In attesa del processo

Ferrovie Sud-Est, la Cassazione: «Schiano resti ai domiciliari»

Massimiliano Scagliarini

«Misure cautelari proporzionate ai rischi. Irrilevante che la società non sia stata dichiarata fallita»

L’accusa può contestare l’ipotesi di bancarotta fraudolenta anche in caso di concordato preventivo presentato dopo la riforma della legge fallimentare. È questo, in estrema sintesi, il motivo che ha portato la Cassazione a respingere il ricorso dell’avvocato romano Angelo Schiano contro l’ordinanza che, il 2 febbraio, ha fatto scattare undici arresti domiciliari per il crac di Ferrovie Sud-Est. Alla vigilia dell’avvio del dibattimento (prevista a Bari per il 3 ottobre) l’inchiesta del pool coordinato dal procuratore aggiunto Roberto Rossi segna un altro punto a favore: quello presentato dal legale romano, ritenuto amministratore di fatto di Fse, è il primo ricorso sulle misure cautelari esaminato (e respinto) dalla Suprema corte.
«È irrilevante che la società non sia stata dichiarata fallita», scrive la Cassazione, sottolineando che le condotte di cui è accusato Schiano (insieme a buona parte degli altri imputati), pur avvenute prima del concordato, rientrano pacificamente nell’alveo della bancarotta fraudolenta: la riforma del 2012 «non ha introdotto un nuovo istituto fallimentare, ma ne ha - solo - esplicitato i benefici, funzionali alla realizzazione dello scopo conservativo». Se così non fosse, è detto in sentenza, si sarebbe di fronte a «una pretesa area di impunità» per chi, accusato di bancarotta, ricorre poi al concordato pensando così di poter cancellare le proprie colpe. Nel merito della vicenda, la Cassazione ritiene ben motivato il pericolo di reiterazione contestato a Schiano dal gip: pesano «la complessiva competenza ed il know how dal medesimo acquisito, inferendo positivi indicatori di attuale pericolosità anche dalla condanna per fatti, caratterizzati dalla medesima oggettività giuridica e relativi a diversa società, riportata dallo Schiano». Il riferimento è alla condanna per bancarotta, confermata in Appello, nel caso del Maddof dei Parioli.
L’inchiesta per il crac di Ferrovie Sud-Est riguarda gli sprechi degli ultimi dieci anni della gestione dell’avvocato tarantino Luigi Fiorillo. Dalle consulenze d’oro agli incarichi legali milionari all’avvocato Schiano. Sono tuttora entrambi ai domiciliari così come l’imprenditore bolognese Carlo Beltramelli, 63 anni, l’ex assessore regionale ai Trasporti della giunta Fitto, Fabrizio Camilli, l’«archivista» Rita Giannuzzi, di Maglie, e suo figlio Gianluigi Cezza. Dovrà invece essere rifissata (per un problema di notifiche) l’udienza preliminare a carico di Gianluca Neri e Antonio Scarfoglio Ferrara. Tutti rispondono, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta per aver causato un buco di 230 milioni nei conti della società oggi passata al gruppo Fs.

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