la società
Così i clan facevano sistema per avere il monopolio della droga
Al processo «Game Over» di scena anche i fratelli Francavilla, ora pentiti
Saranno interrogati anche nella tranche foggiana del processo “Game over” a 14 imputati di traffico e spaccio di droga aggravati dalla mafiosità gli ultimi due pentiti della “Società”, i fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla di 50 e 45 anni, esponenti di primo piano del clan Sinesi/Francavilla, detenuti dal novembre 2018, che hanno deciso di collaborare con la Giustizia il 23 dicembre 2023 il primo e il successivo 31 gennaio il secondo. Il pm della Dda Bruna Manganelli ha integrato la lista dei testi d’accusa già ammessa dai giudici del Tribunale di Foggia e indicato come ulteriori testimoni i due fratelli che verranno sentiti nelle prossime udienze. Il processo “Game over” (90 indagati, 81 arresti dei carabinieri il 24 luglio 2023) a carico di 75 imputati si è sdoppiato: per 14 foggiani è in corso dal 19 dicembre il giudizio immediato davanti al Tribunale dauno; altri 61 (tra cui i fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla ritenuti tra gli organizzatori del traffico di cocaina) hanno optato per il rito abbreviato davanti al gup di Bari, iniziato il 2 febbraio e che riprenderà il 16 febbraio. I 75 imputati (stralciate altre 12 posizioni) rispondono a vario titolo di 84 capi d’imputazione per fatti che vanno dal 2017 ai primi mesi del 2018: traffico di droga aggravato dalla mafiosità per metodi usati e per aver agito per agevolare la “Società” contestato a 65 imputati; 82 episodi di spaccio, molti dei quali aggravati dalla mafiosità; e 1 estorsione.
Monopolio sulla droga - Stando alla tesi accusatoria, i clan i Moretti/Pellegrino/Lanza, i rivali Sinesi/Francavilla, e la batteria Trisciuoglio/Tolonese si accordarono per gestire in regime di monopolio lo spaccio della cocaina in città, imponendo ai grossisti (rispondevano al clan Moretti) e ai pusher (gestiti dal gruppo Sinesi/Francavilla) di rifornirsi esclusivamente dalla “Società” che acquistava la droga a poco meno di 40 euro a grammo; la rivendeva a 55/60 euro; e intascava così circa 200mila euro al mese, frutto di 10 chili di cocaina provenienti da Cerignola pari a 50mila dosi smerciate nel capoluogo ogni trenta giorni. I proventi finivano in una cassa comune voluta dai clan per pagare stipendi a affiliati, mantenere le famiglie dei sodali detenuti, acquistare altra droga.
Rocco Moretti I 14 imputati sotto processo a Foggia si dicono innocenti: sono Rocco Moretti, 72 anni, capo indiscusso della mafia cittadina sin dalla sua costituzione negli anni Ottanta; il nipote Rocco Moretti junior; Giuseppe Spiritoso, alias “Papanonno”, altro nome storico della “Società”; Francesco Roma; Antonio Salvatore; Nicola Cannone; Francesco Battiante; Ciro Carretta; Francesco Carretta; Antonio Spiritoso; Pasquale Vacca; Michele Consalvo; Pasquale Portante, tutti di Foggia; e il cerignolano Vincenzo Fratepietro, latitante, l’unico degli 82 indagati sfuggito alla cattura in occasione del blitz . Molti sono detenuti e assistono alle udienze in videoconferenza dalle carceri.
L’accordo dopo la guerra A ricostruire la genesi dell’inchiesta è stato un sottufficiale dei carabinieri del nucleo investigativo, il primo dei testi d’accusa citato in aula. Rispondendo per circa 90 minuti alle domande del pm Manganelli (il controinterrogatorio della difesa proseguirà a marzo) l’investigatore ha spiegato come l’accordo tra i clan per imporre il monopolio sullo spaccio di cocaina fu raggiunto e pose così fine alla guerra tra i Moretti/Pellegrino/Lanza e i loro rivali storici Sinesi/Francavilla.
Il “sistema” A attivarsi per dar vita al “sistema” sarebbero stati Rocco Moretti senior, Alessandro Aprile, i fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla (i tre sono imputati nel giudizio abbreviato e sono ritenuti elementi di peso del gruppo Sinesi/Francavilla), Roberto Russo assassinato in un agguato mafioso ancora impunito il 25 marzo 2022. La Dda contesta a Moretti e Aprile d’essere “i protagonisti dell’accordo che ricostituì l’assetto multipartecipativo del traffico di droga, con il coinvolgimento unitario delle batterie della Società e la condivisa spartizione dei profitti”. L’accusa poggia su centinaia di intercettazioni; dichiarazioni dei pentiti Alfonso Capotosto, Carlo Verderosa, Giuseppe Folliero (foggiani) e Danilo Della Malva viestano, cui ora si aggiungono i 2 fratelli Francavilla; e riscontri quali una lista di spacciatori con accanto le quantità di droga loro destinate sequestrata in casa di un imputato grazie alle rivelazioni di Verderosa.