Bari, auto per disabili rubata nel parcheggio: dopo il tam tam social i ladri la restituiscono
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La strage
Redazione online
13 Novembre 2018
Si sono difesi spiegando di aver rispettato tutte le normative vigenti in materia di sicurezza i dirigenti del Ministero delle Infrastrutture imputati nell’udienza preliminare sulla strage ferroviaria che il 12 luglio 2016 causò tra Andria e Corato la morte di 23 persone e il ferimento di altri 51 passeggeri.
In particolare, la difesa del direttore generale Virginio Di Giambattista ha sostenuto che era dell’Ustif, ufficio periferico del Ministero, il compito di controllare che le misure di sicurezza sulla tratta ferroviaria fossero idonee e che mai erano state segnalate al Ministero situazioni di pericolo. Gli stessi dirigenti dell’Ustif di Bari si sono difesi sostenendo che il blocco telefonico, seppur vetusto, era un sistema ancora consentito dalla normativa sulla sicurezza all’epoca in vigore.
Nell’udienza di oggi ha parlato anche la difesa del capotreno Nicola Lorizzo, sopravvissuto all’incidente, che viaggiava sul convoglio partito da Andria (il collega che era a bordo del treno da Corato è tra le vittime). Si è difeso dalle accuse sostenendo che spettava ai capistazione, e non al capotreno, verificare che la linea fosse libera.
Per tutti i difensori hanno chiesto il proscioglimento. Nella prossima udienza del 15 novembre toccherà ai legali dei dirigenti di Ferrotramviaria e della stessa azienda.
Per la strage rischiano il rinvio a giudizio 17 persone accusate, a vario titolo, di disastro ferroviario, omicidio colposo, lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso. Nel procedimento sono costituiti parti civili Regione Puglia, Comuni di Andria, Corato e Ruvo di Puglia, familiari delle vittime e diverse associazioni. Ferrotramviaria e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono invece costituiti come responsabili civili.(
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