L'agguato in via Saragat
Foggia, omicidio Di Rienzo: fissato il processo al minorenne in comunità
Si terrà il 5 ottobre. Anche il Tribunale della libertà ha deciso che il ragazzo foggiano non può tornare libero
FOGGIA - Il pubblico ministero Rosario Plotino del Tribunale per i minorenni di Bari chiede il processo immediato fissato il 5 ottobre; intanto dopo il giudice per le indagini preliminari anche il Tribunale della libertà rigetta la richiesta difensiva di rimessione in libertà del ragazzo foggiano arrestato il 13 luglio e collocato in comunità perché accusato di concorso in porto illegale di una pistola e favoreggiamento: è sospettato di aver contribuito ad aiutare il coetaneo a far sparire l’arma con cui il pomeriggio del 27 novembre 2022 uccise in città Nicola Di Rienzo. Il difensore, l’avv. Ettore Censano, insiste per accelerare i tempi per fissare l’udienza per la trascrizione dell’intercettazione ambientale che accusa l’indagato, il quale però nega di aver mai pronunciato la frase incriminata sul fatto d’aver ricevuto anche lui la pistola usata per l’omicidio e di aver contribuito a buttarla in un tombino subito dopo il delitto.
Nicola Di Rienzo, 21 anni, fu ucciso con 5 colpi di pistola nei giardinetti di via Saragat da uno studente che all’epoca dei fatti aveva 17 anni e che nei mesi scorsi ha raggiunto la maggiore età: si costituì subito in Questura; confessò d’aver sparato al conoscente sostenendo che non voleva più rubare per conto e insieme alla vittima che avrebbe a quel punto preteso una sorta di risarcimento di 500 euro al mese; disse d’aver buttato nei giardinetti l’arma, da lui trovata casualmente in campagna mesi prima: è stato condannato in primo grado a 12 anni lo scorso 21 giugno per omicidio volontario e detenzione e porto illegale di una pistola marca Beretta calibro 7.65 mai ritrovata. Poliziotti e giudici non credono al movente fornito dal presunto omicida; ritengono che Di Rienzo sia stato ucciso per contrasti legati al mondo dei furti o forse a quello dello spaccio di droga; e sostengono che due amici dello studente lo aiutarono nell’immediatezza del delitto, ricevendo l’arma e disfacendosene in un tombino di via Mario Natola, strada vicina a quella teatro del delitto.
Questi due presunti favoreggiatori sono, a dire dell’accusa, Alessandro Scotece di 18 anni e un coetaneo che all’epoca dei fatti ne aveva 17 e ora maggiorenne, arrestati dalla squadra mobile lo scorso 13 luglio su ordinanze dei gip del Tribunali di Foggia e del Tribunale per i minori di Bari per concorso in porto illegale della pistola: sono indagati (a piede libero) anche per favoreggiamento “per aver aiutato il responsabile dell’omicidio a eludere le investigazioni, prelevando la pistola usata per il delitto e occultandola in luogo imprecisato”.
Nella ricostruzione accusatoria, Scotece era presente al momento del delitto, in cui però non ebbe alcun ruolo: prese la pistola dell’amico omicida e subito dopo insieme al minore pure arrestato con lui la buttò in un tombino. Ad accusare quest’ultimo è un’intercettazione ambientale del 4 aprile quando il ragazzo parlando con un conoscente avrebbe detto: “si è preso la pistola” (riferito a Scotece) “è venuto vicino a me, me l’ha data, io che ne sapevo che c… fosse successo”. Interrogato dal gip dopo l’arresto, l’indagato negò d’aver pronunciato quella frase: raccontò che subito dopo l’omicidio di cui non sa niente, si vide con Scotece che aveva un pacco che buttò in un tombino, e solo successivamente intuì che potesse contenere la pistola usata per ammazzare Di Rienzo; non ebbe quindi mai il possesso dell’arma né depistò le indagini, anzi a maggio scorso indicò ai poliziotti anche il tombino dove la pistola fu buttata, i pozzetti della zona di via Mario Natola furono svuotati ma l’arma non fu trovata. Il difensore del ragazzo aveva chiesto a gip prima e tribunale per la libertà dopo la rimessione in libertà dell’indagato: richieste rigettate perché c’è l’intercettazione che lo accusa. La difesa insiste perché la frase venga ascoltata e trascritta da un perito fonico, convinta che non sia stata mai pronunciata. Intanto il pm ha chiuso le indagini e chiesto e ottenuto dal gip il processo immediato per il presunto favoreggiatore, saltando quindi l’udienza preliminare.