«Inpulsa»

Cagnano Varano, smantellata piazza di spaccio: 9 arresti

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Il gruppo criminale operava nei comuni di Carpino, Ischitella e Rodi Garganico

FOGGIA - All'alba di oggi i Carabinieri della Compagnia di Vico del Gargano, coadiuvati dal personale dello Squadrone eliportato «Cacciatori Puglia» e dal Nucleo cinofili di Modugno, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Foggia, nei confronti di 9 cagnanesi, 7 sottoposti a arresti domiciliari e 2 ad obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria, per aver organizzato una «piazza di spaccio» mediante la quale detenevano e cedevano considerevoli quantitativi di dosi di hashish e marijuana.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Laura SImeone, sono state originate dall’esplosione di un ordigno a settembre 2018 a Cagnano Varano nei pressi dell’abitazione di un cittadino.

L’attività info-investigativa ha consentito di accertare l’esistenza di una rete di cagnanesi dediti alla detenzione e cessione di stupefacenti, in particolare di hashish e marijuana, nell’ambito della quale per assicurarne la funzionalità e la redditività, venivano commessi anche i reati di rapina, estorsione, ricettazione ed il tentativo ben organizzato di impossessarsi del denaro custodito in un postamat, non riuscito, poiché i soggetti
venivano dissuasi dalla presenza dei carabinieri.

L'USO DELLE ARMI - Gli spacciatori, spregiudicati, avevano avere la disponibilità di armi ed esplosivi, riuscivano in breve tempo ad imporsi nella piazza di spaccio del paese assicurandosi un ampio carnet di acquirenti dei centri limitrofi, così da avere la certezza di poter cedere tutto lo stupefacente disponibile e quindi reinvestire gli introiti nell’acquisto di sempre maggiori quantità di stupefacente.
Durante le indagini, le perquisizioni effettuate hanno consentito di rinvenire e sequestrare: oltre un chilogrammo di marijuana, hashish, cocaina, un ordigno artigianale con miccia, 6 grossi petardi, polvere esplosiva, munizioni di vario calibro per armi corte e lunghe, una pistola semiautomatica cal.9 clandestina, due caricatori per pistola 7.65, 2 caricatori per pistola cal.9, un fucile cal.12 doppietta con matricola abrasa, una canna da fucile cal.12, bilancini di precisione e materiale per il confezionamento dello stupefacente.

LE INDAGINI - Dall’evoluzione delle indagini si accertava che il ruolo di fornitori era svolto dai fratelli Tarantino, che ponevano anche in essere delle estorsioni, con estrema violenza, nei confronti degli acquirenti che non pagavano tempestivamente lo stupefacente, rivolgendosi in un caso al padre di uno dei debitori.

Gli indagati hanno agito dimostrando una profonda conoscenza del contesto criminale, le modalità di organizzazione dei reati e con la consapevolezza di essere tenuti per la loro pericolosità, agendo senza timore di conseguenze, inoltre sapevano sempre a chi rivolgersi per acquistare lo stupefacente, minacciavano chi si opponeva alle loro richieste, anche se di minore età.

Nel contesto investigativo, come accennato, emergono particolarmente, i fratelli Tarantino Michele Giuseppe e Tarantino Sebastiano Pio (figli di Tarantino Giovanni, ucciso il 25 marzo 2002 nel corso di una faida garganica).

Gli indagati sono stati sottoposti ai seguenti provvedimenti:

ARRESTI DOMICILIARI - Bocale Matteo Pio; D’Augello Donato Antonio; Curatolo Francesco; Tarantino Michele Giuseppe; Tarantimo Sebastiano Pio; Fini Sergio; Bocale Roberto.

OBBLIGO DI PRESENTAZIONE ALLA PG - D’Apolito Gianluca; Di Maggio Antonio.

IL PROCURATORE VACCARO - «Non esitavano a ricorrere anche all’uso delle armi» e «imponevano attraverso atteggiamenti estorsivi e violenti il pagamento di debiti di droga. Tra gli acquirenti anche minorenni, uno dei quali minacciato con un un’arma per saldare il conto di una cessione». Lo ha detto in videoconferenza il procuratore capo di Foggia Ludovico Vaccaro parlando del gruppo dedito allo spaccio sul Gargano smantellato questa mattina all’alba dai carabinieri con sette arresti.

Stando alle indagini, l’atteggiamento violento era assunto in particolar modo dai fratelli Michele Giuseppe e Sebastiano Pio Tarantino, figli di Giovanni, ucciso nella faida del Gargano nel 2002. In una circostanza i due avrebbero costretto con la forza il padre di un debitore a consegnare loro la somma di 600 euro dovuta dal figlio per la cessione di droga, minacciandolo di morte con una spranga di ferro. In un’altra occasione hanno anche picchiato ripetutamente una vittima per impossessarsi del suo telefono cellulare.

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