Criminalità
San Severo, mafia e droga: la Dda chiede 35 condanne per 290 anni
La requisitoria del pm, adesso parola al nutrito collegio difensivo. La sentenza del gup di Bari sarà emessa la prossima primavera
San Severo - La Dda chiede 35 condanne per circa 290 anni di carcere, con pene da 9 mesi a 21 anni di carcere, nel processo abbreviato «Ares» davanti al gup di Bari. Gli imputati, la maggior parte di San Severo, sono accusati a vario titolo di mafia e traffico di droga (riconducibili ai clan Nardino e La Piccirella-Testa); spaccio; estorsioni; tentato omicidio; gambizzazioni; armi, ricettazione e furto. Il blitz della Polizia del 6 giugno 2019 fu contrassegnato dall’emissione di 50 ordinanze cautelari (42 in carcere e 8 ai domiciliari) del fip del del Tribunale di Bari. I pm a febbraio chiesero il rinvio a giudizio di 43 imputati per 90 imputazioni, per fatti avvenuti tra 2015 e 2016; e il processo durante l’udienza preliminare si è diviso in 3 tronconi: abbreviato per 35 imputati davanti al gup Annachiara Mastrorilli che quando emetterà la sentenza nella prossima primavera si pronuncerà anche sulla richiesta di patteggiamento di 2 imputati; abbreviato ma davanti ad un altro gup per il presunto boss Severino Testa e Carmine Delli Calici; rinvio a giudizio del presunto capo clan sanseverese Vincenzo Giuseppe La Piccirella e del foggiano Giuseppe Spiritoso che saranno processati da ottobre dal Tribunale di Foggia; ci sono infine un sanseverese e un albanese per i quali la difesa chiede il proscioglimento con il gup che deve ancora pronunciarsi.
Il pm ha chiesto condanne (e parziali assoluzioni) per tutti i 35 imputati. La pena più alta, 21 anni, è stata chiesta per Franco Nardino , 57 anni, detto «Kojak» ritenuto al vertice dell’omonimo clan: è un nome storico della criminalità sanseverese, sin da quando era una costola della «Società foggiana», mentre dall’inchiesta Ares sarebbe emersa per la prima volta - dice la Dda - l’autonomia dei clan locali, sempre legati però alle batteria della «Società».
L’accusa poggia su intercettazioni e rivelazioni di pentiti. Secondo l’accusa negli ultimi anni a San Severo hanno comandato il gruppo Nardino e la batteria La Piccirella-Testa dopo un patto di non belligeranza, occupandosi di droga soprattutto e di estorsioni (soprattutto il secondo gruppo). Il clan Nardino si sarebbe rifornito di cocaina da Olanda, Germania e Napoli, cercando di avviare un canale con l’Albania per approvvigionarsi di marijuana; il clan La Piccirella-Testa avrebbe imposto agli spacciatori sanseveresi di rifornirsi dal gruppo o di versare una percentuale sui guadagni.