criminalità
Foggia, la Dia trova un arsenale nel garage custodito da Giuseppe Trisciuoglio
Il rampollo dell’ex capo-clan Federico è accusato di detenzione illegale e ricettazione di 1 mitra kalashnikov, 3 fucili, 3 pistole, 4 silenziatori, oltre 630 munizioni di vario calibro
FOGGIA - E’ un arsenale quello sequestrato dalla Dia che ha arrestato in flagranza Giuseppe Trisciuoglio, 48 anni, mafioso, figlio dell’ex boss Federico morto a 69 anni il 5 ottobre 2022. Il rampollo dell’ex capo-clan è accusato di detenzione illegale e ricettazione di 1 mitra kalashnikov, 3 fucili, 3 pistole, 4 silenziatori, oltre 630 munizioni di vario calibro custoditi in un garage di via Pellegrino Graziani. Al gip nell’interrogatorio di convalida l’indagato ha ripetuto quanto detto agli agenti della Direzione investigativa antimafia al momento dell’arresto: non sa niente di quelle armi, nel box non ci andava da tre anni, ipotizzando quindi che l’arsenale fosse del padre defunto tre anni prima dopo lunga malattia. Il gip Cecilia Massarelli non gli ha creduto e ha accolto la richiesta del pm Giuseppe Mongelli, disponendo la detenzione in carcere.
Figlio del boss - Il passato giudiziario del foggiano racconta di una serie di arresti in concorso col padre Federico, per decenni ai vertice della “Società foggiana”. Giuseppe Trisciuoglio fu arrestato il 28 giugno 2004 nel blitz Poseidon (29 fermi contro il clan Trisciuoglio/Prencipe) con successiva assoluzione dalle accuse di mafia, traffico di droga e detenzione di una pistola, mentre il padre fu condannato a 13 anni. Arresto-bis il 6 aprile 2012 nel blitz Piazza Pulita (9 fermi) con condanna insieme al genitore a 7 anni e 2 mesi per estorsione aggravata dalla mafiosità all’Amica, l’ex azienda che gestiva il servizio rifiuti, dove l’imputato lavorava ma con continue assenze dal lavoro. Terzo arresto il 16 luglio 2013 nell’operazione Corona (23 arresti) con condanna a 4 anni e 2 mesi per mafia e concorso col padre in estorsione a un commerciante. L’ultimo arresto prima di oggi il 15 dicembre 2017 quando la Cassazione rese definitiva la condanna per Piazza pulita, e Giuseppe Trisciuoglio tornò in cella per scontare un residuo di pena di 4 anni, 10 mesi e 8 giorni. Un anno prima, la sera del 9 settembre 2016, lui e il fratello minore Fabio rischiarono d’essere ammazzati, rimanendo illesi, davanti all’autosalone che gestiscono in via De Amicis: agguato collegato alla guerra di mafia del 2015/2016, ordinato dai fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla ora pentiti, e per il quale sono stati condannati i 3 esecutori materiali (2 si sono poi pentiti e hanno confessato).
L’arsenale – L’arresto in flagranza è stato eseguito dalla Dia che mercoledì pomeriggio 28 aprile ha notato Giuseppe Trisciuoglio a bordo di un’auto insieme a una donna, entrare nei box interrati di un palazzo di via Pellegrino Graziani. Poco dopo gli agenti hanno perquisito il garage - l’indagato aveva chiavi del locale e del cancello automatico della rampa - e trovato quel po’ po’ di armi: 1 mitra Kalashnikov Ak 47 con 2 caricatori; 2 fucili calibro 12, rubati a San Marco in Lamis nel luglio 2023; 1 fucile a pompa; 1 revolver calibro 38; 1 Beretta calibro 9 con matricola limata; 1 Beretta calibro 7.65, pure con matricola abrasa; 4 silenziatori; oltre 630 munizioni per pistole e fucili di vario calibro; 1 cannocchiale di precisione per carabina; 1 divisa della Polizia; 10 telefonini; 1 casco integrale; 12 targhe; 1 ascia.
“Sono innocente” - Da qui l’arresto in flagranza per detenzione e ricettazione di armi e munizioni anche da guerra. Giuseppe Trisciuoglio agli agenti della Dia prima e al gip dopo ha proclamato la propria innocenza, sostenendo che il locale era in uso da anni al padre defunto; e che lui ci era andato l’ultima volta nel 2022 per cui non sapeva nulla di armi, munizioni, silenziatori. Il gip non gli ha creduto, rimarcando che il sospettato aveva chiavi del box e del cancello automatico; che lo riteneva un posto sicuro tanto da andarci insieme a una conoscente (la donna è stata identificata e rilasciata perché estranea alla vicenda); che 2 fucili sequestrati sono stati rubati nell’estate 2023, a distanza quindi di mesi dalla morte di Federico Trisciuoglio; che le armi erano in ottimo stato di conservazione, come se qualcuno le pulisse e lubrificasse. Come da prassi in questi casi si procederà a consulenze balistiche su mitra, fucili e pistole per verificare se siano stati utilizzati per fatti criminosi.