Il caso

Illecita assegnazione di alloggi tra tangenti e minacce a Foggia

Redazione Foggia

Il 17 settembre inizierà il processo a carico di ex amministratori e dipendenti del Comune

FOGGIA - Rinviati a giudizio gli 11 imputati dell’inchiesta sulla presunta compravendita e illecita assegnazione di alloggi popolari. L’ha deciso ieri mattina il gup Marialuisa Bencivenga accogliendo la richiesta dei pm Roberta Bray e Enrico Infante: prima udienza del processi il 17 settembre. Coinvolti ex amministratori e dipendenti del Comune di Foggia, privati cittadini accusati a vario titolo di 15 capi d’imputazione per fatti del 2019/2020: tentata estorsione per ottenere l’assegnazione di alloggi popolari; induzione indebita a dare/ottenere 1500 euro per avere una casa; tentata induzione indebita per un posto di lavoro in Comune; minacce; danneggiamento; traffico di influenze illecite; falso; occupazione di alloggi; abuso d’ufficio, reato quest’ultimo in via di abrogazione e contestato a 6 imputati tra cui l’ex primo cittadino Franco Landella. Gli 11 imputati respingono le accuse e i difensori ne avevano chiesto il proscioglimento. Si sono costituiti parte civile il Comune; l’ex assessore Bove che è sia imputato sia vittima; e un foggiano cui sarebbero stati chiesti soldi per assumere la figlia.

Gli 11 imputati Il gup ha disposto il processo per Franco Landella, 58 anni, ex sindaco sino al maggio 2021; Antonio Bove, 53 anni, ex assessore al bilancio con delega alle politiche abitative; Anna Rosaria Ester De Nisi, 60 anni, addetta all’ufficio comunale delle politiche abitative; Ida Paranzino, 67 anni, dello stesso ufficio; Domenico Napolitano, 30 anni; il padre Luigi Napolitano, 57 anni; Giovanni Ferrazzano, 34 anni; Silvia Pacello, 74 anni; Lucia Livrieri, 58 anni; Luigi Cappuccio, 42 anni; Raffaella Ziccardi, 39 anni.

Tangenti e minacce - Bove e Domenico Napolitano sono accusati di induzione indebita a dare o promettere utilità: l’ex assessore nel giugno 2019 avrebbe chiesto e ricevuto 1500 euro dal coimputato “per fargli conseguire la disponibilità di un appartamento dell’Arca” (agenzia regionale per la casa e l’abitare). Domenico Napolitano, il padre Luigi e Ferrazzano rispondono di minacce e tentata estorsione a Bove: Luigi Napolitano il 12 settembre 2019 avrebbe avvicinato Bove nei pressi di un bar cittadino “dicendogli che gliel’avrebbe fatta pagare per costringerlo a far assegnare un alloggio di edilizia popolare al figlio Domenico”; quest’ultimo e Ferrazzano il successivo 17 settembre avrebbero infranto il finestrino della “Toyota Yaris” in uso all’assessore, per cui rispondono anche di danneggiamento. Fu proprio dal finestrino rotto (una volante intervenne e mise in fuga tre persone) che partirono le indagini di Polizia e Procura, proseguite con intercettazioni e che si focalizzarono sulla presunta compravendita e assegnazione illecita di alloggi popolari. A Bove la Procura contesta anche una tentata induzione indebita perché avrebbe chiesto tra 10mila e 30mila euro a un foggiano, “rappresentandogli che la somma era necessaria per far sì che la figlia fosse assunta come dipendente dal Comune o da una società controllata dal Comune”.

L’ex sindaco Landella, Bove, De Nisi, Paranzino, Livrieri e Pacello sono imputati di abuso: in Parlamento è in corso l’iter per l’abrogazione del reato (il Senato ha detto “si” il 7 febbraio) e in tal caso seguiranno assoluzioni perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. Nella ricostruzione accusatoria Pacello e Livrieri avrebbero istigato Bove per far assegnare una casa alla Livrieri; l’allora assessore avrebbe chiesto agli uffici comunali di dare un alloggio alla donna, cui non avrebbe avuto diritto perché già in precedenza assegnataria di alloggi di edilizia residenziale pubblica; Landella a febbraio 2020 avrebbe adottato un provvedimento di assegnazione di un alloggio popolare a favore di una donna estranea all’inchiesta, violando il decreto legislativo 267/2000 “che riserva esclusivamente ai dirigenti degli enti locali e non agli organi politici gli atti amministrativi e di gestione”; le impiegate comunali Paranzino e De Nisi avrebbero firmato la prima un provvedimento di autorizzazione all’occupazione straordinaria e temporanea di un alloggio in favore della Livrieri, mentre la seconda avrebbe predisposto l’atto per la firma del sindaco per l’assegnazione di un alloggio alla donna estranea all’inchiesta. Finalità del presunto abuso sarebbe stata favorire e “procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale alla Livrieri e a…” (la donna estranea all’inchiesta) “consistente nel conseguire la disponibilità di una casa popolare”, con conseguente “danno ingiusto a chi aveva titolo o comunque d’essere preferito alle due donne”.

Gli altri reati - Connesse a questo presunto abuso sono le accuse di falso contestate alle due dipendenti addette all’ufficio delle politiche abitative. I pm accusano inoltre Livrieri e Pacello di traffico di influenze illecite: la prima avrebbe consegnato alla seconda un bracciale e un telefonino “quale corrispettivo per la mediazione illecita della Pacello verso Bove” per far assegnare alla Livrieri una casa popolare. Infine Cappuccio e la Ziccardi sono accusati d’aver “invaso arbitrariamente un immobile di proprietà di Arca Capitanata”.

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