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Foggia, sanatoria solo per le badanti: tutto inutile nelle campagne

massimo levantaci

Il sindacato ai migranti: «Gli altri vi sfruttano in cambio di un po’ di visibilità, noi siamo qui e continueremo a lottare per i vostri diritti». Sott’accusa anche le ispezioni nelle aziende agricole. «Appena 339 nel 2019, ma in questo modo diventa facile farla franca»

La sanatoria dei lavoratori migranti in provincia di Foggia «non è servita a niente», la Cgil snocciola i dati ufficiali dell’ultima regolamentazione decisa dal governo per garantire nei campi la manodopera, dopo l’emergenza pandemica, ma non chiede di cancellarla. «Va anzi prolungata fino al 30 settembre, proviamo a vedere cosa succede per la vendemmia», suggerisce Antonio Gagliardi della Flai regionale. Lo stato maggiore della Cgil ha voluto ieri mattina mettere il dito nella piaga di quei «numeri imbarazzanti» recandosi nella terra di nessuno di borgo Mezzanone, sull’ormai famigerata ex pista dove ha sede il più grande assembramento abusivo di extracomunitaridel Sud, una cloaca a cielo aperto in cui si sopravvive nella sporcizia e nel pericolo in agguato (decine di bombole di gas vendute nei chioschi abusivi sotto il sole), scenario anche di scazzottate e di rese di conti come quella scoppiata sabato sera. Tra le baracche lamiera che stanno pian piano lasciando il posto alle casette in muratura, i sindacalisti della Cgil hanno voluto testimoniare ai migranti il loro livello di vicinanza per una situazione che non si aggiusta, nonostante le sanatorie, la legge anticaporalato e le ruspe dello Stato a demolire ogni tanto qualche caseggiato: «Noi siamo qui al vostro fianco - così il segretario regionale Pino Gesmudo - gli altri vi utilizzano per avere qualche titolo di giornale e far parlare di sè per un paio di giorni».

Un paesone grande quasi quanto la dirimpettaia Carapelle l’area dell’ex pista, oltre 2mila occupanti divisi rigorosamente per etnie: di qua senegalesi e gambiani, dall’altro lato ghanesi e i temibili nigeriani che si dice tengano le fila dei traffici più loschi e fanno vita a sè. Qui dentro ci sono abitanti sempre più arrabbiati, la sanatoria «non ci ha dato nessun aiuto», dicono. In Capitanata appena 797 lavoratori sono stati messi in regola finora dai datori di lavoro, ma parliamo all’80% di badanti o altri profili, nulla hanno a che vedere con le campagne. Così la misura prevista per i lavoratori agricoli è stata sfruttata da altri, appena il 10% utilizzata dai lavoratori dei campi. «Quella norma va cambiata - insiste Gesmundo - fin quando verrà concessa al datore di lavoro facoltà di chiedere la sanatoria per i propri lavoratori nessuno lo farà mai, evidentemente il caporalato fa comodo se si tiene in piedi anche un ghetto così. Va data a queste persone l’opportunità di mettersi in regola, parliamo di lavoratori poco stanziali che cambiano datore anche più volte in una settimana. Bisogna ristabilire le condizioni di civiltà provando a cambiare cosa non va».

Tra i lavoratori che ce l’hanno fatta non pochi sono coloro che hanno saldato il conto pagando di tasca propria la quota di registrazione (500 euro) di pertinenza invece dei agricoltori. Una misura facile facile da aggirare, fatta la legge si fa presto a girare lo sguardo dall’altra parte quando si parla di lavoro nero e sfruttamento nei campi.

La battaglia si combatte ancora ad armi impari se il segretario Cgil di Foggia denuncia la «vergogna» dei tavoli organizzati: «La rete del lavoro agricolo di qualità si riunisce poco e quando riesce a farlo viene boicottata dalle stesse organizzazioni agricole. I numeri rendono l’idea della volontà delle imprese a partecipare a questa operazione di democrazia e trasparenza: appena 225 le imprese foggiane che aderiscono in Puglia (su 970: ndr)».

La Cgil punta l’indice anche sugli organi ispettivi: «Sono sott’organico e non è facile tenere sotto controllo una provincia ampia come questa, ma stiamo parlando di appena 339 imprese agricole ispezionate nel 2019, appena il 2% la media in Puglia. Così è facile farla franca».

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