La trattativa
Ilva, confronto sino a notte ma l'accordo è ancora lontano
L'incontro tra i sindacati e Arcelor Mittal non ha prodotto risultati: le parti si sono lasciate senza neanche una intesa di massima
Si è protratto fino ad oltre l’una di notte la trattativa fra i sindacati e i vertici di ArcelorMittal. Ma alla fine le parti si sono lasciate senza un accordo nemmeno di massima. «Le proposte di Mittal» su occupazione e retribuzione «sono ancora insufficienti per poterle considerare presupposto di un accordo» ha detto il segretario della Uilm Rocco Palombella. Ora i sindacati convocheranno le assemblee di fabbrica per riferire. E si è appreso che le parti si sarebbero reincontrate in un luogo privato e lontano da occhi indiscreti.
Questa volta il confronto non ha avuto come sede al ministero dello Sviluppo economico dove, peraltro, non è ancora arrivato il successore di Carlo Calenda, ma nella sede romana di Fim-Cisl, Uilm-Uil e Fiom-Cgil. L’obiettivo era quello di arrivare a un accordo sui punti che riguardano i livelli occupazionali e quelli retributivi, un accordo da presentare al nuovo governo e dal quale partire. L’incontro doveva essere segreto ed è stato programmato dopo che in questi giorni le diplomazie delle due parti hanno lavorato lontano dai riflettori, ma la notizia è comunque trapelata.
LA ROTTURA IL 10 MAGGIO - Le parti si erano lasciate lo scorso 10 maggio quando i sindacati non avevano voluto accettare la proposta di accordo fatta dal governo. Fino a ieri il colosso siderurgico, numero uno nel mondo e in Europa, era rimasto fermo a 10 mila dipendenti. Oggi per essere tornati al tavolo quella cifra dovrebbe essere stata ritoccata al rialzo, ma non a sufficienza. D’altra parte i sindacati chiedono che tutti i circa 13 mila e 800 dipendenti debbano essere riassorbiti entro la fine del piano industriale (cioè il 2023). Potrebbero anche essere assunti da controllate di ArcelorMittal per svolgere attività eventualmente esternalizzate. La trattativa, nel palazzone di Corso Trieste, è andata avanti a oltranza per tutta la giornata e prosegue in serata. Bocche cucite e facce scure. Nel pomeriggio accanto al ceo di Am Investco Matthieu Jehl e al direttore del personale Annalisa Pasquini, è arrivato il ceo di Mittal Europa Geert Van Poelvoorde. Quello che tutti i sindacati vogliono evitare, dalla Fim-Cisl al Usb (anch’essi al tavolo di oggi) passando per Fiom e Uilm, è la chiusura di Ilva.
CALENDA: GOVERNO PRONTO AD ALTRE RISORSE - «In nessun pianeta di nessuna galassia conosciuta o sconosciuta, un investitore che vince una gara e mette 4,2 miliardi sul piatto per risanare il più grande complesso industriale del Sud viene accolto a suon di ricorsi e di piani assurdi del tipo 'vogliamo progressivamente chiuderè. Ma di che parliamo? Ma come si chiude progressivamente l'acciaieria più grande d’Europa, con quali soldi, con quali costi per tutta l’industria italiana, con quali soluzioni per i 20.000 lavoratori tra diretti e indotto». Quindi, ha concluso, "lasciamo i deliri dei populisti 'alle vongolè, anzi 'alle cozze pelosè per essere più precisi, fuori dai tavoli sindacali».