criminalità

Foggia e la “Società”, una storia di clan e affari in 20 blitz

redazione foggia

In trent’anni 639 arresti e 320 condanne, ma anche una lunga sottovalutazione

FOGGIA - Da Panunzio a Game over, la storia della “Società foggiana” in 20 blitz dal ’91 a oggi: 639 arresti, 555 rinvii a giudizio, oltre 320 condanne a secoli di carcere per mafia, associazione per delinquere, omicidi, estorsioni, traffici di droga, riciclaggio e ricettazione.

Panunzio - Il 29 luglio ’94 la corte d’assise dopo 7 mesi di udienze del maxi-processo Panunzio pronunciò la storica sentenza che certificò per la prima volta come associazione mafiosa la “Società”, nome svelato dal pentito tranese Salvatore Annacondia. Primo blitz a maggio ’91 con 35 arresti per mafia e un omicidio, ma tutti gli indagati furono scarcerati per insufficienza d’indizi; arresto-bis di 14 estorsori a dicembre ’91; l’8 luglio ’92 le rivelazioni del primo pentito di Foggia Salvatore Chiarabella; il 6 novembre ’92 il costruttore Giovanni Panunzio fu ucciso per aver rifiutato di pagare 2 miliardi di lire, denunciando e facendo arrestare gli estorsori; subito dopo scattarono 13 fermi per mafia; e ulteriori 30 arresti furono disposti nel blitz del 5 ottobre ’93. In 68 furono imputati al maxi-processo iniziato il 13 dicembre ’93 e concluso con 21 assoluzioni, 47 condanne a 413 anni e un ergastolo (per l’omicidio Panunzio) con l’accusa di mafia che resse per 34 imputati. In corte d’assise d’appello a Bari il 14 agosto ’95 15 assoluzioni e 43 condanne per 248 anni, con derubricazione in associazione per delinquere semplice, sentenza annullata dalla Cassazione che ordinò la celebrazione di un nuovo processo d’appello a Bari, terminato il 165 luglio ’97 con 36 condanne (si era nel frattempo ridotto il numero degli imputati) a 292 anni e 4 mesi e il riconoscimento della mafiosità; sentenza confermata dalla Cassazione il 13 novembre ’99 che riguardò 31 imputati.

Day before – Era ancora in corso il maxi-processo Panunzio quando squadra mobile e Dda di Bari avviarono l’indagine sfociata nel blitz “Day before” del primo giugno ’95 con 86 arresti, seguiti da ulteriori 16 fermi a aprile ’96. Imputati 102 foggiani e sanseveresi, l’inchiesta fotografò il salto di qualità della “Società” con ramificazioni a San Severo e l’alleanza con esponenti di vertice della ‘ndrangheta, qual era il boss calabrese Franco Coco Trovato; 15 condanne con rito abbreviato; 2 patteggiamenti; 9 prosciolti; 76 i rinviati a giudizio processati in corte d’assise a Foggia: sentenza il 21 maggio ’98 con 27 assoluzioni, 49 condanne a 648 anni di carcere e 5 ergastoli, riconoscimento della mafiosità. In appello a Bari, il 7 luglio 2000, 5 assoluzioni e 44 condanne a 574 anni, 7 mesi e 20 giorni. Ultima parola in Cassazione il 28 novembre 2011: 45 condanne definitive e nuovo processo per un 46° imputato poi assolto.

Double edge – I due blitz degli anni Novanta portarono a un periodo di tregua, interrotta nel biennio ‘98/99 dalla terza delle sette guerre di mafia della storia della “Società”, con 12 morti e 2 agguati falliti. La risposta investigativa-giudiziaria arrivò il 24 giugno 2002 con “Double edge” e 31 arresti per mafia, droga, estorsioni e 1 duplice omicidio; seguirono 42 richieste rinvio a giudizio; 28 assolti, e 14 condanne per mafia e armi con condanne tra i 2 e i 3 anni.

Araba fenice e Poseidon – Tra luglio 2002 e ottobre 2003 fu combattuta la più cruenta delle 7 guerre tra clan, la quarta. I Sinesi/Francavilla approfittando della detenzione dei vertici del gruppo rivale Trisciuglio/Prencipe detenuti per “double edge” tentarono di assumere il comando della mafia foggiana e impadronirsi del “libro delle estorsioni”: in 15 mesi 14 omicidi e 4 agguati falliti. Il blitz “Araba fenice” contro i Sinesi/Francavilla portò il 21 maggio a 21 fermi; seguirono 25 richieste di rinvio a giudizio per mafia, 2 omicidi, 3 tentati omicidi, 26 estorsioni, 7 attentati dinamitardi, droga, falsa testimonianza e favoreggiamento. Al termine dei processi divisi in vari tronconi 20 condanne anche per omicidio. Anche il clan Trisciuoglio/Prencipe fu colpito con l’indagine “Poseidon”: 30 arresti il 28 giugno 2004; 35 richieste di rinvio a giudizio; 20 condanne per estorsione e droga e assoluzioni per l’accusa di mafia.

Osiride – Ancora una volta a blitz e detenzione di boss e picciotti seguì un periodo di pace. Il panorama criminale mutò nei primi mesi del 2006 in seguito alle scarcerazioni del boss Roberto Sinesi tornato libero dopo 15 anni per le condanne in Panunzio e day before; e di Raffaele Tolonese, asceso da picciotto a capo-clan, tanto che da allora nelle mappe della Dia si parla di batteria Trisciuoglio/Tolonese. I due mafiosi misero da parte vecchie rivalità e insieme a Trisciuoglio si spartirono il ricco affare dei funerali, imponendo alle agenzie di onoranze funebri estranee al cartello mafioso un pizzo di 500 euro per ogni funerale. Accordo svelato dal blitz Osiride del 16 maggio 2007 con 10 arresti; rinviati a giudizio 38 tra malavitosi, dipendenti di agenzie di onoranze funebri, medici, autisti, infermieri ospedalieri accusati a vario titolo di mafia, estorsione, corruzione (soldi a dipendenti degli ospedali per informare un’impresa di pompe funebri del decesso di pazienti), peculato, minacce, favoreggiamento falso: 20 assoluzioni e 18 condanne.

Cronos-White Snake – La doppia operazione fotografa la guerra di mafia della primavera/estate 2007 con 1 omicidio (quello del paciere della mafia Franco Spiritoso rimasto irrisolto) e 3 agguati falliti, tra cui quelli a capi-clan Vincenzo Antonio Pellegrino e Pasquale Moretti, braccio destro e figlio di Rocco Moretti (era detenuto all’epoca) storico capo della “Società”. Si fronteggiarono il clan Sinesi/Francavilla e il gruppo Moretti/Pellegrino, dopo che quest’ultimo scarcerato a dicembre 2006 dopo l’assoluzione in “Poseidon” chiese conto dell’esclusione del suo gruppo dall’affare racket-funerali. Le intercettazioni catturarono frasi storiche, come il passaggio di consegne di Rocco Moretti al figlio. Il blitz antimafia Cronos con 9 fermi il 4 settembre 2007 e quello antidroga denominato “White snake” con 10 arresti il 10 giugno 2008 sfociarono nel rinvio a giudizio di 16 imputati per mafia, droga, 2 tentativi di omicidio e armi. Processi interminabili con 6 condanne per droga e tentato omicidio, mentre è ancora da decidere se condannare i vertici del clan Moretti per mafia dopo una serie di condanne e assoluzioni, annullate dalla Cassazione.

Agorà – Sette arresti il 3 novembre 2011 per mafia, 3 estorsioni e 1 tentato omicidio del settembre 2008 collegato alla prosecuzione della guerra di mafia dell’anno prima: 4 assoluzioni e 3 condanne “solo” per possesso di una pistola e estorsione.

Filigrana – Dieci arresti per ricettazione di carta filigranata, falsificazione di banconote da 20 euro aggravata dalla mafiosità, e un maxi-furto di 75 quintali di rame delle Ferrovie nel blitz Filigrana del 19 marzo 2012 che svelò il patto tra esponenti della Società e del clan dei Casalesi. L’accordo iniziale era stampare a Foggia banconote false con la carta filigranata ricettata messa a disposizione dalla camorra, che avrebbe riconosciuto una percentuale del 10% sui guadagni ai foggiani, che poi decisero di acquistare dai casalesi la materia prima e mettersi in proprio per la… zecca clandestina: accordo sventato da Dda e Guardia di Finanza. Otto condanne in primo grado, ridotte a 2 in appello con esclusione dell’aggravante mafiosa.

Piazza pulita – Nove arresti il 6 aprile 2012 per 4 filoni d’indagine: estorsioni aggravate dalla mafiosità all’ex azienda Amica che gestiva la raccolta rifiuti per assumere dipendenti (4 arresti tra cui un boss, 3 condanne, quarto imputato suicida in carcere); al presidente di una coop che gestiva i parcheggi comunali perché consegnasse gli incassi a un clan (2 arresti, assolti); tentata estorsione a Comune e Amica per rinnovare un subappalto a una coop (1 condanna); corruzioni per favorire una coop (3 condanne in primo grado, prescrizione in appello).

Baccus Furono 24 gli arresti eseguiti l’11 giugno 2012 nell’inchiesta per usura, estorsione aggravata dalla mafiosità, associazione per delinquere, false fatturazioni. Due i filoni d’indagine: prestiti a usura a 2 imprenditori vitivinicoli, col coinvolgimento anche di esponenti della Società; truffa a Unione Europea e Erario nel settore vinicola attraverso un giro di fatture false per far risultare il fittizio conferimento di mosto da cantine foggiane a un’azienda di Ravenna. I processi ai 28 imputati sfociarono in 1 patteggiamento, 12 condanne, 1 assoluzione, 4 prescrizioni, 2 non luogo a procedere per morte degli imputati: ancora sub judice la posizione di 8 persone.

Corona – Il blitz del 16 luglio 2013 con 23 arresti (seguì un 24° fermo un anno dopo) ribadì la centralità delle estorsioni tra gli affari della Società: 78 indagati, un paio poi ammazzati; 38 rinvii a giudizio per oltre 50 capi d’imputazione: mafia, 19 estorsioni, droga, armi, riciclaggio, ricettazione, sequestro di persona. L’inchiesta si divise in una mezza dozzina di processi con oltre 20 condanne per mafia, droga ed estorsioni: non una delle 19 vittime del racket si costituì parte civile.

Ripristino – L’inchiesta riguarda la guerra di mafia del 2015/2016 con 10 agguati, 3 morti e 9 tra feriti e illesi tra cui un bambino di 4 anni. A fronteggiarsi ancora una volta i Moretti/Pellegrino/Lanza e i Sinesi/Francavilla; i boss Vito Bruno Lanza e Roberto Sinesi rischiarono di essere uccisi in due agguati. Il blitz “Ripristino” il 28 gennaio 2016 portò al fermo di 9 foggiani ritenuti vicini al gruppo Moretti, accusati a vario titolo di armi e rapina aggravati dalla mafiosità: si decise di operare con fermi perché dalle intercettazioni emerse che il clan aveva la disponibilità di armi con cui colpire i rivali e un poliziotto: 4 assoluzioni e 5 condanne con il riconoscimento dell’aggravante della mafiosità.

Rodolfo e Saturno – C’è ancora il racket al centro dei due blitz del 2016. Dall’inchiesta “Rodolfo” con 10 arresti il 4 aprile per 6 estorsioni a 2 fratelli titolari di aziende del settore agro-alimentare, emerse che una vittima pagava il pizzo sotto forma di tangenti, assunzioni fittizie, “contributi” per spese legali sia a esponenti del clan Francavilla sia a quelli del gruppo Moretti/Pellegrino/Lanza, cui chiese protezione di fronte alla protervia di uno dei Francavilla: 12 imputati, 2 assoluzioni, 10 condanne col riconoscimento dell’aggravante mafiosa. Quanto a Saturno - 6 arresti doppiati tra giugno e settembre 2016 dopo un’iniziale scarcerazione degli indagati - l’indagine riguardò il boss Roberto Sinesi che impose il pagamento di un pizzo di 50 euro al mese per ogni camion che parcheggiava nei pressi del conservificio “Princes” in attesa di scaricare i pomodori. Sei le condanne a 49 anni complessivi (un paio anche per droga) con riconoscimento dell’aggravante della mafiosità; 12 anni inflitti a Sinesi.

Decimazione e Decimabis – Le due inchieste colpirono i vertici delle tre batterie che compongono la “Società”: Sinesi/Francavilla; Moretti/Pellegrino/Lanza; Trisciuoglio/Tolonese. Il blitz “Decimazione” portò il 30 novembre 2018 a 30 arresti (depennato il nome di un indagato ucciso 15 giorni prima); 29 rinvii a giudizio per mafia, 11 estorsioni e 5 tentativi di estorsioni, 5 contestazioni di armi; 1 tentato omicidio collegato alla guerra del 2015/2016. In primo grado nel giudizio abbreviato 26 condanne a 333 anni di carcere; in appello 1 assoluzione e 25 condanne, 17 diventate definitive. Si aggiungono le 3 condanne a 60 anni e 4 mesi nel processo ordinario di primo grado celebrato a Foggia (pende l’appello). L’inchiesta “Decima bis” prosecuzione sfociò in 44 arresti tra il 16 novembre 2020 e fine dicembre. Dai 43 imputati per i quali ci fu la richiesta di rinvio a giudizio si scese a 41 per la morte di due indiziati. Il processo si sdoppiò: 28 imputati condannati dal gup di Bari a ottobre 2022 a 203 anni di carcere, giudizio ordinario in corso a Foggia per altri 13. La Dda contesta a vario titolo a 41 foggiani tra cui 4 pentiti la mafia (28 imputati); 17 estorsioni e 6 tentativi di estorsione; 3 imputazioni di usura; 1 duplice tentato omicidio collegato alla guerra del 2015/2016; e un episodio di turbata libertà degli incanti. La Dda parla della gestione del racket “come riscossione di un vera e propria tassa di sovranità”; nel corso delle indagini sequestrati gli elenchi con vittime e pizzo pagato e quello degli stipendi pagati mensilmente agli affiliati, mediamente intorno ai 1500 euro.

Grande Carro 48 arresti il 27 ottobre 2020, 28 i foggiani coinvolti. Dai 53 indagati iniziali si è arrivati alle 41 richieste di rinvio a giudizio per 94 imputazioni: mafia (16 persone); concorso esterno in associazione mafiosa (un impiegato); 12 estorsioni e 2 tentativi di estorsione e una decina i reati “satellite” quali incendi e danneggiamenti; 11 contestazioni di fittizia intestazione di beni; 1 di riciclaggio; 1 di corruzione; decine di possesso illegale di armi; 3 di illecita concorrenza e violenza privata; 1 di lesioni personali; 16 di truffa ai danni dell’Unione Europea con relative 29 imputazioni di falso: per molte di queste 92 imputazioni la Dda contesta l’aggravante della mafiosità. Il processo si è sdoppiato: per 29 persone poi ridotte a 28 (stralciata una posizione) si sta celebrando il processo in Tribunale a Foggia; altre 12 sono state giudicate con rito abbreviato dal gup di Bari che il 22 luglio 2021 assolse un imputato e condannò gli altri 11 a 94 anni e 4 mesi, pende l’appello. Al centro dell’inchiesta ci sono i fratelli Donato e Franco Delli Carri (il primo ha scontato 26 anni per l’omicidio del costruttore Giovanni Panunzio) legati al clan Sinesi/Francavilla.

Game over – L’ultimo blitz contro la “Società” è del 24 luglio scorso con 82 ordinanze cautelari (81 in carcere, 1 ai domiciliari) per 101 imputazioni: traffico di droga, 99 episodi di spaccio tra gennaio e marzo 2018, 1 estorsione, 22 le persone già detenute. Tutti i reati aggravati dalla mafiosità per metodi usati e/o per aver agevolato la Società; erano 90 gli indagati iniziali, tra cui tre foggiani morti, di cui 2 ammazzati nel 2022, e 2 pentiti.

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