento della misura restrittiva.

Nell’interrogatorio della scorsa settimana, all’esito del quale il gip ha rigettato la sua istanza di revoca della misura cautelare, Bellomo nega tutte le accuse, dicendo di essere stato «strumentalizzato» da donne che "volevano ottenere» qualcosa. Parla di alcuni episodi come di "baggianate», di «storielle» e definisce «bugiarde» le donne che lo hanno accusato. «Come in qualsiasi rapporto contrattuale ci sono diritti e obblighi» dice, spiegando il senso del contratto che veniva fatto sottoscrivere alle borsiste e che prevedeva rigidi codici di comportamento, un dress code e anche «la clausola del fidanzato a punteggio» perché «tutte le persone che ti stanno accanto inevitabilmente ti influenzano. Tu impari e disimpari da loro». Per l’ex giudice «le regole sono il codice che noi diamo al nostro rapporto, la nostra struttura esistenziale», descrivendo la sua idea di «fedeltà»: «non la esigevo, ma per me era mancanza di rispetto, e la mancanza di rispetto io la chiamo tradimento».
Al gip Bellomo nega di aver sottoposto le donne a prove di velocità e di averne controllato la vita privata. «Le ho fatto credere di aver fatto i controlli...in realtà non ho fatto nessun controllo, ero un buon giocatore di poker». Ammette però di aver chiesto a una di loro di scusarsi in ginocchio, spiegando che «non è un atto di sottomissione, io voglio la prova che mi posso fidare di te, questo il punto. Questo magari può fare scalpore, non dovrebbe, perché quando un uomo si inginocchia per chiedere la mano di una donna, non è un atto di sottomissione, ma un atto per dire io sto, voglio dare importanza».

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