Il caso

L'Ucraina mette «al bando» Al Bano: «Minaccia per sicurezza nazionale». Il web si scatena

Bianca Chiriatti

Il cantante di Cellino San Marco ha replicato: «Non faccio politica, chiariremo con l'ambasciatore»

La notizia aveva tutta l'aria di essere un fake, ma è proprio vero che il ministero della Cultura in Ucraina ha inserito il cantante di Cellino San Marco (Br) Albano Carrisi (Al Bano) nella lista delle 147 persone pericolose per la sicurezza nazionale. Eppure il motivo per cui l'ex marito di Romina Power sarebbe una minaccia per il paese non sta nelle sue hit come "Felicità" o "Nel sole", né nei suoi potenti acuti, ma nel continuo sostegno del cantante nei confronti di Putin e contro le sanzioni da parte dell'Europa verso la Russia, sollecitate dall'Ucraina.

Al Bano non ha nascosto la sua opinione («Putin? Se è bravo lo dico. E le sanzioni contro la Russia sono inutili e dannose»), tuttavia ha ribadito, una volta appresa la notizia, di essere un uomo di pace: come riporta il sito ilmessaggero.it, non ha mai fatto dichiarazioni contro l'Ucraina, dove è molto famoso, né ha mai fatto politica. La sua unica volontà, ora, è quella di incontrare l'ambasciatore ucraino in Italia per chiarire la situazione.

LA REPLICA DI AL BANO ALL'AMBASCIATORE UCRAINO - «Ribadisco e rivendico il mio essere un uomo di pace, di aver sempre e solo cantato la pace e l'amore, senza aver mai svolto alcun ruolo politico in alcuno dei Paesi del mondo in cui sono stato invitato per i miei concerti. Detto ciò, accolgo di buon grado l’invito dell’ambasciatore ucraino». Lo scrive Albano Carrisi, in arte Al Bano che sottolinea: «Spero così, davanti ad un bicchiere di buon vino, di dimostrare che la musica non ha catene o colori politici, non porta sangue ma libertà, non crea catene ma le spezza, giunge dove anche le grida più acute e violente non potranno mai arrivare. E decidere dove cantare o dove smettere di farlo significa togliere speranza alle persone che affollano le piazze e i teatri solo per la gioia di cantare e divertirsi». 

La notizia, come era prevedibile, ha fatto comunque il giro del web, suscitando non poca ironia. Ecco qualche esempio:

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