il personaggio
Mafia foggiana, Clemente si «dissocia» dopo essere diventato testimone di Geova. Ma non è un pentito
Ritenuto uno degli “scissionisti” nel clan Sinesi/Francavilla, è stato condannato a 11 anni in primo grado . Ora prende le distanze dal suo passato criminale, ma senza rivelare ciò che sa
“Con questa mia dichiarazione intendo comunicare la mia piena volontà di dissociarmi dal sodalizio criminale cui si fa riferimento; e da qualsiasi contesto che fa parte dell’illegalità. Questo perché negli ultimi anni ho intrapreso un percorso spirituale che si è concretizzato con il mio battesimo come testimone di Geova. Il resto della mia vita lo voglio usare servendo Dio, attenendomi alle norme esposte nella Bibbia, volendo essere un cittadino onesto e rispettoso della legge; e comportandomi in maniera pacifica con il mio prossimo, chiunque esso sia”. Mario Clemente, 35 anni, è il primo “dissociato” della storia della “Società foggiana”. Condannato a 11 anni per mafia in primo grado in “Decimabis” quale affiliato al clan Sinesi/Francavilla, il giovane ha depositato questa dichiarazione nel processo d’appello in corso a Bari a 12 imputati condannati dal Tribunale dauno a 130 anni per mafia, 3 estorsioni, 1 tentativo di estorsione, 3 accuse di usura. Dissociato, non pentito: Clemente, difeso dall’avv. Ettore Censano, ha preso le distanze dal suo passato criminale, senza chiamare in causa complici e rivelare ciò che sa o saprebbe di vita e morte della mafia cittadina.
Clemente viene ritenuto da Dda e investigatori uno degli “scissionisti” nel clan Sinesi/Francavilla. Il suo ultimo arresto è datato 16 novembre 2020 quando fu arrestato per mafia nel blitz “Decimabis” contro il racket (44 ordinanze cautelari) con condanna in primo grado - sentenza del tribunale di Foggia del 25 ottobre 2023 - a 11 anni per aver fatto parte della “Società” “con il compito di supportare il sodalizio nella fase esecutiva dell’attività estorsiva, con riferimento alla richiesta e alla riscossione delle tangenti, nonché alla consegna dei proventi destinati al mantenimento degli associati”.
Clemente fu arrestato in flagranza il 21 luglio 2010 per possesso illegale di 2 pistole trovate nel suo podere a borgo Cervaro dove i carabinieri fecero irruzione cercando l’allora latitante Franco Li Bergolis, ergastolano esponente di spicco dell’omonima famiglia della mafia garganica; patteggiò 3 anni. Nuovo arresto il 22 giugno 2011 nel blitz Blauer con 12 arresti tra Foggia e il Gargano per il favoreggiamento fornito dal clan Francavilla al ricercato Li Bergolis, con condanna a 3 anni e 1 mese in appello. Fu indagato a piede libero con accuse poi archiviate nell’inchiesta “Corona” sulla “Società foggiana”: 78 indagati, 24 arresti, 38 imputati, quasi tutti condannati. Terzo arresto il 27 maggio 2019 nel blitz contro 8 foggiani accusati di 2 estorsioni aggravate dalla mafiosità ai danni dei titolari di una autodemolizione e di un bar: Clemente fu l’unico assolto.
Nel processo “Decimabis” ad accusare Clemente di far parte della “Società” sono 4 pentiti: i foggiani Carlo Verderosa, Giuseppe Folliero, Giuseppe Francavilla; e il viestano Danilo Pietro Della Malva. Verderosa, ex affiliato del clan Moretti pentitosi a dicembre 2019, ha detto di “conoscerlo da tempo ma non l’ho mai trattato; lui è sempre stato con i Sinesi/Francavilla, però ultimamente ho saputo che lui insieme ai fratelli Frascolla, i fratelli Palumbo, Ciro Stanchi si sono fatti il clan per conto loro”. Folliero: “non ho mai avuto a che fare con Clemente, ma lo conosco; mentre io facevo riferimento ai fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla, lui era vicino ai fratelli Antonello e Emiliano Francavilla”. Della Malva: “Clemente l’ho conosciuto in carcere a Foggia, apparteneva al clan Sinesi/Francavilla, ed era un amico stretto di Enzio Miucci a capo del clan Li Bergolis. C’era anche Clemente nella lista nera del nostro clan” (Della Malva faceva parte del gruppo Raduano alleato degli ex Romito nemici dei Libergolis) “relativa alle persone da uccidere, proprio perché era molto vicino a Enzo Miucci”. Giuseppe Francavilla, pentitosi a gennaio 2024 e le cui dichiarazioni sono entrate nel processo d’appello Decimabis a 12 imputati tra cui Clemente, l’ha descritto come un appartenente “alla batteria di Emiliano Francavilla col compito di killer; lui sparò col fucile, è uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Rodolfo Bruno” (cassiere del clan Moretti ucciso da 3 killer mai individuati il 15 novembre 2018) “Inoltre Clemente partecipò con me e altri nelle battute che facemmo armati di fucile e kalashnikov nelle campagne di Foggia quando volevamo uccidere Rocco Moretti o Gianfranco Bruno” (nel 2016/2017) “ma non si riuscivano a trovare e non li prendemmo”.
Quel Gianfranco Bruno, classe ’78, alias “il primitivo”, cognato di Rodolfo Bruno, anche lui esponente di spicco della criminalità foggiana e di nuovo detenuto dal febbraio 2019 per scontare 14 anni e 10 mesi quale mandante di tre tentativi di omicidio in 10 giorni del gennaio 2019 contro i fratelli Gioacchino e Antonello Frascolla e Clemente. Gianfranco Bruno voleva vendicare l’omicidio del cognato; i progetti di morte fallirono perché le vittime designate non furono trovate. Al riguardo Clemente nell’agosto 2020 scrisse dal carcere una lettera alla Gazzetta per escludere che qualcuno volesse ucciderlo.