Il caso

Agronomi sul piede di guerra nel Foggiano, «Rischiano il posto in 360»

Redazione Foggia

È intenzione di Agea implementare un sistema di domanda unificata che accorpi quella unica

FOGGIA - Agronomi sul piede di guerra in provincia di Foggia, nel corso dell’ultima riunione l’Autorità di gestione del complemento di Sviluppo rurale, Gianluca Nardone, ha informato il partenariato che, è intenzione di Agea (l’agenzia per le erogazioni in agricoltura) implementare un sistema di domanda unificata che accorpi la domanda unica, legata al primo pilastro del Piano di sviluppo rurale e le domande a superficie di cui al secondo pilastro del Psr. «Una simile operazione, gestita da Agea, orchestrata dalle associazioni agricole ed avallata dal ministero dell’Agricoltura e dalla Coldiretti - denuncia il presidente dell’associazione Agronomi di Capitanata, Gianpietro Di Mola - porterà, in un sol colpo, all’esclusione da tale ambito lavorativo di migliaia di agronomi a livello nazionale, 360 nella sola provincia di Foggia».

«Le associazioni agricole - incalza Di Mola - spazzata via la concorrenza dei liberi professionisti, si troveranno in una posizione di monopolio nella gestione delle risorse dello sviluppo rurale e solo in quelle regioni sottese alla gestione di Agea. Le altre Regioni, nello specifico quelle che hanno una propria agenzia per i pagamenti, hanno lasciato la possibilità di operare anche ai tecnici».

In questo quadro a tinte fosche per gli agronomi che si va delineando a livello nazionale, vanno aggiunte la azioni messe in campo dalla Regione Puglia con la deliberazione di giunta dell'8 agosto 2023, n. 1177 «con la quale - aggiunge l'associazione degli agronomi - la stessa abdica al proprio ruolo di Ente preposto all’istruttoria ed all’autorizzazione delle istanze presentate dagli imprenditori agricoli e conferisce tale enorme potere alle Associazioni Agricole (CAA), di fatto ponendo le stesse nella comodissima, simultanea, posizione di controllato e di controllore. In tal modo vengono trasformati i CAA da semplici centri di assistenza agli agricoltori a veri e propri organismi di consulenza con poteri di autoapprovazione delle pratiche presentate».

«In un simile contesto giuridico - puntualizza Di Mola - non ci sarà agricoltore che troverà interesse a rivolgersi ad un libero professionista. A quanto già delineato in precedenza - conclude il presidente dell'associazione agronomi di Capitanata - va aggiunto che la deliberazione "non comporta implicazioni di natura finanziaria sia di entrata che di spesa e dalla stessa non deriva alcun onere a carico del bilancio regionale". La domanda nasce spontanea: allora chi pagherà per l’istruttoria delle pratiche istruite dai CAA? La risposta è semplice, saranno gli agricoltori a pagare per una funzione che in precedenza era svolta gratuitamente. La seconda domanda da porsi è la seguente: perché la Regione Puglia ha assunto quasi 200 agronomi proprio negli stessi giorni in cui pubblicava la determinazione? Cosa farà fare loro dopo l'applicazione della nuova norma?».

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