IL CASO

Traffico di droga nel carcere di Foggia, detenuti utilizzati come «contenitori»

Redazione online (foto Maizzi)

La denuncia del Sindacato di Polizia penitenziaria: «Vessazioni e costrizioni sui reclusi deboli»

FOGGIA - Detenuti utilizzati come «contenitori» per il trasporto e lo spaccio di droga in carcere. Accade a Foggia dove il sistema degli ovuli contenenti stupefacenti ed ingeriti da un detenuto, proprio come accade con i «commessi della droga», è venuto fuori nell’istituto penitenziario. E' quanto rende noto alla stampa il Sindacato Polizia Penitenziaria che, attraverso il segretario generale Aldo Di Giacomo stigmatizza un «sistema con il predominio di clan e famiglie che controllano lo spaccio di droga fuori dal carcere» e che si «basa su detenuti più deboli che sono vittime dei capo clan e si prestano ad ogni tipo di comando e vessazione. Un sistema che – dice ancora il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria – rappresenta l’ennesimo caso del comando delle carceri ad opera della criminalità organizzata in tutti i traffici che oltre agli stupefacenti riguardano i telefonini con i quali impartire ordine fuori e persino le armi». Lo stesso Di Giacomo, stamane, davanti alla casa circondariale di Foggia, ha fatto il punto della situazione in conferenza stampa.

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