Extracomunitari
Foggia, Borgo Mezzanone da riqualificare, il prefetto: «Cerchiamo case per i migranti»
Da quando il rappresentante del Governo è arrivato (gennaio 2019), la problematica ha conosciuto un’autentica escalation dopo i sedici braccianti uccisi in due incidenti stradali (4 e 6 agosto 2018)
FOGGIA - Si fa presto a dire: «Chiudere borgo Mezzanone, basta con questa vergogna», dopo l’ultimo ragazzo morto per l’incendio accidentale di una baracca che ne ha mandato in fumo un’altra decina. E dove pensano lorsignori di mandare poi i migranti? Gli interrogativi girano tutti intorno a una risposta che ancora non c’è, se è per questo vorrebbero saperlo anche gli stessi migranti dove pensa lo Stato di ricollocarli per una più dignitosa e civile esistenza ora che sono finalmente considerati «utili ed essenziali» per mandare avanti il lavoro nei campi. «Mi creda, non c’è giorno che in questi uffici non si pensi a borgo Mezzanone», sospira il prefetto di Foggia, Raffaele Grassi.
Da quando l’ex questore di Reggio Calabria è arrivato (gennaio 2019), la problematica ha conosciuto un’autentica escalation dopo i sedici braccianti uccisi in due incidenti stradali (4 e 6 agosto 2018), la pietra miliare del problema diventato improvvisamente gigantesco. «Stiamo andando avanti per gradi - dice il prefetto - in attesa di poter trovare una soluzione abitativa degna per queste persone. Il distaccamento dei Vigili del Fuoco a borgo Mezzanone è stata una mia iniziativa, ha idea cosa accadrebbe se ogni volta che divampano le fiamme i pompieri dovessero arrivare da Foggia?».
Eppure una soluzione definitiva per l’ex pista ci sarebbe, tutti guardano ai 3,5 milioni di euro stanziati dal governo per la bonifica dell’area. Bonifica, ma poi? «Andrà decisa una riqualificazione dell’area, nel frattempo bisognerà bonificarla, raccogliere e smaltire i rifiuti speciali che verranno lasciati dopo lo sgombero. Il progetto è in fase di definizione, ci sarà la gara tra qualche mese. Speriamo in tempi celeri, avremo giovedì un aggiornamento con Invitalia».
Nel frattempo il prefetto ha chiesto aiuto ai sindaci e alla Regione per l’individuazione di «forme alternative» ai ghetti per dare ospitalità ai migranti.
«Ai sindaci ho chiesto di valutare forme d’integrazione nelle loro comunità, ci sono tantissime case disabitate nei comuni che potrebbero essere messe a disposizione delle famiglie. Hanno risposto, al momento, i sindaci di Orsara per l’area rurale di Giardinetto e di Carpino, anche San Severo e Manfredonia hanno proposto soluzioni in tal senso. La Regione, come al solito al nostro fianco, sta valutando la fattibilità dei progetti e i capitoli di finanziamento più indicati».
Ma la questione è gigantesca, complessa, straordinaria forse perchè ignorata quasi del tutto dal territorio da quando il bubbone dei migranti ha cominciato a gonfiarsi in Capitanata, oltre vent’anni fa. Bisogna trovare una soluzione definitiva per l’ex pista, mentre tutt’intorno gli insediamenti di disperati trovano una qualche forma di legittimazione: qualche anno fa la procura metteva i sigilli all’ex ghetto di Rignano, oggi su quella stessa area ci sono 107 moduli abitativi e l’area ha preso il nome di Torretta Antonacci, il secondo arcipelago più popoloso dopo la bidonville di Mezzanone con oltre mille “residenti” quasi tutti africani. «Abbiamo mandato i medici a visitare i lavoratori e le loro famiglie negli otto accampamenti censiti sparsi nella provincia, abbiamo assicurato loro anche la fornitura di acqua potabile. Si sta procedendo per gradi, non abbiamo la bacchetta magica».
Su Mezzanone è in atto una doppia operazione: tenere in piedi il Cara (centro richiedenti asilo) «per salvare il posto di lavoro ai dipendenti della società che gestisce quel centro», sebbene gli ultimi 18 richiedenti asilo siano stati trasferiti un mese fa. «Il Cara non chiuderà, lo faremo ristrutturare, mentre ai lavoratori sono stati riconosciuti gli ammortizzatori sociali. Il nuovo Cara - annuncia il prefetto - potrà ospitare fino a 130 richiedenti asilo, stiamo studiando anche la possibilità di aprire una foresteria a borgo Mezzanone come pure a Torretta Antonacci, strumenti di contrasto al caporalato».
Gli abbattimenti delle baracche sull’ex pista comunque «proseguiranno», promette Grassi: «Mentre stavamo progettando tutto questo è arrivata l’emergenza sanitaria e ci siamo dovuti fermare. Finora siamo intervenuti su 7 ettari nell’area di Mezzanone in cinque distinti interventi. Ricordo che le baracche si estendono su un’area di tredici ettari, c’è ancora molto da fare, c’è un’inchiesta penale in corso». Si chiama “Legalità e umanità”, concetti però oggi agli antipodi in quei luoghi.