La deposizione

«Così ammazzavano», il pentito Villani in aula contro i killer della Società Foggiana

Redazione Foggia

Garganico di San Marco in Lamis, già al servizio dei clan, ha parlato da una località sconosciuta: nel mirino Giuseppe Albanese e Fabio Tizzano (colleghi killer) e Giuseppe Spiritoso, un grossista della droga

FOGGIA - Due imputati, Giuseppe Albanese e Fabio Tizzano, sono suoi… colleghi, killer come lui pur se schierati con il clan rivale e lui cercò anche di ammazzare Albanese; il terzo, Giuseppe Spiritoso, è un grossista della droga per la “Società foggiana”. Così il pentito Patrizio Villani ha descritto i tre imputati, deponendo da una località segreta collegata in videoconferenza con la corte d’appello di Bari, nel processo di secondo grado “Decimazione” ai tre foggiani condannati a Foggia con sentenza del 3 maggio 2022 a 60 anni di carcere perché riconosciuti colpevoli a vario titolo di mafia quali affiliati alla batteria Moretti/Pellegrino/Lanza; 3 estorsioni e 1 tentativo di estorsione; e 1 tentato omicidio collegato alla guerra del 2015/2016 tra i Moretti e i Sinesi/Francavilla che in 13 mesi contò 10 agguati con 3 morti e 11 feriti/scampati su entrambi i fronti. Su accordo di pg e difesa acquisite le dichiarazioni rese dal pentito durante le indagini, poi gli sono state rivolte alcune domande.

I 3 imputati Giuseppe Albanese, 43 anni, soprannominato “Prnion” (inflitti 18 anni e 2 mesi in primo grado per mafia e tentata estorsione); e Giuseppe Spiritoso, 66 anni, detto “Papanonno” (21 anni per mafia e concorso in 3 estorsioni) furono arrestati nel blitz “Decimazione” del 30 novembre 2018 contrassegnato da 30 ordinanze cautelari e sono detenuti in carcere; Fabio Tizzano, 42 anni (21 anni a Foggia per mafia e tentato omicidio di Mimmo Falco, ferito alle spalle in via della Repubblica il 21 novembre 2015 e che si salvò fingendosi morto: è rimasto paralizzato) pure arrestato nel blitz, è ai domiciliari per motivi di salute. I tre foggiani difesi dagli avv. Francesco Santangelo, Carlo Mari e Roberto Eustachio Sisto respingono le accuse. A fronte di 29 imputati per 24 capi d’accusa, l’inchiesta “Decimazione” contro la mafia del pizzo conta al momento 2 assoluzioni e 27 condanne a 277 anni, di cui 17 definitive.

Il pentito Villani – Patrizio Villani, 47 anni sammarchese, killer del clan Sinesi/Francavilla, si è pentito a maggio 2022 dopo una condanna a 30 anni per un omicidio collegato alla guerra del 2015/2016: in “Decimazione” è stato condannato a 4 anni, 10 mesi e 20 giorni per mafia. Nei verbali da pentito Villani ha detto d’avere il grado della “santa” (il quarto su sette) per il clan Sinesi, per conto del quale commetteva omicidi venendo pagato sino a 40mila euro. Ha detto di conoscere Albanese con cui fu detenuto in carcere nel 2014; l’ha definito un killer del clan Moretti e raccontato che proprio Albanese era l’obiettivo principale suo e del complice che il 29 ottobre 2016 fecero irruzione in un bar di via San Severo sparando con fucile e pistole, ammazzando Roberto Tizzano e ferendo Roberto Bruno parenti di esponenti del clan Moretti/Lanza, mentre Albanese si salvò rifugiandosi nel bagno. Anche Tizzano a dire del collaboratore di Giustizia, sarebbe un componente del gruppo di fuoco della batteria Moretti: lo conobbe nel 2010. Quanto a Spiritoso, il pentito l’ha definito un grossista della cocaina.

Affiliazioni e rituali - Villani ha detto che non tutti i mafiosi sono affiliati, ossia “battezzati” secondo formule e rituali che il clan Moretti ha continuato a celebrare anche nel nuovo secolo: la difesa replica che sul punto altri due pentiti - il foggiano Carlo Verderosa e Pietro Nuzzi di Altamura - sostengono il contrario ed escludono riti di affiliazione nel gruppo malavitoso. A dire di Villani i tre imputati sotto processo sono stati tutti affiliati: Albanese sotto a Rocco Moretti; Spiritoso sarebbe stato uno dei primi foggiani ad avere l’affiliazione per conto dei cutoliani della camorra napoletana; ha poi datato al 2014 la presunta affiliazione di Tizzano sotto a Albenese che sarebbe avvenuta in carcere: “venne nella mia cella a prendersi delle bevande perché gli dovevano fare il rito e doveva festeggiare”. Le dichiarazioni di Villani contro i tre foggiani, e che i difensori ritengono non attendibili perché prive di riscontri, si aggiungono a quelle di altri pentiti (i foggiani Carlo Verderosa e Alfonso Capotosto, i baresi Domenico Milella e Pietro Antonio Nuzzi) interrogati nel processo a Foggia, e che sono alla base delle condanne di primo grado.

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