La maxi-evasione
Tra Foggia e il Salento ecco la «ragnatela» dei signori delle scommesse
Dopo il sequestro delle sale da gioco riconducibili a Tommy Parisi
Le sette sale da gioco riconducibili a Tommy Parisi, il figlio del boss barese, fatturavano «circa 300.000 euro a settimana, quindi erano sale grosse». Con il 15% di utile medio, da dividere a metà con il bookmaker, e senza contare provvigioni di agenzia e gli altri giochi on-line. Sono queste le cifre che giravano nel sistema Martiradonna, azzerato martedì dall’operazione «Scommessa» della Dda di Bari. Un meccanismo, quello dei «.com» maltesi (le piattaforme senza licenzia italiana), che si era diffuso a macchia d’olio in tutta la Puglia: la Bet1128 dei Martiradonna aveva i suoi «master» anche a Foggia e nel Salento. Quasi tutti sono stati arrestati.
Le indagini della Finanza, che ha visto la collaborazione tra lo Scico e il Gico di Bari diretto dal tenente colonnello Angelo Ancona, hanno ad esempio svelato il ruolo di Giuseppe La Gala, 59 anni, referente foggiano dei Martiradonna già dai tempi della Paradisebet, che ha – tra l’altro – un punto scommesse all’interno di una multisala: in tre mesi, a fronte di un flusso di giocate da 1,2 milioni, la sua rete di 23 sale produce 246mila euro di utili. La Gala è finito ai domiciliari insieme al socio, l’altro foggiano Alessandro Di Bello, 40 anni, e a Raffaele Tagliente, 38 anni, di Taranto, che con Martiradonna ha un accordo molto lucroso, chiuso sulla parola: «Su 100 mila euro di fatturato e 50mila euro di pagato (scommesse perse per il bookmaker) restano 50mila, di cui 25mila vanno alla rete (provvigioni e premi da riconoscere ai livelli sottostanti, agenti e agenzie) e del delta di 25mila, parte, pari all’1,50%, sono da riconoscere al provider, e la differenza da dividere tra lor due secondo le percentuali del 30% (a Martiradonna) e 70% (a Tagliente)». Siamo nell’ordine di un milione di euro al mese di raccolta nelle sue sale, e di 20mila euro al mese che Tagliente consegna più volte in contanti a Francesco Martiradonna.
Cifre importanti, ma nulla a confronto del business di Giuseppe Decandia, 43 anni, di Altamura, ritenuto la vera mente del marchio Planetwin 365, venduto a un fondo olandese: è il cuore del «doppio binario», quello in base a cui il bookmaker austriaco (che aveva ottenuto la licenza italiana grazie alla sanatoria della Legge di Stabilità del 2015) offriva sottobanco nelle sue sale – secondo la Finanza – le scommesse illegali della Bet1128 dei Martiradonna: per questo accordo i Martiradonna ottengono 18 milioni di euro, di cui – secondo le indagini – 10,8 sono stati già versati. Va precisato, con riferimento alla SKS365 che le investigazioni hanno riguardato esclusivamente la proprietà/management che ha gestito la società Planetwin 365 fino al 2017, ovvero prima della sua cessione ai nuovi proprietari, nei cui confronti non sono emersi elementi di responsabilità
Un fiume di denaro da quasi un miliardo di euro (è il fatturato del gruppo dal 2012 al 2016), un sistema ricostruito grazie a 430mila intercettazioni telefoniche e 13mila ambientali e finito in una gigantesca lavatrice fatta di immobili e attività commerciali, tanto che per la prima volta è stato contestato su larga scala l’articolo 512 bis, il trasferimento fraudolento di valori, insieme all’associazione mafiosa, il riciclaggio e la truffa allo Stato. Francesco e Michele Martiradonna, per esempio, avevano investimenti a Londra e Copacabana e stavano valutando l’acquisto di due appartamenti a Miami da un milione di euro l’uno. Valorizzando le risultanze investigative, il gip Gianluca Anglana ha disposto il sequestro di beni per quasi 200 milioni: oltre alle sale giochi di Tommy Parisi ci sono appartamenti a Bari, a Foggia, a Manfredonia, ristoranti, polizze vita, i conti correnti a Malta della Centurionbet riconducibile ai Martiradonna, oltre naturalmente a tutti i siti «.com» per la raccolta di scommesse illegali (partendo da Bet1128) che sono stati disattivati. Ieri intanto al comando regionale della Finanza c’era proprio il generale Alessandro Barbera, comandante dello Scico: insieme al procuratore aggiunto Roberto Rossi, al colonnello Pierluca Cassano e al professor Nicola Triggiani ha parlato delle misure di prevenzione nel nuovo codice antimafia. L’operazione di martedì ne è stata un buon esempio.