La Puglia al Governo

Dai libri ai viaggi in gommone. Tria, da Castellana Grotte al Mef

Leonardo Petrocelli

Non solo il premier Conte, nativo di Volturara Appula (Foggia), e la ministra salentina Lezzi. La «pattuglia» di pugliesi al governo si arricchisce del ministro dell’Economia

BARI - Non solo il premier Giuseppe Conte, nativo di Volturara Appula (Foggia), e la ministra salentina Barbara Lezzi. La «pattuglia» di pugliesi al governo si arricchisce di un ulteriore tassello: il ministro dell’Economia Giovanni Tria, classe 1948, nato a Roma ma con le radici ben affondate nel Tacco d’Italia. A fornire qualche riferimento biografico e «di colore» è la cugina del titolare del Mef, la dottoressa Mariarosa Giangrande, che con Tria ha condiviso una parte del proprio percorso di vita.

Mariarosa Giangrande, Tria è davvero di origini pugliesi?
«Non c’è dubbio. Suo padre, Vincenzo, è nato a Castellana Grotte di cui il nonno materno fu segretario comunale. Anche la mamma, una insegnante di lingua, era pugliese, credo di Cerignola».

E i natali romani?
«Il padre lavorava per il ministero dell’Industria e si trasferì a Roma dove Giovanni poi è nato».

Al di là del dato biografico, il ministro ha conservato un legame con le proprie origini?
«Adora la Puglia anche se è venuto raramente negli ultimi periodi. Ma il rapporto con questa terra è solido e piacevolissimo. Credo non abbia nessun problema a definirsi di origini pugliesi»

Tiriamo a indovinare: un amante del mare?
«Lo ha sempre amato moltissimo come la lettura in cui si perdeva. Da ragazzo ha fatto molti viaggi in gommone tra gli isolotti greci. Gli piacevano i campeggi nautici. Parliamo di una persona curiosa, senza dubbio».

Altre qualità?
«È un uomo molto sereno, mite, arguto, estremamente brillante. Non gli mancano il sarcasmo e un certo humor all’inglese».

Era un «secchione»?
«Negli studi se l’è sempre cavata splendidamente soprattutto per la sua intelligenza. Si applicava certo ma non so quanto perché era parecchio impegnato in politica».

Di lui si dice che da giovane fosse politicamente molto «agitato» e completamente spostato a sinistra...
«Io l’ho frequentato in una fase successiva dove, in realtà, pesava molto l’aspetto culturale. Penso all’esperienza molto fervida e feconda di Palazzo Rivaldi, il “convento occupato”, dove prese corpo un moto fortissimo animato da artisti e intellettuali come Bobbio».

Ma Tria era «maoista»?
«Ha vissuto a Pechino come economista per un po’ di tempo, ma non credo che il luogo lo attraesse anche per ragioni politiche».

Oggi cosa è rimasto di quel profilo battagliero?
«Tria è veramente un moderato. Ha una grande capacità d’ascolto e una enorme pazienza. E poi, in tante occasioni, ha svolto il ruolo di mediatore economico. Una esperienza che si rivelerà preziosa».

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