il caso

Foggia, all'Università annullato il convegno con Sergio D'Elia: «Motivi di ordine pubblico»

redazione online (foto Maizzi)

La decisione dei vertici dell'Ateneo legata alla presenza dell'ex esponente di Prima Linea

FOGGIA - L'appuntamento "Mai Più Terrorismo" in programma questa mattina alle 10 nell'aula magna del dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Foggia è stato annullato dai vertici dell'Ateneo  "per motivi di sicurezza".
La manifestazione, con una chiara piattaforma contro ogni forma di violenza politica e con la missione di ricordare le giovani vite spezzate di Benedetto Petrone e Sergio Ramelli, aveva suscitato le proteste di associazioni di sinistra per la presenza di Sergio D'Elia, già dirigente di Prima Linea e segretario dell'associazione Nessuno Tocchi Caino. Tra i relatori erano previsti anche Giovanna Iannantuoni, presidente Crui, Antonio Uricchio presidente Anvur, Lorenzo Lo Muzio, rettore Università di Foggia, Donatella Curtotti, prorettrice vicaria e ordinario di diritto processuale penale dell'Università di Foggia e Giovanni Fasanella, giornalista e storico.

L'Università in una nota ha puntualizzato che "l'evento è annullato per motivi di sicurezza e preoccupazioni legate all'ordine pubblico. La decisione, presa questa mattina  è il risultato di un'attenta valutazione della situazione a seguito di segnalazioni di disordini. Dopo aver consultato le autorità competenti, l'Università ha ritenuto necessario adottare questa misura per garantire l'incolumità di tutti i partecipanti, in particolare, degli studenti universitari e delle scuole superiori coinvolti nell'evento".
Dopo l'annullamento i promotori e i relatori del convegno hanno tenuto una conferenza stampa nell'Albergo Ciccolella per difendere le ragioni "di pacificazione" che avevano spinto a organizzare la giornata. 

Per D'Elia "ai ragazzi presenti all'università sarebbe stato utile sapere che il peccato originale non sia né a destra né a sinistra, ma sta nella concezione della violenza come forma di lotta politica. Questo volevamo fare capire ai ragazzi oggi". E ha aggiunto: "Siccome io ne ho fatto esperienza forse avrei avuto qualche titolo per dire non seguite la mia strada, quella di 50 anni fa. Non è vero che il fine giustifica i mezzi, non è vero che la violenza è elevatrice della storia". Sulle polemiche che hanno poi spinto ad non far tenere il convegno ha aggiunto: "Cosa dovevamo fare: mettere insieme uno delle Br e uno dei Nar per equilibrare? Il merito di questa iniziativa era celebrare la vita di due giovani vittime dei confini della visione identitaria, settaria ma alimentata da odio ideologico. L'università, ha concluso, è "il tempio del sapere e se non c'è il confronto, il dubbio, il dialogo tra saperi diversi diventa un luogo monotono, un cimitero della saggezza". 

Anche lo scrittore Guido Giraudo, autore del libro "Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura", si è unito al biasimo per l'annullamento dell'incontro: "Sergio è stato ucciso, dopo esser stato bullizzato per mesi, a causa di un tema scritto contro le Brigate Rosse. Le ragioni della lotta contro il terrorismo e della difesa del pluralismo sono sempre attuali".

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