Cassazione

Foggia, condanne definitive per l'omicidio del tabaccaio: ammazzato dopo una rapina da 100 euro

Redazione Foggia

Confermate le sentenze per i 4 componenti della banda che uccise il 38enne Francesco Traiano

La Cassazione rigetta i ricorsi difensivi, e al quinto processo mette la parola fine all’inchiesta a carico di 4 foggiani coinvolti nell’omicidio a scopo di rapina di Francesco Traiano, 38 anni, titolare del bar-tabaccheria “Gocce di caffè” di via Guido D’Orso accoltellato a un occhio il 17 settembre 2019, morto in ospedale il 9 ottobre dopo 22 giorni di coma; il colpo fruttò 100 euro e qualche biglietto del “gratta e vinci”. Che i 4 imputati fossero colpevoli fu già sancito dalla Suprema Corte il 21 maggio 2024, adesso si trattava di valutare se ridurre loro la pena. I 5 giudici della quinta sezione nella tarda serata hanno rigettato e/o dichiarato inammissibili i ricorsi della difesa come chiesto dal pg, confermando quindi integralmente la sentenza della corte d’assise d’appello di Bari del 13 gennaio 2025. Inflitti 30 anni a Antonio Bernardo, classe ’97, per omicidio, rapina e incendio della “Fiat Punto” usata per il colpo. 20 anni a Antonio Pio Tufo, classe 2000, per omicidio, rapina, ricettazione dell’auto. Stessa pena per il coetaneo Christian Consalvo colpevole di omicidio e rapina: fu assolto dall’accusa d’aver rubato la macchina per la mancata querela della vittima del furto. 7 anni infine a Simone Pio Amorico, classe ’99, estraneo all’omicidio, condannato per rapina per aver progettato il raid coi complici senza poi prendervi parte materialmente. Da tempo è definitiva la condanna a 16 anni di un quinto foggiano minorenne all’epoca dei fatti, che materialmente accoltellò Traiano: è stato riconosciuto colpevole di omicidio, rapina, furto dell’auto e spaccio. I 5 foggiani furono arrestati il 25 febbraio 2021, sono detenuti. Video, intercettazioni, confessioni hanno consentito di ricostruire così la rapina. Alle 14.10 del 17 settembre 2020 davanti al bar si fermò una “Fiat Punto” rubata la sera prima. Consalvo rimase alla guida; il minore armato di coltello, Bernardo e Tufo tutti a volto coperto fecero irruzione nel locale dove c’erano il titolare dietro il banco e 2 dipendenti. Tufo rimase sull’uscio, scagliando un posacenere contro i dipendenti perché non si muovessero. Il minore e Bernardo aggredirono Traiano; il ragazzo lo accoltellò al volto; poi i 2 imputati si accanirono sul corpo esanime del commerciante prendendolo a calci quand’era a terra. Sequenze durate meno di un minuto; infine la fuga con la “Punto” ritrovata qualche ora dopo bruciata alla periferia di Foggia. Inizialmente la Procura contestò a Bernardo, Tufo e Consalvo il concorso anomalo in omicidio (reato diverso da quello voluto in omicidio), ma la corte d’assise di Foggia sposando la tesi dei legali di parte civile (gli avv. Gianluca Ursitti, Raul Pellegrini, Mario Aiezza, Carlo Brena, Giulio Scapato per conto di familiari vittime, Comune, Regione, Camera di commercio, associazione Panunzio) ritenne che anche i 3 maggiorenni fossero colpevoli di omicidio volontario in quanto sapevano che il complice minorenne era armato di coltello, quindi l’esito tragico della rapina era un evento prevedibile anche da parte loro. Tesi che ha retto sino alla Suprema corte. Ricorsi articolati quelli dei difensori discussi in Cassazione. Gli avv. Carlo Mari per Bernardo; Ettore Censano per Tufo; e Carlo Alberto Mari per Amorico chiedevano l’annullamento del verdetto d’appello con un nuovo processo a Bari per limare e ridurre le pene; ricorsi dichiarati inammissibili. Rigetto invece per il ricorso dell’avv. Paolo D’Ambrosio e il prof. Franco Coppi difensori di Consalvo: chiedevano il concorso anomalo che comporta la riduzione di un terzo della pena, perché essendo l’imputato rimasto alla guida dell’auto non poteva certo prefigurarsi che i complici avrebbero ammazzato il commerciante foggiano.

Privacy Policy Cookie Policy