Progetti interregionali

L'acqua del Molise può arrivare in Puglia: a Foggia tavolo tecnico

Massimo Levantaci

Sarà un progetto di utilità comune, nella diga di Occhito si verseranno 50 milioni di metri cubi in più per l’agricoltura

Trasferire l’acqua dal Molise alla Puglia, progetto affascinante ritenuto finora irrealizzabile, ipotetico, roba da sognatori. Ora però qualcosa potrebbe cambiare. Mercoledì si riunisce a Foggia, nel salone grande del Consorzio di bonifica della Capitanata, il primo tavolo tecnico tra le due regioni. Saranno presenti i delegati designati da Puglia e Molise (la Puglia non lo ha ancora ufficializzato), i vertici dell’ente di bonifica e il commissario dei due consorzi molisani, ingegner Napoli. Si entra nel vivo della discussione, con i progetti alla mano e soprattutto previo ampio mandato politico. La condotta da costruire è di appena dieci chilometri, dalla diga del Liscione all’impianto di potabilizzazione di Finocchito, a due passi dalla diga di Occhito, proprio sul confine. Il collegamento avrebbe ricadute immediate sulle capacità di Aqp che erogherebbe l’acqua “molisana” nei rubinetti dei foggiani, ma anche per le campagne a Sud della regione frontaliera, storicamente prive di infrastrutture adeguate per l’irrigazione nonostante siano situati nel mezzo di due dighe. I benefici per la Capitanata sarebbero soprattutto per l’agricoltura: lasciando in diga i 50 milioni di metri cubi che oggi Aqp preleva da Occhito per rifornire la popolazione, le campagne avrebbero tutti gli anni a disposizione una dotazione maggiore, così da far fronte alle periodiche crisi idriche come quella che stiamo vivendo quest’anno. Ricordiamo che la diga di Occhito oggi è mezza vuota, 126 milioni di metri cubi su una capienza di 250, il chè significa una disponibilità di appena 50-60 milioni di metri cubi per l’agricoltura dal momento che l’altra quota va garantita per il potabile.

«Finalmente le due regioni potranno adesso cominciare a dialogare su un progetto di utilità comune», anticipa alla Gazzetta il presidente del Consorzio, Giuseppe De Filippo. «La Regione segue da vicino le operazioni, il presidente Emiliano - ragguaglia De Filippo - ha reso possibile il confronto sul piano istituzionale con la regione Molise e aperto un canale con Acquedotto pugliese». Il progetto è su più vasta scala, un’interconnessione degli acquedotti Fortore e Ofanto-Locone (ne riferiamo a parte). La vera svolta è però con il Molise. La condotta fra il Liscione e Finocchito sarebbe dovuta nascere vent’anni fa, in uno dei primi schemi di «federalismo dell’acqua» tra le due regioni mai decollato nonostante ci furono mesi di incontri tra i presidenti regionali e gli assessori ai Lavori pubblici dell’epoca. Prevalse l’incomunicabilità tra le due regioni, l’egoismo dei territori, qualche colpevole disattenzione anche da parte pugliese. Mentre 200 milioni di metri cubi, inutilizzabili dall’agricoltura del basso Molise privo di infrastrutture, finivano e finiscono tuttora ogni anno in mare. La provincia di Foggia per recuperare quei 50 milioni di metri cubi ha rincorso in questi anni la suggestione della quarta diga, ma l’invaso di Piano dei limiti (progetto del 1992) ha perso pure i finanziamenti, 118 milioni, erogati dal governo nel 2002 con il Piano idrico-irriguo.

«L’idea è molto semplice e complessa nel suo insieme - spiega De Filippo - abbiamo trovato nell’ingegner Napoli, commissario dei consorzi molisani, un tecnico preparato e competente. Alla condotta in realtà attingerebbe l’Acquedotto pugliese, arriverebbero dal Liscione i 50 milioni di metri cubi per il potabile oggi prelevati dalla diga di Occhito. Per fare questo bastano due tubi di 400 millimetri ciascuno e un investimento di 10 milioni di euro. In questo contesto il Molise potrebbe finalmente spendere i 160 milioni della legge Obiettivo per l’allargamento dello schema irriguo lungo l’alveo del torrente Saccione. Il Molise - aggiunge De Filippo - grazie a questa interconnessione potrà sollevare l’acqua e rendere possibile l’erogazione irrigua anche ai terreni dell’area meridionale. Ma ci sarebbe comunque un problema: gli agricoltori oggi pagano l’acqua in quelle zone 7 centesimi a metro cubo, ma con le opere idrauliche il costo salirebbe di 22 centesimi e sarebbe insostenibile. Ecco dunque il senso dello scambio: il ristorno in “natura” permetterebbe al Molise di erogare l’acqua ai suoi agricoltori a prezzo competitivo e dunque non incorrere nelle mire della Corte dei conti che contesterebbe la spesa di 160 milioni, motivo per il quale quella somma non è stata ancora spesa».

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