Il giallo

Foggia, la bicicletta «sparita» poco dopo l’attentato

redazione online

Nuovi indizi contro l’albanese Rameta, il presunto bombarolo

FOGGIA - hi ha rubato la bicicletta del bombarolo con cui era arrivato in via Vincenzo Acquaviva per piazzare all’alba del 16 gennaio la bomba davanti al centro sociale per anziani «Il sorriso di Stefano»? Forse uno zio di cui sospettava l’indagato? La «sparizione» della bicicletta del presunto dinamitardo è qualcosa più di una curiosità, rivestendo anche valenza indiziaria nell’inchiesta coordinata da Dda e Procura Foggia e condotta dagli agenti della sezione criminalità organizzata della squadra mobile e colleghi dello «Sco» sfociata il 15 aprile nel fermo di Erjon Rameta , 31 anni, detto Antonio, albanese di Durazzo da anni residente a Foggia.

Il giovane, che nell’interrogatorio di convalida si è avvalso della facoltà di non rispondere al gip, è accusato di porto e detenzione di esplosivo e danneggiamenti aggravati dal metodo mafioso: è infatti ritenuto l’esecutore materiale degli attentati dinamitardi della notte sul 12 novembre al pub-friggitoria «Poseidon» di via Ciancarella; e del 16 gennaio a «Il sorriso di Stefano». Le indagini vanno avanti per individuare il movente degli avvertimenti e i mandanti: una delle piste vagliate è quella del racket delle estorsioni.

L’elemento principale d’accusa contro Rameta è rappresentato dai filmati - una cinquantina, ore e ore di video e fotogrammi quelli visionati da poliziotti e pm - registrati in occasione dei due attentati. Gli investigatori hanno ricostruito le strade percorse per arrivare in via Ciancarella prima e via Vincenzo Acquaviva dopo; e quelle di fuga, sino a trovare video che mostravano sia il bombarolo a volto scoperto sia il tatuaggio di una corona sulla mano sinistra tra pollice e indice, che sarebbe uguale a quello che ha Rameta.

In particolare per il primo attentato dell’alba del 16 gennaio al centro sociale «Il sorriso di Stefano» della coop sociale «Sanità più» (bombardato di nuovo il pomeriggio del primo aprile da una persona non ancora individuata e che pure è arrivata sul posto incappucciata e a bordo di una bicicletta), le immagini hanno immortalato il dinamitardo posizionare l’ordigno e andar via in bicicletta, dirigendosi verso via Vittime Civili, abbandonare la bicicletta in via Meridiana, sino ad arrivare poi in zona di viale Michelangelo, dove peraltro risiede un albanese il cui nome sarebbe uno degli alias di Rameta.

Intercettato a fine gennaio in una conversazione con un familiare, Rameta disse d’aver incontrato uno zio al quale aveva contestato di aver venduto la sua bicicletta (forse per giocarsi il ricavato alle slot-machine), con il parente che però aveva smentito, negando di averla trovata la bici. «Sulla scorta delle immagini acquisite dai diversi sistemi di videosorveglianza» scrivono i pm Rosa Pensa e Carmela Bruna Manganelli nel decreto di fermo «la bomba posta all’alba del 16 gennaio davanti alla struttura sanitaria “il sorriso di Stefano” è stata collocata poco prima da Rameta, giunto sul posto a bordo di una bicicletta che, sempre dalla visione dei filmati acquisiti, ha poi lasciato in via Meridiana, dove probabilmente uno zio la doveva recuperare».

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