Il caso
Manfredonia, due milioni buttati per (non) salvare il villaggio Ippocampo: «Favorita l'impresa del sindaco Rotice»
Fascicolo della Corte dei conti sulle opere anti-allagamento mai concluse: la Procura chiede i danni a Rup e direttore dei lavori
I lavori necessari a impedire le inondazioni nel villaggio Ippocampo di Manfredonia non sono mai stati portati a termine né tantomeno collaudati. E dunque il Comune di Manfredonia ha speso inutilmente 2,2 milioni, soldi messi a disposizione della Regione e pagati alle due imprese aggiudicatarie dell’appalto tra cui quella riconducibile al sindaco del Comune sipontino Gianni Rotice. Una storia di sprechi che viene a galla, ancora una volta, soltanto grazie alla Corte dei conti: il procuratore regionale Carmela de Gennaro e il sostituto pg Fernando Gallone hanno fatto notificare un atto di citazione (l’equivalente di una richiesta di rinvio a giudizio) a due ingegneri, il Rup dell’appalto Giuseppe Di Tullo, 66 anni, ex dirigente del Comune di Manfredonia, e il direttore dei lavori Gioacchino Angarano, 54 anni, di Bari cui è contestata una condotta omissiva. Per tutelare la ditta del sindaco - dice la Procura erariale - i due tecnici non avrebbero invece tutelato le casse del Comune.
Le indagini delegate alla Finanza sono partite da un esposto dell’avvocato di alcuni proprietari di immobili nel villaggio turistico che si trova sulla riviera Sud di Manfredonia: ha denunciato che, nonostante i soldi spesi a partire dal 2015, gli immobili hanno continuato a essere periodicamente sommersi dall’acqua. L’appalto da 2,11 milioni è stato affidato nel 2017 a un’Ati composta dalla Ccc e dalla Gianni Rotice, impresa del sindaco di Manfredonia. Prevedevano la realizzazione di una nuova duna artificiale e di gabbionate metalliche per contenere l’acqua. Tuttavia, a seguito di una perizia di variante, le gabbionate vengono eliminate nonostante i dubbi di numerosi enti e il parere del Politecnico di Bari...